DALLA FP CGIL RC-LOCRI RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Reggio Calabria – Quanto si apprende dalle cronache giornalistiche in tema di sanità, in questi giorni, è noto da tempo. La condizione degli ospedali del nostro territorio, dai “Riuniti” di Reggio agli ospedali della provincia, Locri e Polistena, è lo specchio di un degrado e di una cattiva gestione che ha condotto i servizi sanitari allo sfascio.
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Qualche mese fa la FP CGIL di Reggio aveva già denunciato le condizioni insostenibili di altri reparti, carenti di personale e affollati oltre i limiti di sopportabilità, mentre più volte è intervenuta sulle condizioni strutturali dei presidi sanitari, vedi il caso dell’incidente all’ospedale di Locri con conseguente ferimento di una lavoratrice di appena qualche giorno fa, ancora tutto da chiarire.
La verità è che non c’è più tempo!
Gli anni di commissariamento, conseguenti ad una cattiva gestione che ha portato al collasso la sanità regionale e provinciale, hanno peggiorato le condizioni delle strutture, ridotto costantemente i servizi sul territorio, i posti letto negli ospedali e, soprattutto, bloccato il ricambio e le assunzioni di medici e operatori. Aver risanato i conti percorrendo la strada dei tagli le cui conseguenze ricadono sui lavoratori e sui cittadini non consente a nessuno di cantare vittoria; dovrebbe piuttosto sollecitare chi governa oggi a correre ai ripari. Sì, perché è allarmante che chi entra oggi in un presidio sanitario – invece che avere certezze sulle condizioni di cura e assistenza – debba temere di incorrere in disagi maggiori, certamente non per responsabilità o incapacità di chi deve erogare le cure, ma per le condizioni strutturali ed organizzative ormai insostenibili.
I lavoratori: medici, infermieri e operatori sanitari, quando ci sono, ridotti ormai al lumicino, sono sottoposti a turni massacranti che mettono a repentaglio la loro salute e sicurezza, ma anche quella dei pazienti che non potranno mai essere “curati” con la stessa attenzione e tranquillità che questo mestiere pretende. L’assenza di servizi territoriali che costringono tutti, chi ne ha bisogno e chi no, a confluire negli ospedali, crea sovraffollamenti impropri, il moltiplicarsi di barelle, condizioni insostenibili in strutture inadeguate.
Ma la spesa sanitaria ridotta è davvero lo specchio di bilanci in ordine? No! Ce lo raccontano gli scandali di fondi sprecati per servizi fondamentali mai erogati, seppur strutturati, vedi il Centro cuore” di Reggio. Ce lo rappresenta la migrazione sanitaria in costante aumento che si traduce in consistenti rimborsi alle altre regioni. Ce lo indicano le liste d’attesa o l’impossibilità di accedere ad accertamenti strumentali per malfunzionamenti o carenza proprio degli strumenti nelle strutture pubbliche e la conseguente necessità di andare altrove o rivolgersi al privato con tanto di successivo rimborso.
Potremmo continuare a parlare di una spesa impropria gravata da consulenze ed esosi incarichi, generata da riorganizzazioni mancate o sbagliate che moltiplicano e complicano la vita dei cittadini e contenuta soltanto riguardo la riduzione dei servizi e del personale che deve erogarli. Tutto ciò, a fronte di mancate risposte che durano ormai da troppo tempo, nonostante segnalazioni e denunce di cittadini e di lavoratori tramite le loro rappresentanze, grida all’emergenza come una calamità naturale e chi ha la responsabilità di governo non può considerare i bisogni sanitari dei cittadini e le condizioni di chi deve rispondere a quei bisogni come secondo o terzo punto all’ordine del giorno della sua agenda. Esso è il primo, per logica e per diritto costituzionale.