di Cristina De Angelis e Simona Ansani
Marzo è il mese della consapevolezza dell’endometriosi. L’endometriosi è una malattia cronica ed invalidante che colpisce molte più donne di quante non risultino dalle attuali stime. E’ una malattia difficile da diagnosticare, ancora ci vogliono dai 6 agli 8 anni anni per avere una diagnosi certa, e difficile da curare con seri protocolli mirati alla salute totale della donna. L’endometriosi è una malattia che colpisce 150 milioni di donne nel mondo, 14 milioni in Europa e 3 milioni in Italia e colpisce nel mondo fra il 3 e il 10% delle donne in età riproduttiva.
Le isole di endometrio, la mucosa che riveste internamente la cavità uterina, si trovano al di fuori della cavità dell’utero o in sedi anomale. Durante il ciclo mestruale e sotto gli effetti degli ormoni del ciclo, il tessuto dell’endometrio sanguina e provoca un’irritazione-infiammazione dei tessuti circostanti fino a dare luogo a tessuto cicatriziale e aderenze.
La gravità della malattia viene classificata in quattro stadi secondo le aderenze e gli organi colpiti: lieve, minima, moderata e severa.
1° stadio: malattia minima, endometriosi superficiale e aderenze sottili;
2° stadio: malattia lieve, endometriosi superficiale e profonda, aderenze sottili;
3° stadio: malattia moderata, endometriosi superficiale e profonda, aderenze sottili e tenaci;
4° stadio: malattia severa, endometriosi profonda e superficiale, aderenze tenaci.
Si può trovare anche l’adenomiosi cioè presenza di endometrio, cioè del tessuto che riveste la superficie interna dell’utero e che cresce e successivamente si sfalda ogni mese durante il ciclo mestruale, all’interno del muscolo uterino. E’ una malattia ancora legata al tabù della mestruazione dove il dolore viene considerato normale. Ma se il dolore del ciclo diventa impossibile da gestire, allora da molti, compresi i medici, la donna viene considerata lamentosa, fissata oppure isterica. L’endometriosi è anche una questione sociale come sottolinea il Prof. Pietro Giulio Signorile nel suo ultimo libro “Tener testa all’endometriosi” pubblicato nel 2023.
Il saggio vuole mettere in evidenza che l’endometriosi non è solo una malattia della sfera femminile che coinvolge quello che è la parte più delicata delle donne: la vita sessuale e riproduttiva ma anche una malattia che coinvolge la ”questione sociale” in quanto le persone che sono intorno alla donna con questa patologia fanno parte di quella rete che gravita intorno ad essa.
In questo caso può crearsi una rete positiva che dà forza e coraggio alla donna cercando di aiutarla e supportarla nel momento di crisi e di bisogno, oppure una rete negativa dove minimizzano il dolore, la ignorano, la fanno sentire un peso o qualcosa di cui liberarsene.
L’endometriosi è una malattia per la quale la donna alcune volte non viene creduta allora preferisce sparire o immaginarsi altrove creando uno stato parallelo. Invece bisogna parlarne sempre, è una malattia che esiste e molte donne lottano ogni giorno per essere riconosciute, curate e magari un giorno si troverà la strada giusta grazie ad una ricerca illuminata.
Il titolo dell’articolo si rifà al testo di Carlo Emilio Gadda ma vorrei mettere in evidenza che l’endometriosi è sì un brutto pasticciaccio che magari si preferisce nascondere e occultare essendo ingarbugliato ma invece la malattia deve essere ricordata nella quotidianità, nella vita sociale e lavorativa con tutele mirate sia per le adolescenti a scuola, come per le donne in formazione o nel mondo del lavoro
garantendo loro una possibilità e non essere considerate solo un problema ossia “un
pasticciaccio brutto”.
Ogni marzo è il punto di inizio di una nuova campagna di sensibilizzazione attraverso la quale la donna con endometriosi non si deve sentire sola ma affiancata e supportata.
La ricerca è la nostra forza che permette di avere nuovi orizzonti.