di Gianluca Albanese
SIDERNO – Se non fosse per rispetto dei tanti casi umani (molti dei quali drammaticamente gravi) che si nascondono dietro ogni servizio, verrebbe quasi da chiamare “Chi l’ha visto?”. Ci riferiamo al centrodestra sidernese, che ha governato questa città dal 2001 al 2012 (salvo parentesi commissariali) e che appare ridotta al minino storico, proprio nel luogo che ne simboleggiava la roccaforte.
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Meno di 1.500 voti in tutto, sommando Casa delle Libertà, Forza Italia, Fratelli d’Italia-An, Nuovo Centrodestra e Unione di Centro.
Già, l’Udc. E’ il caso di scomparsa più eclatante. Dove sono andati a finire i 400-500 elettori sidernesi del partito di Cesa e Casini di cinque anni fa? Delusi e in preda all’astensionismo o mimetizzati nelle liste centriste pro Oliverio? Mistero. Certo che 18 voti (pari allo 0,29% degli elettori) sono nulla per un partito che occasionalmente si materializza attraverso comunicati stampa mandati ai quotidiani amici per poi scomparire alle elezioni. Proprio quel partito di gente che cadeva sempre in piedi e si rigenerava, amministrazione dopo amministrazione, riuscendo sempre a strappare un assessorato e qualche incarico di consulenza per i propri adepti. Dove è finito?
E Forza Italia, che ha espresso gli ultimi due sindaci eletti? Ha preso 491 voti (8,06%) quasi tutti per Sandro Nicolò (218) lasciando le briciole agli altri. 36 voti a Fratelli d’Italia e 176 al Nuovo centrodestra (113 per il solo Imbalzano) sono ben poca cosa, mentre salva la faccia la lista Cdl che prende 748 voti, tra cui i 325 di Tilde Minasi, i 164 di Franco Crinò e i 78 di Alfonso Passafaro.
In pratica, su meno di 1.500 voti, 656 sono andati a tre maggiorenti reggini di partito, segno che il centrodestra sidernese appare come una succursale in mano a luogotenenti buoni a racimolare qualche voto su ordini arrivati dal capoluogo.
Ai militanti veri del centrodestra sidernese l’arduo compito di ricostruire una presenza politica in città in vista delle prossime elezioni comunali, emancipando i partiti moderati dalla schiavitù mentale nei confronti dei politici reggini fin qui manifestata. L’impresa non è delle più facili, ma tentare è dovuto.