di Antonio Baldari e Simona Ansani
La tecnologia ed i mezzi informatici stanno conoscendo uno sviluppo sociale che definire “rapido” significa volere usare un eufemismo perché la velocità è talmente alta che quasi non se ne percepisce il processo di elevazione e/o trasformazione anche della nostra stessa vita quali “esseri umani”.
Ed è proprio sul nostro essere persone – uomini e donne, maschi e femmine – che si stanno concentrando gli studi tecnologici, tecnici e scientifici da far pensare ad una possibile “venuta al mondo” senza che uomo e donna stiano insieme da far pensare a quello che, secondo la tradizione evangelica, ci riconduce proprio in questi giorni alla solennità della “Annunciazione del Signore” con l’arcangelo Gabriele che, recatosi dalla giovinetta Maria, la mette solennemente al corrente che “Darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù”; di rimando, la ragazza chiese: “Com’è possibile? Non conosco uomo”, dove per “conoscere” sta il senso del vivere con un uomo amandolo e, con lui, generando una Nuova Vita.
Oggi, con quello che si sta sperimentando all’ospedale pediatrico di Filadelfia, negli Stati Uniti, sembra di stare tornando indietro di…duemila anni, ossia proprio a quel concepimento “fantasma”, che non si vede, che ha indotto il buon Giuseppe ad essere “padre putativo” di Gesù e non “biologico” accettando il tutto, comunque, di buon grado ma fu un caso e quel caso lì: il pensare che la storia possa ripetersi è esercizio davvero stucchevole posto che senza la “compartecipazione” diretta al concepimento è tutta un’altra cosa, figurarsi se poi tutto accade in un’asettica stanza di laboratorio tra formule, componenti chimici e quant’altro.
Insomma, la prospettiva “a stelle e strisce” ci alletta molto poco, noialtri uomini, anche perché già devi subìre, bonariamente s’intende, il fatto che sia la donna-madre a tenere in grembo il figlio e a partorirlo che è tutto dire in considerazione del fatto che potresti non “sentire” come lei il/la bambino/a e, quindi, partendo da un’ipotetica situazione di svantaggio; se poi ci metti che puoi anche fare a meno di amare una donna permettendole e, di riflesso, permettendovi di diventare genitori beh, la cosa non ingenera grande entusiasmo, tutt’altro!
L’amorevole simbiosi con la donna-madre è pressoché indispensabile alla definizione del quadro naturale dello stesso nascituro, incidendo, in tutto e per tutto, alla costruzione-completamento dell’opera, in tal modo tutto appare molto freddo, distaccato, quasi fuori dal…mondo, sì, fuori dal mondo, dalla realtà umana e dell’amore fra esseri umani, ragion per cui, e non solo per ataviche convinzioni, siamo nettamente favorevoli al metodo “tradizionale”, per così dire, non fosse altro che per quella inenarrabile “emozione” di essere padre che nessun alambicco potrà mai regalarti.
E dunque la parola padre, madre ed emozione che riecheggia nel nostro titolo, ci mettono difronte a della domande, a delle scelte che questa società, silente si indirizza in modo rapido.
Bella l’emozione per un padre di tenere fra le braccia il figlio appena nato. Ops, abbiamo utilizzato la parola nato, ma con questo metodo rivoluzionario, forse dovremmo trovare un nuovo termine, forse creato o qualche altro che verrà confezionato per il momento che di romantico e di emozionante e doloroso avrà poco o nulla.
Doloroso, altra parola da non sottovalutare, perché noi donne, partoriamo con dolore, che poi scompare subito, appena il primo vagito rimbomba in sala parto. Ma il dolore è anche ciò che una coppia prova quando il bebè tarda ad arrivare, quando per scelte, capita, la voglia di maternità bussa più in là nel tempo, e inesorabile l’orologio biologico si mette contro ai piani naturali. Allora si intraprende un percorso lungo, pieno di emozioni, di dolore.
Anche analizzando questo aspetto la parola emozione torna nuovamente in campo. Quindi ci potremmo emozionare anche con questo metodo rivoluzionario? Probabilmente si. Perché in fondo donerebbe gioia alle coppie, o alle mamme single, o ai papà single, qui poi si aprirebbe un altro aspetto sociale. Ma siamo sicuri che questa pratica possa essere accessibile a tutti? Che i costi siano alla portata di ognuno? Credo proprio di no, d’altronde anche intraprendere delle cure per la PMA non è molto economico, sia qui in Italia che all’estero. E se si decidesse per l’adozione? Quanta emozione nel vedere la gioia di un bimbo che grazie a te può vivere finalmente in una famiglia piena d’amore e non in una casa famiglia o una struttura sociale.
Tutto ebbe inizio nel 1996 quando Dolly, il primo mammifero clonato venne alla luce. Da allora che passi da gigante ha fatto il mondo scientifico. Quanta emozione quando al TG vedemmo quelle immagini. Ancora una volta la parola emozione.