di Gianluca Albanese
SIDERNO – Succede anche questo ai piani alti del palazzo roseo di piazza Vittorio Veneto. Succede che un funzionario comunale, nelle vesti di vice segretario generale dell’Ente, e quindi reggente nel ruolo dopo le dimissioni della titolare Paola Romanò, rediga materialmente una delibera della Commissione Straordinaria in cui la Triade autorizza il Comune a resistere in giudizio e a nominare, a tal fine, un avvocato, dopo il ricorso al Giudice del Lavoro a suo tempo fatto (quando rivestiva un altro incarico) dallo stesso vice segretario comunale, oggi estensore materiale della delibera.
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E se la liceità della delibera è fuori discussione, visto che comunque qualcuno avrebbe dovuto materialmente redigerla, è davvero curioso scoprire, dalla lettura della delibera 195 del 14 novembre, come il dottor Sergio Sciglitano, già responsabile dell’Unità Economico Finanziaria del Comune di Siderno (nominato sotto l’amministrazione Ritorto) abbia fatto, a suo tempo, ricorso al Giudice del Lavoro e, dopo qualche tempo (e dopo che nel frattempo, dopo un periodo di aspettativa, era rientrato in servizio come responsabile del I° settore (Affari Generali, Pubblica Istruzione, Servizi alla Persona, Suap), sia stata fissata l’udienza per la comparizione delle parti per mercoledì 26 novembre.
Prima di dimettersi, l’allora segretario generale Paola Romanò aveva scritto una nota con la quale aveva rappresentato la sussistenza di fondati motivi per resistere in giudizio, tanto da convincere la Commissione Straordinaria a nominare l’avvocato Alberto Brugnano per difendere il Comune nel giudizio intentato proprio da Sergio Sciglitano, che, nella veste diversa di vice segretario generale, ha redatto materialmente la delibera con la quale la triade commissariale decide di far resistere in giudizio il Comune di Siderno contro lui stesso.
Un pasticciaccio brutto alla sidernese, dunque.