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Da diversi mesi si dice che “nun ce sta’ ‘na lira”, per dirla con il presidente Meloni, ma per il Ponte quei denari li si devono recuperare perché passi alla Storia ed all’ardua sentenza dei posteri che il Ponte sullo Stretto è stato fatto. E come li si trova? Andando a togliere ciò che è già destinato alle due regioni dall’altrimenti appellato “Fondo di sviluppo e coesione”, addirittura congelando le stesse somme, pari a poco più di 1miliardo e mezzo di euro, fino al 2029 prossimo venturo, una figata, vero? Eh sì, davvero una figata se non fosse, però, che quelle risorse sono alimentate da fondi statali e, in special modo, europei, del che si deduce che l’Europa deve essere stata informata di tale operazione strategico-cervellotico-ingegneristica, e dunque sia d’accordo.
di Antonio Baldari
Tempo di Natale, tempo di regali e di strenne, di quelle che ti fanno sorridere perché magari sta per arrivare qualcosa di bello, certamente di inaspettato da farti gioire sotto l’albero tra il rosso, il verde ed il bianco che ti illuminano d’immenso; uno fra questi, che non è inaspettato ma senza alcun dubbio sperato quantomeno da molti, è il Ponte sullo Stretto, ossia quell’opera mastodontica, straordinaria, chiacchierata che è tornata in auge soprattutto per quella cieca volontà di Matteo Salvini, ministro per le Infrastrutture e i Trasporti dello Stivale, di realizzarlo costi quel che costi.
E, a ben guardare, sono costi esorbitanti, di quelli a tanti zeri e zero virgola da farti girare letteralmente la testa; ad ogni buon conto ciò che fa la differenza in questo, preciso, frangente è la volontà cieca, come detto, di portarla a compimento, talmente cieca da presentare un emendamento alla prossima manovra economico-finanziaria, del Governo centrale romano in carica, che è a dir poco ingegnoso: com’è noto, da diversi mesi si dice che “nun ce sta’ ‘na lira”, per dirla con il presidente Meloni, ma per il Ponte li si deve trovare, cascasse il mondo – peraltro si parla dello Stretto che è zona altamente sismica e quindi calza a pennello! – ma quei denari li si devono recuperare perché passi alla Storia ed all’ardua sentenza dei posteri che il Ponte sullo Stretto è stato fatto.
E come li si trova? Ma andando a sbirciare proprio in Calabria ed in Sicilia! Fantastico, no? Ma chi c’aveva mai pensato?! Togliere ciò che è già destinato alle due regioni, segnatamente dall’altrimenti appellato “Fondo di sviluppo e coesione”, addirittura congelando le stesse somme, pari a poco più di 1miliardo e mezzo di euro, fino al 2029 prossimo venturo, una figata, vero? Eh sì, davvero una figata se non fosse, però, che quelle risorse sono alimentate da fondi statali e, in special modo, europei, del che si deduce che l’Europa deve essere stata informata di tale operazione strategico-cervellotico-ingegneristica, e dunque sia d’accordo.
Al momento, i dubbi sono tanti ed ineriscono proprio lo scopo dell’Europa di attuare delle politiche di sviluppo, coesione economica, sociale e territoriale, riducendo in tal senso gli squilibri all’interno dell’Unione europea: considerare il Ponte sullo Stretto un’opera che vada in questa direzione è alquanto discutibile, anche e soprattutto perché non è dato sapere quando la stessa sarà conclusa; da qui, far rimanere delle somme così importanti vincolate, per così tanto tempo, quando, invece, potrebbero essere ben utilizzate, è piuttosto irragionevole da non poterselo permettere.
Soprattutto se, di mezzo, ci sono due regioni alquanto in difficoltà come lo sono, di fatto, Calabria e Sicilia. Si proseguirà con questa figata? A giorni sapremo.