Ph Enzo Lacopo
di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Come risolvere la questione relativa alla diga di contrada Pantaleo, ma soprattutto i tempi necessari per evitare che la struttura sia definitivamente inutilizzabile. Nell’incontro voluto dall’Osservatorio ambientale diritto per la vita, che domenica scorsa in occasione della Giornata mondiale dell’acqua ha organizzato una passeggiata ecologica intorno alla diga, il cui video realizzato da Enzo Lacopo, staff di Lente Locale è stato visualizzato in sala, si è cercato di capire cosa ha portato all’attuale situazione, quello che si sarebbe dovuto fare e non si è fatto per prevenire i danni non solo materiali alla struttura, ma anche economici per tutto il territorio che dovrebbe servire.
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Un argomento tanto scottante quanto quello relativo alle sorti del lungomare, è stato introdotto da Arturo Rocca dell’Osservatorio, sul quale hanno argomentato tecnici quali l’ingegnere Raffaele Macry Correale e il vicepreside dell’Ordine dei geologi, Alfondo Aliberti.
Una struttura imponente costruita dal Ministero delle infrastrutture, data in gestione al Consorzio dell’Alto Ionio Reggino, costata 27 milioni di euro, inaugurata nel 1993, messa in funzione successivamente e che nel 2013 è stata repentinamente svuotata, decisione che probabilmente, così come sostenuto da Macry Correale, forse ha peggiorato la già precaria situazione strutturale. Tecnicamente ha spiegato i problemi, la lesione che si è creata nella parete, un problema a conoscenza dei tecnici che eseguivano i monitoraggi.
Consorzio al quale più volte sono stati chiesti gli atti da parte dell’Osservatorio, alla fine mai pervenuti. «Il collaudo tecnico amministrativo sembra che ancora manchi. Dobbiamo analizzare – ha affermato Decio Tortora in qualità di rappresentante del Corsecom – le cause che hanno portato a questa situazione difficile da comprendere per un’opera così giovane. Le autorità competenti ad ogni livello dovrebbero verificare, fare luce e chiarezza al fine di garantire trasparenza. Una situazione evidenziata dalla relazione tecnica ministeriale e sulla quale in più mi risulta un’interrogazione a risposta scritta presentata da Federica Dieni sull’ eventuale interramento di rifiuti tossici al momento della costruzione».
A rispondere a nome del Consorzio dell’Alto Ionio Reggino, Cecè Carnà, componente del consiglio di amministrazione, al posto del tecnico richiesto dall’Osservatorio. Carnà ha parlato di sei sopralluoghi con i tecnici del Ministero ricordando ai presenti di fare attenzione a parlare di lesioni senza conoscere la reale situazione. «Non faccio passerelle, cerco di risolvere il problema e vi ricordo che lo svuotamento non è stata una decisione del Consorzio».
Tecnici ministeriali dei quali ha confermato la professionalità l’ingegnere Musolino. «L’ingegnere Marmo segue la problematica per il Ministero. Ha esternato in modo elementare a chi di dovere i passaggi da fare per risolvere i problemi della diga e chi di dovere si sarebbe dovuto comportare in un determinato modo e non l’ha fatto. Qui si sta discutendo ancora su cosa fare, ma questo è stato già detto e casi analoghi in altri posti d’Italia sono stati già risolti».
Presenti all’incontro i candidati a sindaco, Giuseppe Caruso, Pietro Sgarlato e Pietro Fuda. Quest’ultimo conoscitore dell’argomento per gli incarichi pregressi ha precisato alcuni passaggi. «La diga non è stata data solo in gestione al Consorzio, ma lo stesso è stato soggetto attuatore. Per risolvere il problema, se non vado errato, servirebbero 800 mila euro, ma il Consorzio non può accedere ai fondi che il governo ha accantonato proprio per questo tipo di lavori perché non ha presentati i rendiconti dei lavori».