Ne é passata parecchia rispetto a quel 4 febbraio del 2004 quando si iniziò a trasferire i propri volti, o facce che dir si voglia, sul virtuale, online, a distanza, nell’università americana di Harvard, con il chiaro obiettivo di potere socializzare meglio. Vi sono tanti “pro” rispetto ad allora ma anche tanti “contro” per quella qualità dell’usufruire di tali servizi che ancora oggi non c’è, presi come siamo dal “virtuale” da non saperne più fare a meno, e quindi favorendo maggiormente la quantità, benché ciò costituisca un limite da superare pena l’avvilire la realtà di cui si sta francamente perdendo il senso.
di Antonio Baldari
Facebook taglia il traguardo dei vent’anni di vita arrivando alla…Meta, volendo parafrasare il suo nuovo nome rispetto a quello originale, di quasi un quarto di secolo che ha cambiato la nostra stessa esistenza; di acqua sotto i ponti ne é passata parecchia rispetto a quel 4 febbraio del 2004 quando si iniziò a trasferire i propri volti, o facce che dir si voglia, sul virtuale, online, a distanza, nell’università americana di Harvard, con il chiaro obiettivo di potere socializzare meglio.
Ben presto “The Facebook” – per l’appunto il “libro dei volti” o facce – venne esteso anche ad altri atenei a stelle e strisce utilizzando una piattaforma che venne confezionata da cinque ragazzi tra cui Mark Zuckerberg che ne ha in seguito detenuto il sito, anche perché l’antenato vero e proprio di Facebook fu “Facemash” a cui lavorò proprio Zuckerberg nell’ottobre del 2003 registrando poco più di cinquecento contatti e 22mila foto. Ma tant’è, era soltanto l’inizio!
Pian piano poterono iscriversi a FB anche i ragazzi che dichiarassero di avere tredici anni purché in possesso di un indirizzo di posta elettronica ed esibenti una foto sul proprio profilo, da lì il sito prese piede in tutto il continente americano e successivamente in tutto il mondo potendo contare anche su una pagina per clienti privati business, attraverso il pagamento di contenuti e banner pubblicitari; il successo cresceva di anno in anno arrivando sino ad oggi che vede coperta poco meno della metà della popolazione globale, cambiando nome, come detto, in Meta ed avendo acquisito altre, importanti, piattaforme online quali, tanto per citare, Instagram e Whatsapp.
Canali che integrano l’offerta di Zuckerberg sotto il profilo squisitamente comunicativo, ancorché si registrino ancora oggi, nel mondo, delle resistenze di governo tra censure e obblighi a non diffondere messaggi social impedendone il loro utilizzo, di certo non si può fermare un processo di evoluzione della comunicazione su scala mondiale, che coinvolge tutte le fasce di età in un modo abbastanza evidente, quantomeno per potere avere una tipologia del comunicare molto veloce, essendo molto più svelti nel trasmettere il proprio pensiero, la propria opinione ma anche un semplice messaggio, al volo, come si suol dire, per accorciare i tempi.
Indubbiamente vi sono tanti “pro” rispetto a vent’anni fa ma anche tanti “contro” per quella qualità dell’usufruire di tali servizi che ancora oggi non c’è, presi come siamo dal “virtuale” da non saperne più fare a meno, e quindi favorendo maggiormente la quantità, benché ciò costituisca un limite da superare pena l’avvilire la realtà di cui si sta francamente perdendo il senso; e poi ci sono anche e soprattutto i pericoli oggettivi da evitare in special modo per le fasce più deboli, dai ragazzi agli anziani vittime di violenze e raggiri di ogni genere che la dicono lunga su quanto ancora si debba fare, ed è tanto!, sotto il profilo legislativo per limitare i danni dall’utilizzo di tale forme di comunicazione.
Facebook c’è, viva Facebook ma, come in tutte le cose, la prudenza non è mai troppa.