di Gianluca Albanese
SIDERNO – Due cuori senza capanna. Quella di Paolo da Siderno e Simona da Biella è una storia come tante. Storia d’amore e di crisi, di voglia di un’esistenza normale e di tante porte chiuse, alle quali si è bussato invano. Senza una casa e senza un lavoro, certo. Ma anche senza la benché minima voglia di scendere a compromessi e di commettere gesti fuori dalla legalità. Perché per loro la dignità è un faro dell’esistenza.
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Li incontriamo in una sera di un inverno mite come spesso accade da queste parti. Davanti al palazzo municipale la cui porta anche questa sera è chiusa. Per loro lo è sempre stata, perché le istituzioni, siano esse civili o religiose, non hanno mai saputo, o voluto, dare una risposta alle loro richieste legittime e normali. Aspirano a una casa e a un lavoro qualsiasi, purché permetta loro di sbarcare il lunario.
Hanno passato l’estate dormendo in spiaggia, prima di tornare a casa dei genitori di lui. Quattro persone con la pensione sociale della madre. Il padre malato e invalido e tante aspettative rimaste deluse.
Lo Stato sociale s’arrende davanti a questa operatrice socio sanitaria che ha lavorato in alcune case di riposo del Piemonte, prima di essere stata priva di un lavoro per colpa della crisi, e davanti al giovane animatore con un passato da volontario nelle strutture assistenziali del comprensorio.
Per loro non ci sono voucher per lavori occasionali, men che meno pasti caldi alle mense caritatevoli o alloggi popolari. Niente santi in paradiso e nessun aiuto.
Paolo e Simona si amano. Di quell’amore che non ha età e non si arrende davanti alle difficoltà della vita. Sono stanchi di essere giudicati senza essere conosciuti. Parlano a testa alta e guardando dritto negli occhi il proprio interlocutore. Non ascoltano i cattivi consiglieri, nemmeno quelli che suggeriscono loro di occupare abusivamente una casa popolare «che tanto, una volta entrati, non vi caccia nessuno». Vogliono i loro diritti consci di dover fare, anzitutto, il loro dovere. Non cercano elemosine, anche se per sensibilizzare l’opinione pubblica sui loro problemi, hanno dormito sui gradini della chiesa.
Non accettano compremessi e vogliono solo lavorare dignitosamente e una stanza con un bagno. Niente di più.
Un lavoro qualsiasi, pur di poter campare dignitosamente, anche se non è consono alle proprie attitudini professionali, pur di sopravvivere senza chiedere niente a nessuno.
Una storia come tante, la loro. Che però hanno il coraggio di denunciare le proprie difficoltà e che non si arrendono davanti ai pregiudizi e alle tante porte chiuse.
A Siderno tra qualche mese si vota. Chi si candida ad amministrare la città più popolosa del comprensorio avrà il dovere morale di dare delle risposte concrete ai tanti Paolo e Simona che popolano la nostra terra.
Perchè lo stato sociale non è solo un argomento da campagna elettorale o da convegno elegante.
Chiunque possa dare loro una benché minima opportunità, si faccia pure avanti e ci contatti. Perché il grande cuore dei calabresi non dev’essere solo un luogo comune.