di Simona Masciaga (Foto di Mimma Gullotta)
SIRACUSA – Impressionante, una performance perfetta, classica, senza sbavature, che riesce con grande sinergie a coinvolgere il pubblico dalla prima battuta all’ultima senza mai distogliere lo sguardo. Azioni veloci, dominio scenico, cori e canti in rapidi susseguirsi evitando tempi morti atti ad arricchire la trama. Questo per mano del regista e attore Luca Micheletti: l’Aiace di Sofocle (da lui stesso interpretato) segna il passaggio tra la civiltà arcaica e quella moderna; il titanico guerriero è il perfetto connubio tra ira, forza, coraggio, sprezzante del pericolo ma è soprattutto l’ ihbris perfetta, l’empia tracotanza dimostrata nel rifiuto di aiuto da Atena.
La sua follia è la follia dell’uomo attuale visibile nelle crudeltà che occupano le pagine di cronaca, il suo rifiuto al divino è l allontanamento attuale dalla fede: ecco come l’opera di Sofocle del 445 a.C è sempre attuale nel messaggio.Una prima scenografia impressionante per il colore del sangue dominante, ove armenti sgozzati e trucidati brutalmente dimostrano l’ira accecante di Aiace il quale, in preda alla follia, crede di sterminare, per vendetta, Menelao, Agamennone e soprattutto Odisseo. Odio soprattutto verso il re di Itaca, al quale furono donate le armi di Achille ingiustamente in quanto, essendo Aiace il secondo guerriero più valoroso, gli sarebbero spettate per diritto.
Ripreso il senno, Aiace, si rende conto dell’orrore commesso; ora diviene il simbolo della vergogna da riscattare con onore: l’attime’, cioè la reputazione di un uomo su cui si verteva la società arcaica.Egli opta per il suicidio per riavere la gloria imperitura che lo avrebbe riscattato.
Qui la seconda scenografia: il suo enorme scheletro domina la scena tra le urla strazianti di Tecmessa (Diana Manea) sua schiava, compagna, concubina e quelle del suo popolo.Tecmessa è la classica donna greca, simbolo di sottomissione, dedizione, appartenenza al marito ma anche di coraggio e determinazione.Teucro (Tommaso Cardarelli), fratellastro di Aiace è il simbolo della pietas fraterna e familiare.Agamennone (Edoardo Sivaro) e Menelao (Michele Nani) sono l’arroganza e l’empietà personificata. Odisseo (Daniele Salvo) rifiutando di infierire sul corpo del nemico, anzi convince gli Atrei a darle degna sepoltura, è esempio di pietas e di rispetto nei confronti del nemico, altresì il re di Itaca, è consapevole del della condizione effimera dell’uomo.Il dramma di Sofocle, rappresentato tra le pietre del Temenite, è l’ allegoria dell’impossibilità dell’ uomo di conoscere il proprio destino, della mancanza di rispetto verso le forze trascendentali e di aver rispetto anche del più acerrimo nemico.”Prima di vedere, nessuno è profeta della sorte che a lui toccherà”.