Noi ci avevamo visto lungo nel momento in cui ci domandavamo se l’Occidente avesse riconosciuto il voto in Russia: non ci sbagliavamo, ed il primo di questi, guardacaso, ce l’avevamo proprio qui, dentro casa con il vicepresidente del Consiglio dei ministri nonché leader della Lega, che a caldo, nel commentare l’esito “bulgaro” del voto in Russia, ha laconicamente affermato che “Il popolo che vota ha sempre ragione”. per poi lasciare la propria poltrona inesorabilmente vuota al primo meeting di governo utile, non pronunciandosi sulla linea d’oltreconfine tenuta dall’Italia, con tutte le conseguenze del caso…
di Antonio Baldari
A tre giorni dalla rielezione di Vladimir Putin il governo italiano getta, in parte, la maschera facendo vedere la parte peggiore di sé in nome e per conto di vecchi sodalizi con il leader della Federazione Russa, messo alla porta un po’ ovunque, in Occidente, tranne che nel BelPaese evidentemente.
E l’occasione è stata fornita da Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio dei ministri insieme ad Antonio Tajani nonché leader della Lega, che a caldo, nel commentare l’esito “bulgaro” del voto in Russia, ha laconicamente affermato che “Il popolo che vota ha sempre ragione”.
Che di per sé è tutto dire rispetto all’atteggiamento da ignavio del numero uno del partito leghista, che non voleva, così come non vuole, chiaramente “guastarsela” con l’amico di Mosca, mantenendo al contempo una posizione di preminenza nel governo italiano che va a confrontarsi, prendendo delle decisioni importanti, sul fronte del conflitto in atto in Ucraina.
Ancorché ci sia stato un nuovo passo da fare verso l’amico russo nel momento in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo ha invitato a confermare la linea tenuta dall’Italia in materia di politica estera condannando senza “se” e senza “ma” l’aggressione operata da Putin nei confronti dell’Ucraina: cosa, quest’ultima, che non è stata messa affatto in pratica con un’assenza all’ultimo meeting di governo in cui giustappunto la poltrona di Salvini è rimasta inesorabilmente vuota, con tutte le conseguenze del caso.
Che, secondo qualche malpensante, pare sia stato un calcolo ben preciso, messo in atto dal numero uno di palazzo Chigi, avendo inteso fare pressione sul collega di governo anche e soprattutto in prospettiva “Europee” votandosi fra tre mesi per fargli perdere dei preziosi consensi mettendo in evidenza questa sua oltremodo palese vicinanza al leader russo, assolutamente inaccettabile per chi, dall’inizio si è schierato proprio contro di lui!
Insomma, Noi ci avevamo visto lungo nel momento in cui legittimamente ci domandavamo se l’Occidente avesse riconosciuto il voto in Russia: non ci sbagliavamo, ed il primo di questi, guardacaso, ce l’avevamo proprio qui, dentro casa…