di Gianluca Albanese
LOCRI – Si tratta di una sentenza storica, destinata a fare giurisprudenza e a ridare speranza ai tantissimi lavoratori precari di lungo corso del mondo della scuola. Il Giudice del Lavoro Luciano D’Agostino, infatti, ha disposto l’immissione in ruolo a tempo indeterminato della signora L.A., assistita dall’avvocato locrese Domenico Sergio Ammendolea (nella foto), legale del sindacato Anpa (Associazione Nazionale Personale Ata), il cui riferimento provinciale e’ Vincenzo De Maria. La vicenda , dunque, ha avuto come protagonista un’assistente amministrativo di 63 anni, gli ultimi dieci spesi a peregrinare tra i vari istituti scolastici del comprensorio con incarichi annuali.
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Il ricorso è stato proposto al Giudice del Lavoro di Locri nel 2011, unitamente ad altre centinaia di migliaia di ricorsi, proposti in tutta Italia.
«Si è denunciata – ha spiegato l’avvocato Ammendolea a Lente Locale – la violazione della normativa comunitaria, un caso tutto italiano (al pari di tanti altri), caratterizzato da una legislazione, quella di settore, priva di tutele, nella quale potenzialmente un dipendente può essere “precarizzato” a vita, senza possibilità di entrare in ruolo, senza garanzie.
La pronuncia in questione – ha proseguito Ammendolea – segue quella del Tribunale di Napoli (autore del rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea), di portata certamente storica, considerato che la stessa riguarda latamente il pubblico impiego, nel quale notoriamente vige il principio costituzionale del pubblico concorso di cui all’art. 97 Cost. e, nello specifico, un vessato (e discusso) settore come quello scolastico.
Il Tribunale ha ritenuto di non aspettare la pronuncia della Corte Costituzionale (attesa con ansia e paura dal Governo Renzi), e di stabilizzare, in applicazione della direttiva 99/70/CE, per anni disattesa da una legislazione, quella scolastica, il cui carattere di abusività rispetto alla direttiva citata è stato evidenziato dalla Corte di Giustizia Europea nel novembre 2014 (c.d. “sentenza Mascolo”)».
L’avvocato Ammendolea ha spiegato altresì che «Nella storia della giustizia italiana si tratta di una rivoluzione copernicana.
La decisione del Giudice del Lavoro di Locri è stata audace e coraggiosa, in quanto il giudice avrebbe potuto decidere di disporre solo un risarcimento danni in favore della ricorrente (danno da precariato), considerato che per la Corte di Giustizia non esiste un obbligo da parte dei giudici di disporre l’assunzione.
Tuttavia, il risarcimento non avrebbe certo avuto quella efficacia e quella energia (parametri richiesti dai giudici di Lussemburgo) tale da costituire una misura dissuasiva in grado di scongiurare il ricorso abusivo ai contratti a termine che per anni ha caratterizzato il modus operandi della pubblica amministrazione in Italia.
Inutile dire – ha chiosato l’avvocato – che, pertanto, il significato della sentenza, oltreché giuridico, è anche fortemente politico.
Intanto perché altri tribunali potrebbero trovare il coraggio di seguire gli esempi di Napoli e Locri. E poi perché l’orientamento che il Giudice del Lavoro di Locri ha espresso farà cascare sul MIUR una pioggia di sentenze, da parte del Tribunale di Locri (già subissato di ricorsi analoghi), tutte a danno del Ministero del’Istruzione, il quale potrebbe dover far fronte a notevoli spese, oltre che all’immissione in ruolo del personale docente e Ata».