di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – Lo scriviamo, come sempre, senza piaggeria: pensare a un piano strategico per l’Unione dei Comuni “Valle del Torbido” , partendo dalle risultanze del 48° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese Italia è un mirabile esempio di lungimiranza politica che, qualora si riuscisse a realizzare i propositi espressi nel corso della manifestazione che ha avuto luogo stasera al palazzo municipale di Marina di Gioiosa, renderebbe la Valle del Torbido la locomotiva dell’intera Locride.
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Proprio così: la presentazione della “fotografia” dell’Italia di oggi attraverso il lavoro di questo importante istituto di ricerca (antesignano in questo genere di attività in tutta Europa) non è stata fine a sé stessa, ma, piuttosto, propedeutica a un lavoro iniziato più di un anno fa con l’idea di costituire l’Unione dei Comuni e proseguito nelle scorse settimane con la firma di Statuto e Atto Costitutivo e con la proposta di realizzare un Gruppo di Azione Locale.
Insomma, gli amministratori di Marina di Gioiosa, Gioiosa Ionica, Mammola, Grotteria, San Giovanni di Gerace e Martone, mostrano una capacità progettuale mai vista a queste latitudini, col supporto della Provincia di Reggio Calabria che, attraverso il messaggio del presidente Raffa riportato nelle parole del sindaco di Marina di Gioiosa Domenico Vestito, sosterrà il Piano Strategico dell’Unione di Comuni “Valle del Torbido” anche e soprattutto investendo proprie risorse.
E lo fanno partendo dall’acquisizione dei dati di un lavoro come quello svolto dal Censis che, come ha detto il moderatore Francesco Macrì (ex sindaco di Marina di Gioiosa) «Deve essere letto e analizzato da ogni amministratore e conosciuto anche dagli studenti degli istituti superiori».
La serata è stata piena di contenuti interessanti, sciorinati in maniera rapida, scorrevole e incisiva.
Lo storico presidente del Censis Giuseppe De Rita, nel corso del suo videomessaggio diffuso dopo i saluti iniziali, ha espresso le linee guida del lavoro svolto, che rappresentano la fotografia di un’Italia definita «Asistemica, Cibernetica e in Grande Deflazione»; un quadro tutt’altro che roseo, anzi, caratterizzato da parecchie tinte fosche, ma che non è rappresentativo di una situazione disperata, perché dalla crisi si può uscire facendo leva su alcune risorse come le donne, i giovani e gli immigrati,ma soprattutto mediante il recupero di un nuovo umanesimo, l’esportazione e la valorizzazione del “made in Italy” e del modo di vivere degli italiani (così apprezzato all’estero), del patrimonio artistico e culturale e dell’enogastronomia che parte dalle tipicità locali.
E siccome “uno più uno fa due”, anche il più sprovveduto degli spettatori ha compreso bene che la Valle del Torbido possiede al suo interno tutte le condizioni di partenza ideali per superare la stagnazione e diventare un modello di sviluppo da esportare in tutto il mondo, finendo per dare un’accezione positiva anche alla globalizzazione.
I CONTENUTI DEL 48° RAPPORTO DEL CENSIS
Sono stati esposti da due figure apicali di questo autorevole istituto di ricerca sociale, ovvero il vice direttore generale Carla Collicelli e il responsabile dell’innovazione Andrea Toma.
Fotografano un’Italia del 2014 che non appare più governabile attraverso i modelli sistemici tradizionali e caratterizzata da realtà autoreferenziali e incapaci di dialogare tra di loro (asistemica, appunto), cibernetica, nella misura in cui fa un massiccio ricorso ai moderni mezzi di comunicazione (primi tra tutti il web e i social network) ma incapace di dare contenuti e significati costruttivi alle reti, e incapace di disporre di risorse per colpa della crisi, ma anche di attivare iniziative costruttive (in grande deflazione, quindi), in cui si risparmia come le formichine per paura del futuro ma non si realizzano investimenti capaci di muovere l’economia perché non c’è fiducia nel futuro, e quindi le risorse umane sono sottosfruttate, tanto che il sistema non è in grado di garantire un’occupazione ai giovani laureati, non si fruisce abbastanza il grande patrimonio culturale di cui l’Italia dispone e ci si rifugia nel narcisismo diffidente dei social network, all’interno dei quali si spia dal buco della serratura la vita del prossimo, stando bene attenti a non condividere i propri dati sensibili, la propria essenza umana, per paura di essere sé stessi.
E’ l’Italia del grande capitalismo atonico, che taglia gli investimenti su tutto, o quasi e che mostra di credere ancora – e timidamente – sulle telecomunicazioni e su ricerca e sviluppo. L’Italia che, come ha spiegato il presidente De Rita «E’ vittima della disintermediazione, non crede più nei corpi intermedi della società e allontana il divario tra il Paese Reale e le istituzioni, siano esse locali, nazionali o europee, e tra il Nord e il Sud del Paese».
Un’Italia sempre più ai margini dell’economia mondiale e in cui il ceto medio si sta impoverendo e disgregando e cui unici capitali circolanti sono la cultura e il “way of life”.
Ma le vie d’uscita da questa situazione ci sono, eccome.
Come ha spiegato Andrea Toma, «Basterebbe partire dalla disincrostazione di vecchie retoriche e populismi, tornare alla realtà concreta ed ai valori intrinseci della cultura nazionale e locale e investire sui propri tesori artistici, culturali ed enogastronomici. La Regione Calabria – ha concluso Toma – ha investito molto sulle grandi manifestazioni – ha citato su tutte la “Varia di Palmi” – ma ha avuto un grande ritorno che ha giustificato gli ingenti investimenti».
E allora – rilanciando il nostro assunto iniziale – “due più due fa quattro”: la Valle del Torbdo ha tutti i numeri per uscire dalla crisi e divenire il locomotore dell’intero comprensorio mediante alcune semplici mosse che chi amministra sarà tenuto a compiere, perché non è da tutti avere tesori archeologici come il Naniglio, una vocazione turistica e agricola da riscoprire e tesori enogastronomici come lo Stocco di Mammola, i dolci tipici gioiosani (solo per citarne alcuni) facendoli diventare veri e propri volani di sviluppo.
Alcune realtà locali stanno da decenni lavorando in tal senso. In particolare, come ha detto il sindaco Vestito, citando il suo omologo mammolese Longo «La Valle è già strategica per la sua omogeneità e per essere al centro delle grandi vie di comunicazione». Se a questo si aggiunge che la ricchezza di Mammola (e in parte di Gioiosa Ionica) è dovuta ai suoi tesori enogastronomici, valorizzati anche dalla locale condotta di “Slow Food”, il futuro appare molto più roseo del presente.
Starà alla capacità di chi amministra tradurre in azioni concrete quanto di buono è stato espresso questa sera.
L’impressione è che la strada intrapresa sia quella giusta. Ai sindaci degli altri comuni (erano presenti, tra gli altri Cesare De Leo di Monasterace e Peppe Certomà di Roccella) ci permettiamo di suggerire di fare tesoro di quanto è emerso stasera. Ai primi cittadini assenti stasera di prestare maggiore attenzione a quanto si intende realizzare nella Valle del Torbido e, last but not least, ai sei sindaci dei Comuni che costituiscono l’Unione “Valle del Torbido” un sincero “in bocca al lupo” per quanto intendono realizzare. Non è un’impresa facile, ma con queste condizioni di partenza nulla è impossibile.
Lente Locale, organo di informazione rigoroso, indipendente, apartitico, attento ai fenomeni del comprensorio e ai fermenti positivi che emergono, farà la sua parte, conscio delle potenzialità che solo il web sa offrire, e certo che chi oggi amministra farà il massimo per dare un futuro migliore alle giovanissime generazioni,