di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
GIOIOSA IONICA – La già prestigiosa biblioteca comunale di Palazzo Amaduri si arricchisce della donazione del patrimonio di volumi del compianto sindaco Francesco Modafferi, un gioiosano illustre, fino a diventare patrimonio pubblico. Questo storico momento è stato celebrato ieri sera proprio a palazzo Amaduri, nel corso di una cerimonia pubblica promossa nel sesto anniversario della sua scomparsa curata dall’amministrazione comunale e dalla famiglia Modafferi, alla presenza di due giornalisti di spessore come Pietro Melia e Bruno Gemelli, autori del libro “Cessarè” incentrato sull’omicidio del mugnaio e giovane militante del Pci Rocco Gatto, definito da Melia «Primo testimone di giustizia della storia».
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E di storia ne è passata tanta a Gioiosa Ionica, per fortuna non invano.
Già, perché nel corso della manifestazione di martedì l’impressione è stata che la donazione del patrimonio librario sia stata l’occasione di ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, le figure di Ciccio Modafferi e Rocco Gatto, e di come le rispettive vicende abbiano rappresentato un momento “spartiacque” in un contesto culturale regionale e nazionale che tendeva a negare persino l’esistenza della ‘ndrangheta o che comunque, tendeva ad ignorarla.
Nelle preziose immagini riprese dal nostro Enzo Lacopo, ci sono le dichiarazioni rese dai protagonisti al cospetto di un folto pubblico che ha apprezzato appieno l’importanza del momento.
- Pietro Melia, alla presenza del fratello di Rocco Gatto, ha aperto i lavori proprio ricordando lui, e l’ex sindaco Ciccio Modafferi, definito «Antesignano dell’antimafia seria, visto che fu testimone al processo a carico degli autori dell’omicidio Gatto, nel corso del quale la sua amministrazione comunale fu la prima a costituirsi parte civile». «Non capisco – ha aggiunto Melia con una punta di rammarico – perché non fu mai candidato al Parlamento». Ma non solo. Pietro Melia ha esortato il sindaco attuale Salvatore Fuda, a modificare la targhetta che indica la via intitolata a Rocco Gatto, inserendo la dicitura «Vittima di mafia».
- Salvatore Fuda, dal canto suo, ha raccolto l’invito aggiungendo come i recenti restauri dei murales dedicati al sacrificio umano di Rocco Gatto siano stati restaurati qualche anno fa «Grazie all’impegno – ha detto – di tutta la comunità e con grandi sforzi anche economici, perché tutti furono coscienti del grande valore simbolico dell’opera».
- Il collega Bruno Gemelli, invece, ha esordito partendo dall’opera giovanile “Cessarè ” scritta a quattro mani con Pietro Melia, quando entrambi erano giovani e talentuosi cronisti, non senza qualche riferimento fuori dal coro.
«Quel libro – ha detto l’editorialista del “Quotidiano del Sud” – fu ignorato dal mondo dell’egemonia culturale comunista dell’epoca perché scritto da due autori indipendenti», aggiungendo che «A quei tempi la parola ‘ndrangheta non si usava e nessuna forza politica se ne occupava, tranne Salvatore Frasca del Psi» e che «Il Pci scoprì la mafia dopo il delitto Gatto».
Riccardo Modafferi, consigliere comunale e figlio del compianto sindaco Francesco ha spiegato che «La scelta di donare i libri della biblioteca di mio padre, caratterizzata dalla forte impronta meridionalista, è nata da noi fratelli perché ritenevamo fosse questa la collocazione più giusta».
Già, perché la cultura dev’essere patrimonio comune di tutta la cittadinanza, e forse questo è il modo migliore per lasciare alle future generazioni il testimone passato dalla mani di un grande sindaco come Ciccio Modafferi.
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