Di essa non v’è più traccia rispetto alle famiglie, oramai accentrate nel variegato e complesso mondo della Scuola, proprio perché al centro, le famiglie e non già l’alunno, e con l’insegnante/docente che deve stare pure molto attento a non buscarle, pistole, pallini e coltelli vari compresi, che ci rimette pure le penne: l’unica, vera, azione possibile è quella che a breve darà Bruxelles con il via libera al prossimo concorso straordinario. Liberi di partecipare perché liberi di acquisire titoli poiché liberi di spendere dei soldini, poi la giostra riprende come sopra. Ed amen!
di Antonio Baldari
“Insegnare in libertà, dare maggior potere agli insegnanti”. Questa è la tematica che campeggia sulla pagina web della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, una tematica certamente di ampio respiro sotto il profilo strettamente teorico, ma che va a cozzare con la dura e triste realtà, quella italiana naturalmente, quasi da sapere tanto di beffa, proprio perché se c’è una cosa che ha gravemente perso l’insegnante oggi, in Italia, è la libertà di insegnare alle prese com’è con carte, documenti, verifiche, preparazione di compiti, test e chi più ne ha più ne metta al punto tale da apparire un mero notaio se non un vero e proprio burocrate.
Una libertà che non c’è più rispetto alle famiglie, oramai accentrate nel variegato e complesso mondo della Scuola, perché al centro le famiglie, e non già l’alunno!, e con l’insegnante/docente che deve stare pure molto attento a non buscarle, pistole, pallini e coltelli vari compresi, che ci rimette pure le penne; famiglie sempre più disperatamente al centro della scena perché in disperata competizione per il voto da accordare al proprio figlio/figlia, sennò diventa una tragedia che non la metabolizzi più di fronte al mondo intero e non perché, magari, è importante far capire al figlio/figlia che c’è qualcosa di grave che non va nello studio: l’importante è l’essere su con i voti e, semmai, l’essere davanti a tutti o poco giù di lì.
Da qui l’esigenza di “dare maggior potere agli insegnanti” ma la domanda, lubranamente agevolando, il potere può essere dato da chi, di fatto, l’ha fatto perdere? Chi negli anni ha consentito e permesso che si arrivasse a questo? Le famiglie? Gli alunni? I docenti? I dirigenti scolastici? Chi se non le scelte della politica che negli ultimi trent’anni, da destra a sinistra e passando per il centro, ha messo all’angolo il professore/docente/insegnante/maestro? Ed ora gli si vorrebbe dare “maggiore potere”? Suvvia, siamo seri!
Oggi il docente è solamente un passacarte, come testé detto, una sorta di missionario proprio perché partente in missione nel momento in cui si inizia con un nuovo anno scolastico, fotocopia perfetta di quello precedente in cui hai dovuto, succube del “sistema”, onorare il gettone di presenza promuovendo a tutto spiano con voti altissimi e non alti, attenzione!, perché se fossero stati alti da subito sarebbe partito un bel ricorso al Tar che ti avrebbe obbligato a rimescolare le carte, se non proprio a rifare l’esame; ragion per cui, te ne devi stare buono buonino, segnare a penna e sul registro elettronico, Spaggiari e non, un bel dieci e la chiudiamo lì!
Bocciare? Ma manco per scherzo, che ti arrivano Carabinieri, Polizia e Finanza a casa a mostrare gli atti, compiti, elaborati, metodologie, strategie messe in atto e quant’altro afferisce più al mondo giuridico che non a quello dell’Istruzio e del Merito – l’Istruzione ed il Merito di una volta, s’intende, non quello di oggi, per il quale te ne devi andare col cappello in mano, da Tizio, Caio o Sempronio a mendicare un bel corsetto di preparazione all’abilitazione, al concorsone ed al titolone che porta, finalmente!, ad essere poi poltrone su quella sedia, perché l’importante è che raggiungi quella, poi ciò che fai dopo fa lo stesso.
Men che meno ciò che hai fatto prima, pure per dieci, quindici, vent’anni che hai servito la Patria, oh, la Patria! nelle scuole dello Stivale che non va bene perché avevi la laurea, il titolo massimo consentito dalla Costituzione italiana ma non si fa così, bisogna oliare ben bene la sacchetta con altri due, tre giri di valzer per commissioni varie, aggiungendo carte su carte, titoli su titoli, e il servizio? Ma che dici il servizio! Quello no, ti sei spaccato la schiena ma no, non funziona così; al momento l’unica, vera, libertà è quella che a breve darà Bruxelles con il via libera al prossimo concorso straordinario. Liberi di partecipare perché liberi di acquisire titoli poiché liberi di spendere dei soldini, poi la giostra riprende come sopra. Ed amen!