A parlare sono i cosiddetti “precari storici” della scuola, di quelli che hanno scarpinato in così tanto tempo, come loro stessi affermano, e che hanno sempre voluto credere che qualcuno potesse realmente metterli al centro della rinascita dell’Istruzione in Italia, loro che hanno praticamente tenuto aperti gli edifici scolastici, che hanno supplito con cadenza annuale, al 31 agosto tanto per intenderci, o al termine delle attività didattiche, e quindi al 30 giugno, “Adesso che cosa facciamo? Chi ci considera per un lavoro? Che facciamo, si vuole che andiamo a rubare?”
di Antonio Baldari
Sono in difficoltà, in grande difficoltà e, soprattutto, sono molto delusi dalle politiche di governo, di ogni colore, sponda e fronte, “che non ci hanno mai considerati per tutto quello che abbiamo fatto in dieci, quindici, anche vent’anni di docenza nelle scuole della provincia, oggi area metropolitana, di Reggio Calabria, e nessuno che ci abbia mai presi per davvero in considerazione volendo valorizzare il nostro lavoro, sindacati compresi, anche loro per la loro parte!”.
A parlare sono i cosiddetti “precari storici” della scuola, di quelli che hanno scarpinato in così tanto tempo, come loro stessi affermano, e che hanno sempre voluto credere che qualcuno potesse realmente metterli al centro della rinascita dell’Istruzione in Italia, loro che hanno praticamente tenuto aperti gli edifici scolastici, che hanno supplito con cadenza annuale, al 31 agosto tanto per intenderci, o al termine delle attività didattiche, e quindi al 30 giugno, “Abbiamo voluto crederci perché è davvero vergognoso che non si tenga conto di quello che l’Europa va dicendo da dieci anni – essi riprendono – e cioè che chi ha compiuto trentasei mesi di lavoro, anche non continuativi, deve essere stabilizzato nella Pubblica Amministrazione, non solo nella Scuola, quindi, siccome in Italia si fa sempre tutto a convenienza, e allora quando conviene siamo europeisti di primo pelo quando non conviene facciamo spallucce e finta di non saperne, come nel nostro caso, una vera e propria vergogna nazionale!”. Tre giorni fa è sceso in Calabria Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, come è stato deciso di appellare il dicastero di viale Trastevere, che, come abbiamo documentato nel Nostro Giornale, ha reso visita alle scuole in quel di San Luca, Platì e Bovalino che vivono in una situazione non proprio ottimale per svariate ragioni, e nelle quali ha invitato tutti, dirigenti, docenti, maestre e alunni, a riscoprire l’orgoglio di appartenere alla Magna Grecia, a questa civiltà millenaria che è all’origine della cultura in Occidente, “Ma, vede, sono le classiche frasi fatte che non cambiano affatto le cose, che, invece, cambiano quando tu porti lavoro, occupazione – sostengono i precari della scuola – noi sapevamo che il signor, ex, ministro perché per noi tale è non lavorando dopo tanti anni, sarebbe stato qui ma lo abbiamo volutamente evitato, che ci andavamo a fare lì, a vedere la passerella?”.
E poi ancora, “Non ci siamo andati perché, intanto, di quale merito parliamo? Questo avremmo voluto chiedere, il merito è nostro che ci siamo dedicati in tutti questi anni alla crescita dei nostri ragazzi, o di chi ha un titolo in mano e non ha neanche un solo giorno di scuola? Che scuola vogliono per il futuro? È ovvio che ci debba essere la formazione, ci mancherebbe pure, ma quanti corsi di aggiornamento abbiamo fatto in tutti questi anni? E poi, non si capisce perché dobbiamo essere buttati fuori, senza tenere minimamente conto di ciò che abbiamo fatto, peraltro, al signor, ex, ministro, vorremmo sommessamente chiedere se apre la locanda al MiM oppure se andiamo a mangiare a casa sua!”.
E già, perché qui parliamo di padri e madri di famiglia ma anche di persone che non hanno una famiglia propria che però hanno sempre tra i 50 ed i 60 anni che, ovunque, è un limite penalizzante al massimo, se poi sei in Calabria ancora peggio, “Sì perché adesso che cosa facciamo? Chi ci considera per un lavoro? Che facciamo, si vuole che andiamo a rubare?”.
Un ultimo interrogativo lo poniamo noi: non crede, signor ministro Valditara, di avere un po’, non tutte, di colpe per non ottemperare a tale, tristissima, realtà posto che, come reca l’articolo 3 della Costituzione italiana vigente, “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”?