“A questo punto dovrò fare una chiamata al Quirinale per cercare di avere una mano dal presidente della Repubblica, non so più cosa farne degli appelli al governo italiano, oggi non ho ricevuto nessuna chiamata dalle istituzioni italiane. Al processo c’erano sette parlamentari, nessuno della maggioranza” – ha detto il papà Roberto. E mentre a Milano per gli stessi reati Gabriele Marchesi esulta e viene liberato, a Budapest le speranze che cambino le cose sono poche: nella prossima udienza del 24 maggio, Ilaria Salis avrà ancora manette ai polsi e catene alle caviglie.
di Antonio Baldari (foto fonte di tg24.sky.it)
Ancora in catene e senza che sia stato mosso un solo dito per lei. Dopo il clamore mediatico di qualche settimana fa Ilaria Salis si trova ancora in Ungheria anche sbeffeggiata, se si vuole, con il giudice della nuova udienza in terra magiara che si è permesso il lusso di dire “Le circostanze non sono cambiate, e poi 13 mesi di carcere non sono tanti”. E così le speranze della docente italiana, di uscire dal carcere dove è reclusa dal febbraio del 2023 per attendere l’esito del suo processo ai domiciliari, si sono infrante.
Troppo pesanti le imputazioni per concederle i domiciliari, anche con il braccialetto elettronico, e per cambiare il suo status di detenuta pericolosa, che viene quindi trasferita con manette e catene alle caviglie, oltre a essere tenuta da un’agente con un’altra catena come un guinzaglio: così è arrivata in aula anche oggi, e quindi a nulla sono serviti il clamore mediatico, le reazioni internazionali e gli appelli del governo italiano.
“A questo punto dovrò fare una chiamata al Quirinale per cercare di avere una mano dal presidente della Repubblica – ha detto il papà Roberto – non so più cosa farne degli appelli al governo italiano, oggi non ho ricevuto nessuna chiamata dalle istituzioni italiane. Al processo c’erano sette parlamentari, nessuno della maggioranza”. E ciò viene spiegato dal ministro Tajani che, è vero, giudica la scelta di non concedere i domiciliari “sbagliata”, protestando per il trattamento delle catene ma invita a “non politicizzare il caso, diplomazia e prudenza”, rincarando la dose con ciò che ha dichiarato l’ufficio stampa del ministero degli esteri nel momento in cui afferma “L’Ungheria è uno stato di diritto e il governo non interferisce in nessun modo nelle competenze della magistratura”. Ed amen per gli amici del presidente Orban, quello stesso Orban congratulatosi con il presidente russo Putin per la schiacciante vittoria di dieci giorni fa nelle fantomatiche “elezioni farsa” nella federazione russa e territori ucraini annessi.
E mentre a Milano per gli stessi reati Gabriele Marchesi esulta e viene liberato, a Budapest le speranze che cambino le cose sono poche: nella prossima udienza del 24 maggio Ilaria Salis avrà ancora manette ai polsi e catene alle caviglie.