R. & P.
ROCCELLA IONICA- A chi non ha ascoltato l’intervista del sig. De Cet (dopo che in varie testate giornalistiche si è richiamata l’attenzione sullo sconcio bando del ristorante al Porto di Roccella), consigliamo di farlo.
Per chi non lo sapesse, il sig. De Cet è, dalla scorsa primavera, il nuovo amministratore del Porto delle Grazie. Se non l’avete presente, è perché si pensava si parlasse di lui a “Chi l’ha visto” e non a Telemia, cui va il merito di essere stata sulla notizia, salvo poi non incalzare l’intervistato a trattare i temi delle assurde clausole e restrizioni contenute nel suddetto bando e riferite correttamente in un servizio messo in onda dall’emittente televisiva. Non si è voluto infierire sul De Cet, andato a mettere una toppa, senza riuscirci, a un testo che non è riuscito neanche a spiegare.
Cosa voleva dire il sig. De Cet quando ha dichiarato che l’invito aperto non era un bando? O che, per giustificare il bando ad personam, la società potrebbe scegliere chi vuole? Dice davvero? Può una società pubblica, concessionaria demaniale, assegnare una subconcessione a discrezione e per sedici anni filati? Ed ancora… ha riferito di “voler alzare l’asticella”, mentre sul canone, che la ditta prescelta dovrà corrispondere alla “Porto delle Grazie”, la società ha calato le braghe, chiedendo un importo basso anche per una rosticceria di paese.
Tutto questo ha sorvolato di spiegare, e, purtroppo, dall’intervista due cose escono chiare. Una: il sig. De Cet vorrebbe “incantare”, ma è evidente che ripiega su finte promesse per il futuro e spiegazioni vuote sul presente. Due: la mente e il braccio del bando o dell’intera gestione portuale non sembra essere Lui.
Detto ciò, sarebbe quindi più corretto che venissero allo scoperto i decisori e i responsabili politici (e non solo…), quelli che il bando lo hanno impostato e che dai risultati di quello vorrebbero trarre chissà quali vantaggi. Il programma di Telemia è servito solo a dare volto e voce a un personaggio che sembrava evanescente, volato di corsa a Roccella per l’occasione all’indomani delle incongruenze sul bando del ristorante fatte emergere da “Roccella Bene Comune”. Nulla ha chiarito sul bando stesso o sulla gestione del porto.
Limitiamoci al primo, anche se vorremmo sapere di più sulle prossime assunzioni e se pure quelle hanno già un nome e cognome, ma sarà per una prossima puntata… Il De Cet ha taciuto tante cose. Non è entrato nel merito delle osservazioni di Roccella Bene Comune, ma, udite udite, si è dimenticato persino di dire che quell’invito aperto (che aperto non è!) è stato fatto oggetto già di un primo ricorso alla magistratura da una delle tante, per non dire quasi tutte, società calabresi che non hanno gli specifici e stratosferici requisiti richiesti dal bando.
La società Scamar S.r.l. ha impugnato il bando al TAR chiedendone l’annullamento. Perché non lo ha detto? La società comunale Porto delle Grazie non dovrebbe essere una casa di vetro? Chi ci illustrerà i motivi del ricorso? E come mai l’avvocato scelto per difendere la Porto delle Grazie è colui che “nell’ombra” è presente da diversi lustri nelle stanze dei bottoni dell’amministrazione comunale? Tra l’altro, la situazione è particolare. Se non ci si sbaglia (chiediamo espressa conferma al Comune), la Scamar è la società che gestisce le mense scolastiche di Roccella e non solo e, da qualche tempo, pure l’appalto dei pasti dei migranti al porto. Strano che chi è in rapporti commerciali con un soggetto ne impugni poi gli atti.
Ancora più strano è il fatto che il ridetto ricorso, dopo essere stato ritualmente depositato sembra essere sparito nel nulla. Uno scenario davvero inquietante. Cosa hanno da dire in proposito i rappresentanti comunali, esimi eletti di una cittadinanza che ancora attende risposte chiare ed esaurienti? Oppure bisogna chiedere a qualcun altro? Questa triste, tristissima pagina dimostra quanto la politica possa influire negativamente su scelte importanti a livello di esempio morale e di volontà di sviluppo di questo paese e quanto sia assolutamente necessario ed urgente porre fine ad un metodo di amministrare che mortifica i principi di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione sanciti solennemente dall’art. 97 della Costituzione della Repubblica Italiana.