R. & P.
TAURIANOVA – Non una mostra di fotografie, ma un racconto sul potere artistico della fotografia. E’ questo il senso che l’assessorato comunale alla Cultura ha voluto dare alla esposizione – inaugurata al piano terra di Palazzo Contestabile – dei 30 scatti che Salvatore Colloridi ha riunito in un catalogo che descrive la sua preferenza verso la tecnologia analogica rispetto ai supporti digitali. Foto in bianco e nero, nella mostra denominata “Una Questione Personale”, che possono essere ammirate fino al 16 gennaio, dopo il taglio del nastro che il fotografo cinquefrondese ha condiviso con il sindaco Roy Biasi, l’assessore Maria Fedele, la presidente della Consulta delle associazioni Annamaria Fazzari e con il pittore Cesare Berlingeri, che l’amministrazione comunale ha voluto coinvolgere nel successivo dibattito su arte e fotografia, di fronte ad un folto pubblico.
Nella sua introduzione l’assessore Fedele, che ha sottolineato la scelta di aprire il programma annuale dell’assessorato con un evento culturale che supera i confini cittadini, ha ringraziato per la collaborazione la Consulta, nonché la famiglia proprietaria della dimora storica che il ministero ha riconosciuto per il suo rilevante valore artistico e storico, rappresentata dall’avvocato Giovanni Contestabile che nel suo saluto si è detto lieto per l’ospitalità offerta ed ha ringraziato l’ente per il lavoro comune da tempo iniziato allo scopo di valorizzare il Palazzo dell’antica Iatrinoli.
«Si apre un anno intenso – ha detto Fedele – che ci porterà finalmente a risolvere il problema degli spazi pubblici in cui promuovere la cultura, vista l’imminente ultimazione dei lavori nella nuova biblioteca Renda e del cine teatro, nonché l’avvio del cantiere per la costruzione della prima Casa della cultura taurianovese. Il massiccio coinvolgimento che la mostra ha suscitato, e che stasera vedo rappresentato dalla presenza di tanti visitatori che vengono da fuori, ci conforta nell’indicazione che assieme all’assessorato agli Eventi e alla Pubblica istruzione abbiamo dato, concependo una mostra ispirata dal binomio bellezza storica e bellezza artistica che questo luogo magnifico consente, offrendo alle scolaresche che la visiteranno l’occasione per conoscere da vicino la potenzialità espressive che la città possiede».
E in effetti è andata oltre ogni più rosea aspettativa la partecipazione registrata nella prima serata, davvero tanta è stata la curiosità suscitata dalla concomitanza tra la summa fotografica di Colloridi e una vera e propria lectio magistralis del maestro Berlingeri.
«Un vanto per noi – ha detto il sindaco Biasi riferendosi al pittore cittanovese che ha scelto proprio Taurianova per la sede della sua fondazione e del suo laboratorio – che ci indica l’attrattività riconquistata da una città che viene scelta, viene vissuta e amata perché ha superato gli stereotipi negativi del passato, grazie a quel lavoro di collaborazione che l’amministrazione ha saputo sviluppare. Siamo orgogliosi di ospitare una mostra che ravviva il fervore artistico e culturale che, grazie alle associazioni Taurianova vive, facendosi conoscere come città dell’Infiorata e dei Madonnari, è ormai tratto distintivo della nostra contemporaneità».
Proprio di questa avvertita domanda di cultura che Taurianova esprime ha parlato nel suo intervento la presidente Fazzari, che ha ricordato l’importanza di una Consulta che ha raggiunto i 10 anni di attività, apprezzando lo sforzo fin qui fatto dall’assessorato alla Cultura, «culminato con una mostra a cui abbiamo dato il nostro patrocinio ben volentieri».
Alberto Conia, curatore della prefazione al catalogo sulle opere di Colloridi, ha invitato a visitare «una mostra che è un tuffo nelle scale di grigio, che obbliga lo spettatore a immaginare i colori», mentre Berlingeri si è diffuso «sulla differenza tra la meditazione che anima il pittore mentre dipinge e l’immediatezza con cui deve fare i conti il fotografo».
Nel suo intervento Colloridi, oltre a ricordare la scelta fatta – quando ha deciso di deviare la sua vita, accantonando la professione di geometra e di agente di commercio – ha spiegato la sua volontà di offrire al pubblico una produzione in bianco e nero arrivata prediligendo in questo caso il sistema analogico, rispetto a quello che usa tutti i giorni nel suo lavoro di fotografo professionale.
«E’ la metafora della filosofia di vita in cui penso sia giusto credere – ha concluso – il caricamento del rullino, lo scatto, il lavoro nella camera oscura, il rapporto con il possibile fallimento, scandiscono una attesa lenta e preziosa che l’era digitale ha abolito. Ecco, io ritengo che tutti questi momenti intensi, oltre a poter far nascere un prodotto di migliore qualità, siano delle prove di vita, quasi degli esercizi spirituali, di cui abbiamo gran bisogno vista la fretta e spesso il caos che regola la nostra vita».