di Simona Ansani
<<Con l’aggravarsi della crisi i pignoramenti sono aumentati arrivando a sfiorare quota 5.500 l’anno, e nella lista dei beni da sottrarre ai debitori insolventi figurano anche gli animali domestici. Cani e gatti rischiano di finire all’asta per soddisfare un creditore. È già successo. Ad esempio Cryo, un pastore corso, nel 2010 è finito tra i beni pignorati per punire i conti non in regola della padrona>>. È questo purtroppo il dato allarmante denunciato dalla Lega Nazionale Per La Difesa Del Cane, che da giorni ormai sta raccogliendo il malumore fra le varie associazioni animaliste nazionali e locali di tutto il territorio.
{loadposition articolointerno, rounded}
Un atto quello del pignoramento degli animali, che appare per nulla dovuto, anzi sconsiderato e crudele, verso i proprietari legittimi e gli stessi animali, che vengono strappati dai loro affetti quotidiani, per essere battuti all’asta al miglior acquirente. Dal punto di vista psicologico, il trauma è fortissimo per entrambi, umani e animali, e per quest’ultimi forse di più, perché senza sapere cosa stia succedendo reputano ciò come un abbandono e il reinserimento in una nuova casa appare ancor più problematico. Ma dunque gli animali dalla legislazione non venivano definiti esseri senzienti? E allora come è possibile che ciò avvenga? È possibile che sia vera la frase “fatta la legge trovato l’inganno”? intanto per evitare che la storia di Cryo possa ripetersi, la petizione online #giulezampe sul sito change.org, promossa dalla conduttrice televisiva Tessa Gelisio e dalla Lega Nazionale Per La Difesa Del Cane, sta raggiungendo grandi numeri. <<Effettivamente le nuove norme italiane che puniscono il maltrattamento degli animali non si conciliano con l’equiparazione tra animali e cose – asserisce l’avvocato Michele Pezone, responsabile diritti Animali della Lega Nazionale Per La Difesa Del Cane – se l’articolo 514 del codice di procedura civile vieta il pignoramento dei beni che hanno valore affettivo, come la fede nuziale, non si vede come si possa invece ritenere pignorabile un animale domestico che da anni vive insieme al suo proprietario. Il pignoramento deve colpire il patrimonio del debitore e non i suoi sentimenti. In questo caso, poi, alla violenza psicologica sul proprietario si aggiunge la sofferenza che si infligge all’animale, sdradicato dal suo ambiente per destinarlo a non si sa quali strutture in attesa di una improbabile vendita all’asta>>. Di dare un segnale importante e decisivo parla l’ex Ministro Michela Vittoria Brambilla << Vietare il pignoramento degli animali domestici, come propongo in un progetto di legge a mia firma, già depositato da tempo alla Camera, darebbe un segnale importante sul piano dei principi e risparmierebbe molte sofferenze: innanzitutto agli animali stessi, che non si possono assimilare alle cose, mettere all’asta, affidare a chiunque, ma anche alle persone, che non sarebbero più costrette ad una dolorosa separazione dai propri “piccoli amici”. Il diritto dovrebbe adeguarsi ai mutamenti della società. E’ stato così con il trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea: definendo gli animali “esseri senzienti”, i legislatori comunitari hanno preso atto che nel rapporto tra uomini e animali qualcosa era cambiato. L’Italia non ha ancora recepito, in tutte le sue implicazioni, questo principio, semplice e rivoluzionario. Un cane o un gatto, per il nostro codice civile, sono “cose”, come un cucchiaio, un asciugacapelli, una lavatrice, un libro: “beni mobili” che, se le circostanze lo richiedono, possono essere pignorati e passare (più o meno tranquillamente) di mano>>. Non ci resta che ben sperare e incrociare dita e zampe, affinchè le cose cambino, anzi si migliorino, adeguandosi a una società che equipara il rapporto uomo animali, come il rapporto d’amore e profondo fra uomo figli.