foto fonte icalabresi.it
Cosenza, il cedro è il sacro frutto che lega l’ebraismo alla terra di Calabria per la “festa delle Capanne” L’evento più importante per il calendario ebraico quest’anno ricorre tra venerdì 29 settembre prossimo venturo e sabato 7 ottobre, e lega la religione alla terra calabrese, in particolare tra i territori di Tortora e Paola, nel Cosentino – ed ancora più specificamente Santa Maria del Cedro, in piena “Riviera dei Cedri” – le comunità ebraiche ed i rabbini tornano ben volentieri per la raccolta di questo vero e proprio “gioiello verde”, veicolo di cultura attraente il “turismo ebraico” ed eccellenza, di fatto, della gastronomia internazionale assolutamente in grado di mostrare una fra le tante e numerose caratteristiche peculiari calabresi, uniche e universali.
di Antonio Baldari
È la festa del “Sukkot”, in ebraico, ed è meglio conosciuta come la “Festa delle Capanne” o dei “Tabernacoli”, la festa più importante per il calendario ebraico che, quest’anno, ricorre tra venerdì 29 settembre prossimo venturo a sabato 7 ottobre, ed è una festa che lega l’ebraismo alla terra di Calabria, in particolare tra i territori di Tortora e Paola, nel Cosentino – ed ancora più specificamente Santa Maria del Cedro, in piena “Riviera dei Cedri” – il cui elemento catalizzatore è un frutto: il cedro.
Che richiama un numero piuttosto consistente di rappresentanti della Comunità ebraica, proprio per la celebrazione di questo rito secolare con le cedriere piuttosto abbondanti e cariche di cedri, che generano la più grande curiosità, selezionando i migliori cedri Dop calabresi, rigorosamente in ginocchio per essere poi portati immacolati nelle sinagoghe, in special modo quelli più belli ed a forma di cuore; e questo perché, nel contesto più ampio della cultura ebraica, il cedro non è solo un frutto ma anche e soprattutto un prezioso simbolo che riconduce direttamente a Dio.
Nello specifico, si ha riguardo alla parola che l’Onnipotente rivolse a Mosè dicendogli: “Prenderete i frutti dell’albero più bello, dei rami di palma e dell’albero più frondoso, dei salici del torrente e vi rallegrerete dinnanzi al Signore Dio Vostro”; tale è il riferimento biblico al cedro di cui però, più in generale, non si spiegherebbe l’attinenza con questa regione, chiedendo effettivamente il perché: ma che c’entra la Calabria con l’ebraismo e la “Festa delle Capanne?”.
Il legame c’è ed è piuttosto forte posto che, intanto, la pianta del cedro è antichissima, conosciuta già al tempo degli Egiziani e che si è successivamente sparsa in tutto il mondo, legandosi in special modo alle tradizioni ebraiche; ed invero, furono giustappunto gli Ebrei a diffonderne la coltivazione, in primis nella terra di Palestina e poi in tutte le altre regioni dove emigrarono, con lo scopo di sfuggire alle deportazioni.
Da tutto ciò si arriva alla Grecia, e siamo nel VI secolo a. C., passando in Turchia, in Albania e a Corfù, e in Italia? Nel Belpaese fece la sua apparizione due o trecento anni prima di Cristo ad opera di Ebrei ellenizzati che seguirono gli Achei, fondatori delle colonie agricole di Metaponto, Sibari e Crotone dove, a favorire la coltivazione del cedro (qui comprendendo anche gli anzidetti territori del Cosentino, ndr), è il microclima oltreché le tecniche colturali che sono tipiche dell’area.
Epilogando, si sottolinea come le comunità ebraiche ed i rabbini tornino ben volentieri in Calabria per la raccolta di questo vero e proprio “gioiello verde”, veicolo di cultura attraente il turismo ebraico oltreché eccellenza, di fatto, della gastronomia internazionale assolutamente in grado di mostrare una fra le tante e numerose caratteristiche peculiari calabresi, uniche e universali.