di Vincenzo Logozzo*
ROCCELLA IONICA – Abbiamo realizzato un’intervista fatta ai professori del Liceo Scientifico “P. Mazzone” di Roccella Jonica, Rosario Scaffidi e Pietro Velonà, che assieme ad un gruppo di studenti hanno scritto il libro dal titolo “Per un pugno di fisica”. E’ un lavoro-esperimento, sintesi della sinergia tra docenti ed alunni. Con questo lavoro e con la storia di avventura e fantasia imbastita dai ragazzi e dai docenti si vuole giungere alla conclusione che le leggi della fisica possono essere applicate alla vita pratica e che l’uomo non può fare a meno della scienza e viceversa la scienza non può fare a meno del patrimonio umano fatto di sentimenti, desideri, ambizioni, fantasia. Quindi i due “saperi” non sono proprio così distanti come si pensa normalmente.
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Pietro Velonà e Rosario Scaffidi non sono scrittori. Il primo è laureato in Ingegneria, il secondo in Matematica. Uno è calabrese, l’altro siciliano. Hanno in comune la passione per le materie scientifiche che insegnano nella stessa scuola, il Liceo scientifico “Mazzone” di Roccella Ionica. E sono coautori, insieme ad un gruppo di loro studenti, di una produzione letteraria/esperimento. Una sorta di commistione tra le tecniche narrative e le dimostrazioni di alcune leggi e dimostrazioni della Fisica, nel tentativo, quasi ludico, di semplificare le distanze tra questi due aspetti del “sapere” solo a prima vista tanto opposti ma, invero, sempre convergenti, spesso paralleli, nella migliore delle ipotesi “compresenti” nel risultato formativo ultimo di ogni azione didattica che si rispetti.
Sorridono nel raccontarci di questa esperienza che hanno vissuto a metà tra la “ferma volontà e il piacere” e ammettono che “L’idea iniziale era stata quella di lavorare per la preparazione di un seminario di Fisica, precisamente di Meccanica, dal momento che gli allievi coinvolti frequentavano la Terza classe. Poi tutto venne avanti da sé. Cominciammo a pensare dei personaggi, intorno ad una storia. I ragazzi hanno intessuto una serie di ipotesi di intreccio, pensammo ai film di Sergio Leone… alle colonne sonore…”
Che c’entra Sergio Leone?
“in effetti, nulla – afferma Velonà – di fatto abbiamo attinto al suo repertorio, che ci è particolarmente gradito, per intitolare il libro (Per un pugno di Fisica ) e l’appendice, in cui sono riportati richiami di Teoria. La trama del racconto in effetti non ha nulla a che vedere con i contenuti di quelle pellicole. I personaggi vivono una storia di avventura, fantasia che li conduce alla consapevolezza che il sapere “può aiutare a superare ” difficoltà pratiche, oggettive e non è utile soltanto alla risoluzione dei problemi proposti in classe.
Insomma, una sorta di incoraggiamento. Un modo per favorire l’approccio allo studio delle materie “difficili”…
“Questo vale solo in parte – aggiunge Velonà – in realtà, il messaggio che ne deriva è più preciso: il percorso dei protagonisti, dimostra che la conoscenza di alcune leggi della Fisica e la loro applicazione nella vita pratica ha permesso la sopravvivenza. C’è da aggiungere, però, che nulla di questo sarebbe stato possibile senza quel corredo di patrimonio umano (di cui ogni persona dovrebbe disporre), fatto di sentimento, desiderio, ambizione, fantasia…
Un riconoscimento alle materie umanistiche, quindi?
“Assolutamente si!” – precisa Scaffidi – “La comune disputa che notoriamente intercorre tra questi due ‘assi del sapere’ è fondamentalmente solo un piacevole ‘gioco ironico’. Nessuno più di chi opera seriamente negli ambiti della formazione conosce l’importanza dell’interazione dei due aspetti della conoscenza. L’uomo non può fare a meno della scienza e viceversa.”
La professione insegnante, però, non sembra vivere un periodo aureo…
“Anche questo è vero – ammette Scaffidi – oggi la scuola sta attraversando un periodo molto difficile che rispecchia situazioni e realtà molto complesse e molto in trasformazione. La tecnologia ha compiuto passi avanti in molti ambiti ma i tempi di adeguamento del sistema di istruzione non sono stati puntualmente proporzionali a questa evoluzione né, questo processo, è avvenuto in misura di parità in tutto il territorio nazionale. Il costante obbligo dei parametri europei, peraltro, ha finito per dilatare queste incongruenze determinando spesso difficoltà e impedimenti che si ritorcono come boomerang sulla qualità della formazione e anche sulla possibilità di operare. Ma questo è un discorso troppo complesso e troppo articolato per sintetizzarlo opportunamente.
Quali motivi, dunque, vi hanno incoraggiati all’insegnamento?
“Insegnare, a differenza di quanto si possa pensare, è un ottimo esercizio per apprendere. E non è facile retorica. Il Sollecitare,l’ incoraggiare, il proporre, il consolidare un apprendimento in un allievo, relativamente alle discipline che amiamo e che fanno parte delle nostre competenze, mette continuamente alla prova le nostre capacità. La continua sfida tra “la tabula rasa” dell’allievo che si appresta allo studio della Fisica e gli obiettivi finali della disciplina, per nostro tramite, ci impone continue ricerche non solo metodologiche. Per insegnare bisogna prima di tutto sapere “vedere, osservare”, poi sapere “ascoltare, intuire”. I risultati, per qualsiasi disciplina, si raggiungono solo se esiste un patto di fiducia tra docente e allievo e questo può avvenire solo se si è stabilito un rapporto reciproco di credibilità e di impegno.”
La pubblicazione di questo libro dimostra che questo obiettivo è stato raggiunto…
“Chiariamo immediatamente che questo libro non rappresenta l’eccezionalità della funzione docente. Ogni giorno molti di noi si impegnano nel silenzio e con costanza in un “ lavoro di costruzione” che non finisce mai… Oggi i rapporti sono cambiati: i nostri allievi ci contattano per mezzo dei telefoni, a casa, ci coinvolgono nelle loro attività anche extrascolastiche e tanto riguarda anche gli altri colleghi. Siamo punti di riferimento, come succede a chi opera nel campo dell’educazione. Questo libro rappresenta semmai una testimonianza. Ovvero: vi vogliamo raccontare la nostra esperienza didattica. Con semplicità e senza alcuna presunzione”.
Questo significa che potrebbero essercene altre di queste “esperienze”?
“Certo. Noi ce lo auguriamo. E magari avranno altre forme, altri nomi, altre mete da raggiungere. La scuola è una palestra sempre attiva nel campo delle esperienze. Il servizio che si rende (interattivo e bidirezionale, docenti allievi) è spesso il frutto della sua “componente ” umana più che della disponibilità dei mezzi e delle strutture o delle risorse economiche. Ma la “risorsa umana” come ci insegna la storia, è stata capace molto spesso di inaspettati prodigi. E noi ne siamo fermamente convinti”.
*:presidente della consulta delle associazioni di Gioiosa Ionica