di Redazione
SANTA DOMENICA DI PLACANICA – Migliaia di fedeli sono accorsi, sabato 5 ottobre, da varie regioni italiane e dall’estero, per partecipare alla giornata di preghiera per la conversione dei mafiosi, indetta dalla diocesi di Locri – Gerace, a Santa Domenica di Placanica, presso il santuario della Vergine Immacolata Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Fratel Cosimo, da oltre mezzo secolo. A presiedere le sacre funzioni il vescovo diocesano, monsignor Francesco Oliva. Presenti varie autorità, a partire dalle Forze dell’Ordine, con il Commissariato della Polizia di Stato di Siderno, la Compagnia Carabinieri di Roccella Jonica, la Stazione Carabinieri di Placanica e il Corpo Militare V.CRI Calabria, diretto dal comandante Silvestro Passarelli e rappresentato nel rinomato santuario, dal vice comandante, tenente Mario Arestia, dal sergente Salvatore Barbieri e dal milite Salvatore Rizzo. Con il sindaco placanichese Condemi, in prima fila, e l’assessore regionale, dottoressa Maria Stefania Caracciolo, si sono svolte, in modo composto e spiritualmente elevato, tutte le funzioni. Il programma ha previsto: l’evangelizzazione di Fratel Cosimo; la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Oliva, la processione con il Santissimo Sacramento; la preghiera di intercessione di Fratel Cosimo, per la guarigione degli ammalati e dei sofferenti; la benedizione eucaristica finale.
Di seguito, riportiamo, la catechesi integrale di Fratel Cosimo e l’omelia del vescovo Oliva. Dopo avere invitato tutti ad elevare un’Ave Maria alla Madonna, Fratel Cosimo ha detto: “A voi tutti pellegrini e devoti della Santa Vergine Immacolata, Nostra Signora dello Scoglio, mi è gradito rivolgere un affettuoso e cordiale benvenuto nel nome del Signore. Da più di mezzo secolo in questa aspra e povera valle di Santa Domenica, la Vergine Maria, quale fulgida stella del mattino, illumina il cuore, la mente, e guida i passi di ogni pellegrino che viene a venerare le sue tracce presso l’umile Scoglio dal quale Ella rivolse il suo materno appello a tutti i suoi figli: “Desidero che da ogni paese si venga qui a pregare”. Ed ecco che ancora una volta, nel rispondere al suo amorevole invito siamo qui in questo primo sabato del mese di ottobre proprio per pregare. Non dimentichiamo che il mese di ottobre ci richiama in modo particolare al culto della Madonna, perché è dedicato a Lei e allo stesso tempo alla pia pratica del S. Rosario, la preghiera che in modo esplicito la S. Vergine raccomandò nell’ormai lontano 1968 dicendo: “Ecco il mio Rosario, esso sia la vostra preghiera quotidiana, offritelo al mio Cuore immacolato per la conversione del mondo, il trionfo del Regno di Dio, la pace delle nazioni e la salvezza dell’umanità. Veramente al tempo odierno c’è tanto bisogno di pace e salvezza a livello universale, vedi la guerra in Medio Oriente, Israele, Palestina e la tanto martoriata Ucraina. Oggi siamo riuniti in questo Santuario mariano per offrire al Cuore della Madonna la nostra preghiera per la conversione, il ravvedimento di quelle persone traviate, dal cuore corrotto, smarrite nel male, affinché ritornino pentite al Cuore di Dio, poiché dice la Parola del Signore nel libro del profeta Isaia al cap. 55 versetti 6 – 7: “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino, abbandoni l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà pietà e misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona”. Ora con questi sentimenti di conversione, di pace e di preghiera vogliamo ascoltare la Parola del Signore tratta dal Vangelo di Marco cap. 10 a partire dal v. 13 fino al v. 16, cioè l’ultima parte del brano: “In quel tempo gli presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. E prendendoli tra le braccia, li benediceva imponendo le mani su di loro”. Fin qui la parola del Signore. Cari fratelli e sorelle, come abbiamo appena ascoltato dai versetti del Vangelo di Marco, persone del popolo presentarono a Gesù dei bambini perché li toccasse, anche se i discepoli cercavano di impedirglielo. Potremmo dire che il gesto che faceva Gesù sui bambini è un segno visibile se vogliamo, per invocare su di loro la benedizione di Dio per la loro vita futura. Ma i discepoli continuavano con insistenza a impedire loro di potersi avvicinare a Gesù. A questo punto cosa succede? Gesù si irrita, si infastidisce, a causa dell’intervento dei suoi discepoli. Ed ecco da parte di Gesù un ordine forte e preciso: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite”. Qui, da queste parole possiamo notare quanto Gesù prediligesse e amasse i bambini. Gesù accoglieva i bambini per indicarci in loro l’esempio da seguire, perché il regno di Dio appartiene a chi assomiglia a loro, come abbiamo udito poc’anzi dal Vangelo, e cioè, a quelli che hanno la loro stessa spontaneità, umiltà e semplicità. Fratelli e sorelle, Gesù se ci riflettiamo bene, ha fatto un’importante dichiarazione nel dire: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. Approfondiamo la nostra riflessione su queste parole e cerchiamo di sforzarci a vivere possibilmente nell’umiltà cristiana e nella semplicità di un bambino, per essere un giorno degni e meritevoli di entrare nel regno dei cieli. Nella Lettera di San Giacomo apostolo al cap. 4 v. 6 vi leggiamo: “Dio resiste ai superbi; ma dà la sua grazia agli umili”. Domandiamoci: chi sono dunque i superbi? E’ semplice: sono gli arroganti, coloro che si ritengono di essere superiori agli altri, gli orgogliosi, i prepotenti, e al tempo d’oggi possiamo dire che ce ne sono tanti di questi; mentre gli umili sono coloro i quali assomigliano a un bambino, non come statura ma come innocenza, intesa come purezza di cuore e di opere, come pure avere un animo disposto a non recare danno al prossimo. E concludo miei cari, nel dire che tutti siamo responsabili personalmente davanti a Dio di ciò che abbiamo fatto nella nostra vita, e di come abbiamo risposto all’annuncio del messaggio evangelico di Gesù Cristo. La Vergine Santissima Immacolata, Nostra Signora dello Scoglio, umile serva del Signore, guidi i nostri passi sulla via della pace e del vero bene, affinché accomunati sulla terra da un unico spirito di fraternità cristiana, alla fine dei nostri giorni possiamo essere accolti nella casa del Padre, cioè, nel regno dei cieli. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo. Alleluia.” Il Vescovo, monsignor Francesco Oliva, nella propria omelia, ha espresso: “La Parola di Dio oggi richiama la volontà originaria di Dio, che nella creazione ha pensato l’uomo e la donna fatti l’uno per l’altro. Li creò “perché i due fossero una carne sola”: uniti nella diversità, maschio e femmina, una diversità che è ricchezza, principio dell’armonia libera e necessaria che si realizza nell’accettazione reciproca e nell’amore. L’armonia tra i due fa parte del progetto creativo di Dio: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”. Un progetto che rende il mondo bello. E Dio vide che era cosa buona!
Purtroppo nella realtà storica spesso la fragilità e debolezza umana hanno ostacolato la realizzazione di questo progetto. La rottura del legame, il divorzio, l’infedeltà coniugale sono le ferite più frequenti che hanno esso in crisi questo progetto divino. Interpellato dai farisei Gesù richiama e conferma la volontà creativa di Dio. A coloro che, per metterlo alla prova, gli avevano chiesto se fosse lecito a un marito ripudiare la propria moglie risponde: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Rompere l’unità e la comunione di vita e di amore che si stabilisce nel matrimonio non corrisponde al progetto creativo di Dio, che rimane comunque un ideale concreto e possibile cui tendere sempre. Qui allo Scoglio celebriamo la Giornata diocesana di preghiera per la conversione dei mafiosi. Nel parlare di conversione – provocati dalla Parola di Dio – facciamo riferimento alla conversione necessaria durante la vita coniugale quando le relazioni affettive tra l’uomo e la donna vengono infrante per cattiveria, per mancanza di amore, per infedeltà o altro. C’è bisogno di conversione nelle relazioni coniugali spesso messi in crisi dall’instabilità affettiva e dagli egoismi personali. C’è bisogno di conversione nel modo di concepire e vivere la famiglia, spesso disorientata e maltrattata nel contesto culturale odierno. Oggi preghiamo per la conversione di quanti sono caduti nelle seduzioni della criminalità organizzata, perché si convertano e vivano, abbandonando le vie del male. Ce lo ha chiesto papa Francesco in tante occasioni a cominciare da quella nota omelia tenuta nella piana di Sibari, il 21 giugno 2014. In quella circostanza, il papa dichiarò che coloro che seguono la via del male, come i mafiosi, «non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!»: «La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! […] Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».
Ed aggiunse: “Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato». Da queste parole risulta come l’istanza della conversione riguarda tuti. Ieri come oggi. Cedere all’idolatria del denaro e del potere è una tentazione che può riguardare tutti, anche il cristiano. Il Papa esortò la Chiesa calabrese a intensificare il suo impegno nell’educare le coscienze e nel promuovere il bene: «La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare». Il nostro impegno di chiesa si esprime anche nella e con la preghiera. Preghiamo il Signore, perchè illumini la mente ed il cuore di ogni uomo, perché sia libero da ogni forma di mentalità mafiosa. E trovi il coraggio di convertirsi al bene. Sappiamo che la conversione dell’uomo anche del peccatore e del mafioso è possibile. Cambiare vita è possibile, abbandonare la via del male è possibile, rinunciare all’arroganza e alla sopraffazione del più debole è possibile. Lasciare alle spalle la via del male è possibile. Dio vuole che il peccatore si converta e viva. La possibilità della conversione è fonte di speranza per tutti, ridona la gioia della vita, perché riporta ad essere in pace con Dio e con i fratelli. Convertirsi, nella bibbia, è cambiare direzione di marcia e rivolgersi di nuovo al Signore, sapendo che Egli ci ama e il suo amore è per sempre. Gesù ha fatto della conversione la prima parola della sua predicazione: «Convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,15). Rispetto alla predicazione dei profeti, Gesù insiste ancora di più sulla dimensione interiore della conversione. L’uomo deve cambiare dentro, nel cuore, diventare una creatura nuova. Non si tratta di conversione a basso costo. Ritornare sui propri passi, cambiare il proprio modo di pensare e ritornare sulla retta via non è una scelta facile. Quando Gesù chiama alla conversione non si erge a giudice delle persone, ma lo fa a partire dalla vicinanza, dalla condivisione della condizione umana. Col suo comportamento toccava nel profondo il cuore delle persone ed esse si sentivano attratte dal suo amore e spinte a cambiare vita. Ancora oggi Gesù mostra la possibilità di vincere il male e di cambiare vita. Non facciamo resistenza al suo invito, perché solo se ci apriamo alla sua misericordia, troviamo la vera vita e la vera gioia. Cari fratelli e sorelle, ravviviamo in noi il desiderio di convertirci a Dio, viviamo sempre pronti a cambiare quando ci accorgiamo che il male sta prendendo il sopravvento. Chi è senza peccato da non aver bisogno di conversione? Gesù mostra la via della luce e della verità, quando dice: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E alla donna: donna nessuno ti ha condannato? Neanche io ti condanno, Va e non lo fare più.Convertirsi è sempre possibile. E Dio è sempre pronto al perdono. È possibile a noi come è possibile ad un mafioso e criminale, se si pente veramente e cambia vita. Pensiamo ai due condannati crocefissi insieme a Gesù.Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 23,39-43). Ecco il “miracolo della conversione” che trasforma uno spietato criminale nel primo santo della storia della Chiesa. Sul Calvario Gesù non era l’unico condannato a morte: accanto a lui vi erano altri due uomini. Che genere di crimini avessero commesso non è dato di sapere, ma di certo alle spalle avevano storie di criminalità e violenza. Uno dei due si unì al coro di coloro che ingiuriavano Gesù morente: “Salva te stesso e noi!”. Mentre il secondo lo riprendeva ammettendo le proprie colpe e chiedendo di “essere ricordato”. Per lui c’è la gioia piena del perdono. Dal racconto si nota come quest’ultimo, detto “buon ladrone”, sia l’immagine dell’uomo che ha consapevolezza della propria colpa, ammette l’errore e considera giusta la condanna. È l’esatto contrario dell’altro che continua nella sua chiusura alla verità e si ribella a tutto e a tutti. Non approfitta nemmeno dell’ultimo squarcio della vita, per pentirsi. Il buon ladrone, al contrario, davanti alla morte, avendo accanto a sé quell’innocente condannato alla stessa pena, vede riflessa la misericordia sul volto di Cristo, riconosce la sua condizione di peccatore e si pente. Ciò vuol dire che fino all’ultimo istante di vita c’è possibilità di ravvedersi, di aprirsi alla grazia. Fino all’ultimo c’è possibilità di perdono e di salvezza, perché il Dio che ci ha creati non smette mai di amarci. La conversione è la via maestra che ci fa incontrare il volto di un Dio misericordioso, grande nell’amore. Per questo oggi preghiamo, sapendo che la conversione di un mafioso è possibile ed è motivo di speranza per il mondo intero. Amen.”