di Antonella Scabellone
LOCRI-La trasformazione di un bene confiscato alla mafia in una ludoteca grazie ai fondi pubblici destinati alle iniziative per la legalità. Manifestazioni, convegni, fiaccolate per accendere intorno al paese di San Luca un interesse mediatico nuovo, positivo, dopo i tempi delle sanguinose faide la cui apocalisse è stata la strage di Duisburg. Ma mentre tutto ciò si materializzava da una parte, i soldi destinati ai progetti delle “Donne di San Luca” venivano sperperati in acquisti privati dall’altra. Hogan, Luois Vitton, Fendi.
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Questi alcuni dei marchi preferiti da Rosy Canale, ieri conosciuta come la paladina dell’ antimafia, e oggi imputata per truffa e malversazione nel processo Inganno, che vede alla sbarra tra gli altri, in rito abbreviato, l’ex sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi.
Rosy Canale questa mattina era presente in tribunale a Locri per partecipare all’ udienza del processo che la vede imputata con l’accusa di avere sottratto illecitamente i soldi arrivati da ministero, Consiglio regionale, prefettura e fondazione Enel Cuore per gestire il bene confiscato al clan Pelle nel quale doveva nascere una ludoteca per i bambini di San Luca. Una struttura inaugurata nel 2009 e in realtà mai entrata in funzione come ha riferito oggi difronte al collegio presieduto da Amelia Monteleone il maresciallo dei carabinieri di Locri Francesco Natale.
Il teste dell’accusa ha ricostruito in circa 4 ore di deposizione l’attività d’indagine iniziata nel 2009 allorquando casualmente l’utenza di Rosy Canale venne intercettata durante una conversazione con Caterina Strangio, sorella del latitante Sebastiano. Da li tutti i movimenti della Canale vengono monitorati dalle forze dell’ordine attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali da cui emerge l’interessamento della stessa per far confluire fondi pubblici verso alcune famiglie di San Luca impegnandosi in prima persona. Ma successivamente emerge soprattutto l’utilizzo a fini privati da parte della Canale di buona parte dei finanziamenti ottenuti che venivano spesi per acquistare scarpe, borse, abiti costosi, viaggi e quanto altro per sè e per i suoi familiari.
Gli inquirenti descrivono una Canale spregiudicata, sicura di sè, al punto che quando la madre le dice al telefono «attenta a spendere questi soldi che non sono tuoi», lei risponde: «Me ne fotto».
Il nome di Rosy Canale era balzato alle cronache dopo la strage di Duisburg del 2007, quando fondò il Movimento delle donne di San Luca associazione con obiettivi legati, soprattutto, alla formazione dei giovani e al lavoro per le donne. Progetti che avevano fatto diventare Canale un simbolo della legalità.