R. & P.
COSENZA – Una full immersion nella politica cosentina, calabrese e italiana degli ultimi 40 anni. Attraverso l’esperienza di Mimmo Bevacqua che ieri ha chiamato a raccolta i suoi compagni di viaggio per la presentazione del libro intervista “La mia forza è la moderazione”, costruito attraverso un dialogo informale e con Salvatore Audia e edito da “Calabria letteraria” della collana Rubbettino.
Il salone degli specchi della Provincia di Cosenza si è riempito in ogni ordine di posto con una platea variegata, composta da cittadini, amici, amministratori, professionisti, consiglieri regionali, parlamentari e ex parlamentari, non soltanto appartenenti al Pd, ma a quasi tutta la geografia politica. Evidentemente, come hanno sottolineato tanti degli intervenuti al dibattito condotto dai giornalisti Mannarino e Martelli, la coerenza e la lealtà di Bevacqua hanno consentito all’attuale capogruppo del Pd in Consiglio regionale di cementare rapporti umani e di rispetto anche a prescindere dall’appartenenza politica.
Ad offrire una propria diretta testimonianza il segretario regionale del Pd Nicola Irto, l’avvocato Antonio Gerace, il vicepresidente del Consiglio Franco Iacucci, l’ex deputato Franco Laratta, le esponenti di Zona dem Giovanna Oliverio e Franca Sposato.
Un unico comun denominatore negli interventi: il riconoscimento della coerenza delle idee a Mimmo Bevacqua e la sua capacità di essere punto di riferimento sicuro per il territorio.
Il capogruppo, infine, non si è sottratto alle domande dei giornalisti per raccontare diversi retroscena presenti nel libro e ribadendo che: “Gentilezza e moderazione sono i stati valori che hanno caratterizzato il mio impegno in politica fin dal mio esordio tra i giovani della Dc a Longobucco – le parole di Bevacqua – insieme alla capacità di dialogo e confronto, di ascolto dell’altro per provare a fare sintesi e a mediare nell’interesse comune. Un modo di fare politica che si è perso, cedendo il passo al cinismo e alla lotta per annientare l’avversario che non sta portando niente di buono né in Calabria, né in Italia”.