RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Gentile Redazione,
qualche settimana fa sulle pagine del portale web dell’Associazione Ferrovie in Calabria, ci siamo soffermati su alcune considerazioni relative al decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi, con il quale si tenterà di dare una spinta alla disastrata economia nazionale, attraverso la riapertura dei cantieri di numerose infrastrutture viare. Purtroppo, ancora una volta, il Sud (ed in particolare la Calabria) rimane quasi completamente escluso dai grandi investimenti: nel complesso sono 4.859 milioni di € stanziati tra lo Sblocca Italia e la legge di Stabilità, di cui 4.799 sono destinati alle opere del Nord Italia, e soltano 60 al Sud, che permetteranno soltanto una “velocizzazione” dell’apertura dei cantieri per il rinnovo della ferrovia Messina – Catania – Palermo, per la costruzione dell’Alta Velocità/Alta Capacità Napoli – Bari ed ulteriori interventi sulla A3 Salerno – Reggio Calabria.
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Abbiamo anche sottolineato quali siano i rischi che si corrono in Calabria, perdendo l’occasione di usufruire del decreto “Sblocca Italia”, a causa della totale inoperatività della politica regionale (capace magari di lamentare solo il fatto che il Governo sia nordcentrico), specie per quanto riguarda l’importante ferrovia Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale. La linea, tra il 2005 ed il 2008, è stata infatti rinnovata solo per metà tra Catanzaro Lido e Settingiano (con una spesa di 199 milioni di Euro), senza dimenticare un finanziamento di 80 milioni di Euro, stanziato nel 2012 dal Governo Monti, oggi “sospeso”, e destinato all’elettrificazione della tratta. Elettrificazione che molto probabilmente non si farà, visto e considerato che il tracciato originario ancora oggi in esercizio tra Settingiano e Lamezia Terme Centrale, andrebbe pesantemente adeguato (specie nella sagoma delle gallerie) e messo in sicurezza nelle forti criticità idrogeologiche che insistono sulla tratta ferroviaria. Inoltre, sarebbe improponibile elettrificare una ferrovia che nel suo percorso conta anche un ponte provvisorio, che obbliga i treni ad un rallentamento a 30 km/h.
Ma nella nostra Regione, per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie, non è solo la Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale ad attendere ormai da tempo immemore, un rinnovamento che sembra non volere arrivare mai…nonostante negli scorsi anni siano stati presenti nei governi nazionali, importanti esponenti della politica calabrese ricoprenti anche cariche di notevole importanza.
Emblematico è il caso della ferrovia Jonica: da quanti decenni si parla di elettrificazione di quella che era considerata fino a poco tempo fa, una delle principali direttrici di traffico italiane? Probabilmente le prime discussioni e “studi di fattibilità”, risalgono alla seconda metà degli anni ’70: già nel 1986 si discuteva invece di raddoppio ed elettrificazione sulla tratta Reggio Calabria Centrale – Melito di Porto Salvo, in modo tale da incentivare gli spostamenti nell’area metropolitana del versante calabrese dello Stretto. Addirittura le storiche planimetrie delle Officine Grandi Riparazioni di Saline Joniche, che avviavano la propria attività proprio nel 1986, ed in particolare le mappe relative al raccordo di collegamento tra le Officine e la ferrovia Reggio Calabria – Metaponto, riportavano in tratteggio il previsto binario di raddoppio sulla linea Jonica, di fianco a quello già esistente. Si è dovuto attendere per 20 anni, per veder arrivare un treno in trazione elettrica a Melito di Porto Salvo, nel settembre del 2006…
Nel 1989 veniva invece attivata l’elettrificazione della Taranto – Sibari, in modo da permettere il transito diretto in trazione elettrica tra lo Jonio ed il Tirreno, specie per i treni merci da/per il Porto di Gioia Tauro e destinati alla linea Adriatica. Nel tratto compreso tra Sibari e Melito di Porto Salvo, sulle proposte e promesse non ci si è di certo risparmiati. Peccato che sia le proposte che le promesse, siano rimaste tali. A metà anni ’90 era stato fortemente preso in considerazione il progetto di elettrificazione della tratta Crotone – Sibari, con costruzione di una bretella Thurio (linea Jonica) – Cassano allo Jonio (linea Sibari – Cosenza – Paola), in modo da evitare l’inversione del locomotore a Sibari, potenziando le composizioni e velocizzando i
treni a lunga percorrenza da Crotone verso il Centro/Nord Italia, che all’epoca stavano conoscendo un forte incremento dell’utenza.
Ovviamente nulla di fatto, anzi: oggi Crotone è una stazione quasi fantasma, ridotta a soli tre binari di incrocio, e “per miracolo” è quotidianamente servita dal misero InterCity Reggio Calabria Centrale – Taranto, unico collegamento a lunga percorrenza sulla fascia Jonica, che non raramente viene effettuato con un’altrettanto misera automotrice diesel ALn668.
Non è mancato, in tempi più recenti, addirittura il progetto di raccordare la ferrovia Jonica al porto di Corigliano (!!), da considerare “complementare” a quello di Gioia Tauro, dal quale, per altro, da anni non si riesce più a far partire neanche un treno merci intermodale.
Sulla Jonica Sud, invece, i cittadini hanno imparato a conoscere la definizione di “raddoppio a macchia di leopardo”. Cavallo di battaglia di chissà quante campagne elettorali, dalla fine degli anni ’90 si discute sulla possibilità di raddoppiare il binario tra Melito di Porto Salvo e Catanzaro Lido dove territorialmente possibile, e nello specifico nell’area della locride, interessata da un potenziale bacino d’utenza pendolare che potrebbe essere ben maggiore di quello odierno. Altro che raddoppio: oggi la locride sta gradualmente perdendo alcune stazioni, in corso di trasformazione in fermate (previa soppressione dei binari d’incrocio), riducendo così ancor di più la capacità infrastrutturale della ferrovia Jonica.
Ma le sorti della Jonica non possono non essere legate a quelle della ferrovia Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale, che come anticipato, da tempi altrettanti immemori, attende il prolungamento verso l’aeroporto internazionale, in modo da collegare degnamente il capoluogo di Regione con il resto d’Italia e del mondo.
L’intero versante Jonico calabrese ormai da un decennio è quindi in caduta libera: il crollo delle nascite e la nuova emigrazione, sta provocando un pesante spopolamento dei centri urbani di ogni dimensione. Sembra scontato ribadire che la mancanza di infrastrutture moderne ed il contemporaneo taglio dei servizi sulla rete ferroviaria esistente, non può che portare a questi tragici scenari. Anche il turismo, ormai, snobba sempre di più la Calabria jonica, considerata come difficilmente raggiungibile e soprattutto poco attrattiva come per chi volesse spostarsi lungo tutta la regione con mezzi pubblici.
Spopolamento, crollo delle nascite, crollo dell’economia: la mancanza di una ferrovia funzionale ed “interattiva” con il resto del territorio, è una delle principali cause di tutto ciò.
Non va meglio nell’entroterra calabrese: sorvolando su quanto avvenuto a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, con la soppressione di vari tronchi delle Ferrovie Calabro Lucane che oggi avrebbero garantito una notevole attrattività turistica al nostro territorio, la forte crisi finanziaria che ha colpito le Ferrovie della Calabria negli ultimi anni, ha riportato lo spettro (si spera in via di scongiuramento) della chiusura di altre bellissime ed utili linee a scartamento ridotto calabresi. Nell’inverno 2009-2010, la principale via di comunicazione tra Catanzaro, la Valle del Savuto e Cosenza, cadeva sotto i colpi delle frane nella sua parte centrale, tra Soveria Mannelli e Rogliano, lasciando isolati numerosi comuni come Bianchi, Carpanzano, Scigliano. Solo lo scorso anno è stato riprolungato il servizio da Rogliano a Marzi.
Risultato del “taglio” della Catanzaro – Cosenza? Ancora spopolamento ed impoverimento dei comuni rimasti senza ferrovia. La volontà di ripristinare l’intero tracciato, anche con la costruzione di varianti, di certo non manca. Il progetto è quello di connettere più rapidamente le aree urbane ed i poli universitari di Catanzaro e Cosenza, integrando i due costruendi sistemi metropolitani (il Pendolo a Catanzaro e la tanto discussa “metroleggera” a Cosenza) attraverso un servizio veloce su rotaia che andrebbe in parte a sostituirsi ai bus che oggi collegano i due importanti centri calabresi. Ma quello che manca, ovviamente, sono i fondi. A
proposito di metropolitana di Cosenza: dopo che anche il terzo bando per l’affidamento dei lavori di costruzione è andato deserto, i 160 milioni di Euro destinati a questa opera (che a nostro parere poteva essere concepita diversamente, rendendola più funzionale e dai costi maggiormente contenuti), rischiano definitivamente di essere persi. Unico esempio, assieme agli 80 milioni di Euro destinati alla fantomatica elettrificazione della Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale, di fondi stanziati a favore del trasporto pubblico locale calabrese negli scorsi anni: non solo siamo incapaci di attrarre nuovi investimenti pubblici, ma riusciamo anche a perdere quel poco che ogni tanto, con mille sforzi, ci viene concesso.
Altra grave perdita recente in casa Ferrovie della Calabria, è stata la frequentatissima linea Gioia Tauro – Cinquefrondi, sospesa all’esercizio nel 2011: unica nota positiva, il ripristino in corso dell’altra linea taurense, nel tratto Gioia Tauro – Palmi.
Ma anche altre piccole mancanze fanno sì che la mobilità pubblica in Calabria sia sempre più rarefatta e di difficile fruibilità: basti citare il porto di Reggio Calabria, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Reggio Calabria Santa Caterina, ma impossibile da raggiungere a causa di un muro che separa le due infrastrutture, o il mai realizzato (ma sempre auspicato) ingresso dei binari a scartamento ridotto a 950 mm di Ferrovie della Calabria nella stazione RFI di Catanzaro Lido, che avrebbe consentito una notevole semplificazione dell’interscambio tra i servizi di Trenitalia da/per Lamezia Terme Centrale, Roccella Jonica/Reggio Calabria e Crotone/Sibari, con quelli di Ferrovie della Calabria da/per Catanzaro Città.
Curioso poi che il Decreto Sblocca Italia non possa prevedere, per esempio, anche l’acquisto di nuovo materiale rotabile ferroviario per quelle regioni maggiormente disagiate ed in forte crisi finanziaria. Oggi la Regione Calabria difficilmente potrà permettersi l’acquisto di decine di nuovi treni diesel per il servizio sulla ferrovia Jonica. Quando verranno fermate anche le più recenti automotrici ALn663, da pochi mesi giunte in Calabria per sostiture gradualmente le anziane “littorine” ALn668 serie 1000, con quali treni verrà garantito il servizio tra Reggio Calabria Centrale, Catanzaro Lido, e Sibari? Idem, ovviamente, sulla Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale. Un fondo speciale da parte del Governo per l’acquisto di rotabili diesel moderni per treni regionali, avrebbe probabilmente avuto più senso di mastodontici investimenti in grandi opere che rischiano di rimanere inutilizzate o quasi.
Forse risulteremo essere ripetitivi, ma il classico modo di operare all’italiana, probabilmente sta colpendo ancora: i provvedimenti del governo si concentrano ancora una volta sulle mega-opere (manca solo che venga rispolverato il Ponte sullo Stretto!), dimenticando che l’Italia – e la Calabria non fa eccezione – ha forte bisogno di un rilancio delle infrastrutture già esistenti, sulle quali potenziare i collegamenti metropolitani e regionali (sia per il pendolarismo interno che come adduzione ai servizi ferrovari a lunga percorrenza ed aeroportuali), visto e considerato che in Italia lo spostamento medio su rotaia da parte dell’utenza ferroviaria, si aggira attorno ai 55 km.
Riteniamo che la Calabria abbia perso, ancora una volta, l’occasione di rifarsi da decenni di isolamento, e se ci fosse stato un concreto impegno da parte degli amministratori regionali e locali (con particolare riferimento a quelli del capoluogo di regione), e non di meno dei sindacati costantemente divisi e contrapposti, a nostro parere sarebbe stato possibile raggiungere uno degli obiettivi primari della nostra regione, e cioè quello del completamento della trasversale Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale in nuova sede e l’elettrificazione della stessa, da considerarsi come corridoio ferroviario Jonio-Tirreno anche per quanto riguarda il traffico a lunga percorrenza.
Forse avremmo potuto concretizzare quello che abbiamo accennato più volte, e cioè il sogno di veder partire da Catanzaro Lido un elettrotreno ETR 485 in servizio Frecciargento verso Roma Termini, dando così al nostro capoluogo un collegamento diretto di qualità con la Capitale, che addirittura andrebbe a fermare nella nuova (ma oggi semi-abbandonata) nuova stazione di Catanzaro, posta quasi davanti la costruenda cittadella
regionale!
Ma evidentemente è ancora troppo presto per aspirare a ciò. Del resto, se nessuno è stato capace di ribattere al Sottosegretario del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio, che ritiene difficoltoso costruire e rinnovare le ferrovie nel Sud Italia, poichè “i terreni rocciosi rendono difficile la progettazione”, cosa pretendiamo di più?
Roberto Galati
Associazione Ferrovie in Calabria