Arrivano delle indicazioni piuttosto chiare che non sono affatto da sottovalutare, intanto per l’elezione del leader indipendentista taiwanese, William Lai, che era il peggiore esito finale che la Cina potesse aspettarsi in chiave “riunificazione”, e poi per il cosiddetto “Green Deal europeo” che metterebbe in ginocchio l’agricoltura continentale, con decine e decine di imprese che però non ci stanno a soccombere.
di Antonio Baldari (foto fonte avvenire.it)
Terzo lunedì del neo-entrato 2024 ricco di spunti socio-politici abbastanza forti, anche e soprattutto per la disputa delle varie guerre che si stanno combattendo nel mondo; dai giovani di Taiwan agli agricoltori di mezza Europa arrivano, infatti, delle indicazioni piuttosto chiare che non sono affatto da sottovalutare, intanto per l’elezione del leader indipendentista taiwanese, William Lai, che era il peggiore esito finale che la Cina potesse aspettarsi in chiave “riunificazione”, e poi per il cosiddetto “Green Deal europeo” che metterebbe in ginocchio l’agricoltura continentale, con decine e decine di imprese che però non ci stanno a soccombere.
Insomma, un lunedì cosiddetto “nero” per il Sol Levante che in tempi non sospetti ha ribadito il rispetto dei trattati internazionali che vogliono Taiwan annessa alla Cina, anzi, addirittura il suo carismatico leader, Xi Jinping, ha di recente sottolineato come “A questa inevitabile realtà arriveremo anche con la forza, se necessario”, facendo chiaramente intendere che il governo cinese è disposto a far scendere in campo anche i militari per arrivare ad una conclusione definitiva della querelle con il governo di Taipei.
Quest’ultimo però, dal canto suo, non appalesa la benché minima intenzione di cedere di fronte anche ai ricatti, se si vuole, di Pechino e replica con i fatti e con quella percentuale “bulgara”, di oltre il 70 per cento degli aventi diritto al voto che hanno scelto il sopraccitato Lai, leader amato dal popolo e, si badi bene, soprattutto dai giovani che hanno assicurato una percentuale molto alta al risultato conseguito da Lai che, a caldo, una volta concluso lo scrutinio, ha dichiarato: “La Cina affronti la realtà e rispetti il risultato delle elezioni”; adesso la palla passa nel campo di Xi che, a detta dei più, non dovrebbe forzare la mano volendo decidere con calma, ponderando la situazione. I
ntanto perché Lai si insedierà il prossimo 20 maggio, e quindi vi è tempo utile per arrivare a quel giorno pronto per una decisione equilibrata, poi perché sul fronte politico-diplomatico c’è la guerra in Ucraina ed il conflitto israelo-palestinese da tenere d’occhio anche per non cedere troppo terreno agli acerrimi rivali degli Stati Uniti, a loro volta impegnati sul fronte interno con le elezioni presidenziali nel prossimo mese di novembre: insomma, una partita a scacchi da giocare con molta attenzione perché una mossa potrebbe risultare azzardata e, per certi versi, letale.
Come letale potrebbe rivelarsi la decisione dell’imposizione della cosiddetta “Agenda Verde” europea contro le emissioni inquinanti nell’ambiente, che ha sollevato particolarmente gli agricoltori Mitteleuropei, dalla Germania all’Olanda, passando per la Spagna, la Polonia, la Serbia ed anche nel Regno Unito; una protesta che, ad onor del vero, va avanti da una settimana senza che trafiletto o rigo sia stato dato in pasto ai lettori perché si venisse a conoscenza di questa, delicatissima, realtà: peraltro, pare che si voglia andare ad oltranza in considerazione del fatto che sono decine e decine le imprese, in special modo quelle medie ed a conduzione familiare, che rischiano di sparire.
Che chiaramente si rimanda a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, protestando legittimamente avendo quale vessillo la porta di Brandeburgo tedesca, dove sono giunti tantissimi trattori con i rispettivi agricoltori, e volendo per questo rivendicare i propri diritti che l’Europa sembra avere obliato dedicandosi alla conquista dell’Ucraina dove, lì sì!, si sta inquinando l’ambiente con tonnellate e tonnellate di bombe, missili, razzi ed artiglieria di ogni genere, in nome di quel “Dio denaro” per il quale, però, le istituzioni europee potrebbero ben presto pagare pegno se non si darà ascolto a quanti rischiano di chiudere bottega, vanificando i sacrifici di una vita.