di Gianluca Albanese
SIDERNO – C’è più di una spigolatura colta a margine della protesta odierna dei primi cittadini della Locride che hanno impedito ai mezzi provenienti da tutta la provincia di conferire i rifiuti nell’impianto di trattamento di contrada San Leo. Una protesta iniziata di buon mattino e seguita – passo passo – dalle telecamere, dai taccuini e dagli obiettivi fotografici dei nostri Enzo Lacopo ed Emanuela Alvaro.
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Partiamo dai dati oggettivi. Nelle lunghe ore della manifestazione, confortata da condizioni climatiche primaverili, sono state molte le riflessioni a cuore aperto fatte dai sindaci al cronista tra i miasmi nauseabondi dell’impianto.
Salvatore Fuda e Totò Longo, infatti, hanno a più riprese rimarcato il fatto che «Noi non neghiamo lo spirito di solidarietà nei confronti del comune di Reggio Calabria che ha diritto a scaricare qui. Il punto è che manca la benché minima programmazione delle operazioni di conferimento e la stessa proporzione dei conferimenti prevista dalle ordinanze regionali risulta oltremodo penalizzante per i comuni della Locride. Troppe volte – ha detto Fuda – dobbiamo alzarci la mattina col patema d’animo di ricontrollare la posta elettronica per sincerarci della sussistenza di variazioni dell’ultima ora nei conferimenti giornalieri. E troppo spesso – ha proseguito – capita che i nostri operai che partono prima dell’alba per scaricare i rifiuti raccolti in paese siano costretti ad attese estenuanti e improduttive. Bastava farcelo sapere prima e avremmo impiegato gli operai comunali in altre attività, come la pulizia delle strade, ad esempio».
Insomma, così non si può andare avanti.
E mentre la lunga teoria dei mezzi diretti alla discarica – ormai conviene chiamarla così – rimaneva in fila prima di battere in ritirata intorno alle undici, tra la babele degli accenti più disparati degli addetti al conferimento provenienti da tutta la provincia, anche sul metodo di comunicazione dei provvedimenti che verranno presi a carico dei sindaci protestatari c’è qualcosa da ridire.
Il dirigente del commissariato di Siderno, infatti, giunto sul posto intorno alle dieci e mezza, ha subito convocato da parte il sindaco Calabrese, riconoscendogli, di fatto, una sorta di leadership naturale della protesta, al di là dei ruoli formalmente rivestiti nell’ambito di AssoComuni. Pochi minuti per comunicare che a carico dei manifestanti partirà una denuncia per interruzione di pubblico servizio.
Tra le impressioni colte tra i sindaci, c’è il rammarico per il fatto che il vice questore non abbia voluto comunicare la decisione a tutti i manifestanti, ma solo a Calabrese. Sarà per l’imponente fisicità del sindaco di Locri o per la sua massiccia esposizione mediatica del primo cittadino dei mesi scorsi, ma l’impressione è che gli sia stata riconosciuta la stessa capacità d’interlocuzione che le forze dell’ordine riservano ai capi ultrà nei momenti in cui si vogliono prevenire fenomeni di disordini in occasione di alcune partite di calcio particolarmente a rischio.
Lungi da noi il voler paragonare un professionista serio e un amministratore competente come Giovanni Calabrese a un capo ultrà stile “Genny ‘a carogna”, ma la scena alla quale abbiamo assistito stamani ci ha ricordato certi episodi.
Va detto, a onor del vero, che era stato proprio Calabrese ad informarlo della protesta nella giornata di ieri e che quindi la sua convocazione in separata sede potrebbe assumere la valenza di un chiarimento dovuto, ma tant’è.
Intanto, lo stato di agitazione dei primi cittadini continua…