di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Con Pietro Fuda, candidato a sindaco per la coalizione di centrosinistra, si parla di quello che potrebbe essere il futuro di una cittadina con tante necessità.
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Quali i riscontri e le percezioni dagli incontri che ha organizzato nelle diverse zone di Siderno e se ha cambiato visione rispetto all’inizio, riscontrando delle criticità o delle esigenze a cui lei non aveva pensato.
«Sono stati incontri utilissimi. Credo sarà necessario ritornare in alcune zone, come nella Contrada Lamia dove non c’è stata un’ampia partecipazione. Gli abitanti hanno lamentato scarsa pubblicità sull’incontro. Abbiamo avviato queste riunioni per sollecitare il supporto dei cittadini e, in prospettiva, ottenere questa partecipazione per tutto l’arco dei cinque anni di amministrazione, per avviare un sistema nuovo, un’amministrazione partecipata che sia espressione della volontà degli abitanti. Se riusciamo a mettere in campo questo circuito il nostro lavoro sarà più produttivo. Esempio sarà il Piano strutturale comunale che deve essere espressione dei cittadini. Molte persone pur partecipando agli incontri non hanno chiesto di parlare, ma a conclusione mi sono stati lasciati appunti importanti su questioni da affrontare, che vanno dai diritti fondamentali di un cittadino a situazioni più complesse. È chiaro che le questioni quotidiane è fondamentale siano risolte, ma per questo non è necessario un impegno politico, perché rientrano nei doveri istituzionali, ma noi stiamo portando avanti un discorso differente. L’amministrazione pubblica è generalmente pigra nella realizzazione dei progetti, anche quando i finanziamenti sono già stanziati, spesso ci si lamenta che questi non ci siano, ma non portiamo l’attenzione a quei casi in cui le opere sono finanziate, ma non vengono realizzate. Io cercherò di caratterizzare la mia amministrazione proprio su questo aspetto, dimostrando che si possono realizzare tutte le opere già finanziate, qualificando l’amministrazione con una capacità di spesa, lavorando rispettando le somme a destinazione vincolata e per opere pubbliche che abbiano un ritorno concreto e che non sia futili. Per questo dobbiamo dimostrare di mettere in piedi una macchina tecnico – amministrativa – burocratica che sia nelle condizioni di spendere le risorse a disposizione. Da una ricognizioni solo iniziale che ho fatto presso l’assessorato regionale ai lavori pubblici e attraverso la Cassa depositi e prestiti noi abbiamo giacenti qualcosa come 8 milioni di euro, per ruoli pubblici che in vecchie lire, e lo dico per far comprendere bene l’entità della somma, sono circa 16 miliardi! Tenendo conto che queste opere hanno un moltiplicatore che va da uno a sette, significa che il giro economico che si creerebbe non è certo da sottovalutare. Questo calato in una realtà come quella di Siderno dove molte famiglie sono in serie difficoltà, darebbe il giusto respiro. A questo si aggiunge che abbiamo avuto garanzia dalla Regione che stanzierà circa 7 milioni e mezzo di euro per il ripristino del lungomare ai quali si dovranno trovare e aggiungere circa 2 milioni e mezzo. Ho parlato con il Governatore Oliverio il quale mi ha confermato che stanno lavorando per reperirli. Circa altri 8 milioni di euro sono da spendere per la realizzazione della Casa della Salute, stiamo spingendo affinché si proceda con l’appalto. E ancora un altro appalto in corso per completare la rete fognaria sidernese. Questo è ciò che potrà essere messo in campo con gli interventi pubblici, a cui si aggiungono circa cento pratiche giacenti al comune di iniziative private che devono assolutamente essere sbloccate nel rispetto della legalità. Dobbiamo poi pensare al completamento del teatro, alla sistemazione dello stadio comunale, alla diga e all’illuminazione pubblica estendendola alle zone ancora al buio».
Incontro con la triade commissariale, gli argomenti trattati e le impressioni.
«Abbiamo affrontato la questione relativa al bando per l’esternalizzazione della riscossione dei tributi, decisione sulla quale la coalizione non è d’accordo. Il passato insegna, non abbiamo esperienze positive sulle quali basarci, la nostra idea è di gestirla direttamente. Abbiamo ricordato loro che tra giugno e luglio il Parlamento legifererà su questo argomento e quindi abbiamo chiesto la sospensione del bando per attendere le indicazioni. Ho anche fatto presente alla triade commissariale che la priorità di una comunità è certamente quella di pagare i tributi, ma anche di ottenere dei posti di lavoro, in un contesto come quello di Siderno dove non si registrano iniziative né private, né pubbliche. La nostra priorità è questa, portare lavoro, pulito e serio, mettendo la gente nella condizione di pagare i tributi. Non dimentichiamo anche la necessità di sdemanializzare i terreni demaniali che si trovano sul lungomare. Mi riferisco alla concessione per i campi da tennis e quella dell’associazione Ymca, volto storico di questa città. Mi sembra ridicolo lasciare questo contenzioso in piedi quando il Comune si può riappropriare dei terreni e sdemanializzarli. Vessazioni queste che possono essere evitate e sulle quali si dovrà subito porre rimedio».
Reddito di cittadinanza. Qualche candidato ne ha parlato nel corso degli incontri con la cittadinanza. È un punto del programma? Quanto è realizzabile in un comune in dissesto?
«E’ una questione sulla quale una delle componenti della coalizione discuterà nel corso di un incontro con la presidente dell’associazione Tilt, giorno 29 aprile nella sala delle adunanze. Non credo che con il comune in dissesto si possa pensare a questo, ma riteniamo che la Regione qualcosa possa fare, si ha l’esempio della Sicilia, anche se ce chi sostiene che l’ha potuto fare in quanto regione a statuto speciale. Stiamo verificando e, comunque, mi risulta che una richiesta in tal senso è già stata fatta in Consiglio regionale. Noi cerchiamo di spingere perché si arrivi a questo, proprio perché siamo di fronte ad una situazione non facile».
Città Metropolitana, quale secondo lei la realtà e il futuro?
«È l’ultima occasione che abbiamo come provincia di Reggio Calabria e come regione per superare le difficoltà con le quali conviviamo da sempre. La Calabria, come confermato da tutti gli economisti, soffre di un isolamento geografico ed economico. Tutta la storia economica del Mezzogiorno è costellata di iniziative fallimentari, pochi sono stati i successi. Da tempo ne parlo e non è casuale l’invito a Fabrizio Barca, il piemontese che tanto conosce l’economia del Mezzogiorno, ad essere presente giorno 3 maggio per aprire la campagna elettorale con noi. Tutta l’attenzione in questo momento si sta concentrando sugli incentivi che possono arrivare per l’area Metropolitana, dimenticando con facilità che ne abbiamo avuti sempre in passato, ma malgrado questo le attività produttive sostenute dagli incentivi, muoiono quando questi terminano e gli economisti sostengono che ciò accade perché mancano le “condizioni di contesto”. Fino a quando noi non rimuoveremo tutti i maggiori costi dovuti all’isolamento non si andrà da nessuna parte. Per uscirne abbiamo bisogno dell’alta velocità che sappiamo non esserci da Reggio Calabria a Battipaglia e da Reggio Calabria a Bari. Iniziativa questa che immetterebbe sui circuiti nazionale ed internazionali una realtà al momento isolata, di questo beneficerebbe anche Messina, così come le altre provincie calabresi. Sia la Campania, sia la Puglia stanno lavorando in sintonia ed entro qualche anno sarà completata l’alta velocità tra Napoli e Bari e si andrà a concentrare tutto tra queste due regioni e la Basilicata, isolando ancora di più la Calabria. Punto di forza dell’intero Mezzogiorno è la posizione geografica per la logistica verso i mercati dell’Africa e del Medio Oriente e parlare di questo significa ferrovie, strade, porti e aeroporti. Per svolgere un ruolo chiave è necessario che ci dotiamo di infrastrutture adeguate e la ferrovia e la prima da ammodernare e poi segue il resto. Condivido l’idea di Cofferati quando dice che il lavoro non si crea con la legge, ma aprendo i cantieri, finalizzandoli non solo ad una occupazione provvisoria, ma alla costruzione di opere che una volta completate possano riattivare il sistema economico».
Come risponde a chi considera lei e i rappresentanti politici e non solo che appoggiano la sua candidatura come il passato?
«Un giudizio sulle persone si può dare esaminandone l’operatività. Per mia esperienza posso dire che molte persone che ritengono di essere progressisti, non sono altro che dei conservatori. Sono una persona che ha perso tante battaglie politiche, spesso perché le mie idee erano troppo progressiste, però devo fare una costatazione. Da presidente della Provincia ho aperto 400 cantieri, realizzando una marea di istituti scolastici per i quali sono stati spesi oltre 400 miliardi delle vecchie lire, ma chi è venuto dopo di me non mi sembra che abbia speso per il territorio provinciale. La Provincia ha 1000 miliardi delle vecchie lire per la viabilità non utilizzati. Io speravo che i miei successori mi potessero superare nel numero di cantieri aperti e nella qualità delle opere, ma così non è stato. Con gli istituti costruiti l’ente ha risparmiato qualcosa come 6 miliardi in lire di affitti. Quando parliamo di vecchio e di nuovo sarebbe bene che le persone si mettessero all’opera e dicessero come interpretano il vecchio e il nuovo. Noi abbiamo intenzione di creare una classe politica nuova, siamo una coalizione che si è raccolta intorno ad un programma concreto, non teorico. Questo per dare risposte ad una società civile lontana dalla politica perché stanca delle aspettative disilluse. Noi vogliamo trasmettere il nostro impegno e dare risposte concrete alla collettività. Io mi sono confrontato con molti giovani già vecchi e molti anziani ancora giovani nello spirito e nelle idee. La preoccupazione non è la mia età, ma cercare di formare una classe dirigente che sappia rispondere alle esigenze del territorio. Una classe per il Mezzogiorno ancora non strutturata è la vera vulnerabilità del territorio, a prescindere dall’appartenenza politica e io sono convinto che una classe dirigente si forma solo nell’esercizio delle funzioni. Detto questo le persone con le quali abbiamo deciso per questa coalizione sono persone che stimo e l’obbiettivo nostro non è quello di insediarci ed occupare il comune, perché ci vuole coraggio ad andare ad amministrare un comune in dissesto, c’è stato invece un motivo di orgoglio siamo qui per dimostrare che ci sono persone che posso far riprendere Siderno. Per quanto riguarda Mimmo Panetta io non ho che da esprimere apprezzamenti, ha dato prova della sua capacità. Vedo in lui una delle persone più operative. Allo stesso modo stimo i componenti di Siderno Libera, espressione di una forma associativa che può dare un contributo molto forte alla crescita di Siderno, raccolgono quel dissenso che c’è in giro che è fondamentale canalizzare e utilizzare positivamente e poi il PD, il partito principale. Non è nella mia natura fare attacchi personali, non servono a nulla, noi stiamo affrontando una campagna elettorale forte di argomenti e obbiettivi da raggiungere per il bene del comune e su questo ci misuriamo. Se non avremo la capacità di portare a compimento tutto questo, dobbiamo sgomberare il campo e dimetterci. Io mi auguro che quando ce ne andremo, per quanto mi riguarda sarà la solo consiliatura che farò, chi subentrerà, a prescindere dal partito politico di riferimento, si continui sulle cose buone che riusciremo a fare».
Siderno è un Comune sciolto per mafia, lei parla da “Sindaco”, come si pone su questa questione alla luce anche di ciò che è accaduto al dottore Pier Domenico Mammì?
«La decisione di non continuare del dottore Mammì mi è sembrata essere assolutamente personale e, comunque, chi di dovere sta indagando e sembra che l’episodio non sia collegato in alcun modo con la questione politica. Non voglio entrare nel merito del perché si sia ritirato e della questione in sé. Sono rimasto sorpreso dalla sua volontà di candidarsi, perché se non si conoscono i problemi del paese, andarsi ad esporre non porta a nulla. Lui è un professionista, però esperienza politica non né ha. Sulla questione dello scioglimento ci sono comuni che lo dovevano essere e non è accaduto nulla e comuni che potevano non essere sciolti e invece lo sono stati. Quando ero al Senato ho presentato un disegno di legge per regolare, non per evitare lo scioglimento e il primo firmatario di questa bozza è stato il senatore Gian Nicola Sinise, magistrato e sottosegretario all’interno con delega ai servizi. Lo scioglimento è un argomento che nello specifico non è mai stato affrontato perché al maggioranza trasversale è dell’avviso che il Comuni si devono tenere sotto i piedi. Lo scioglimento di un comune per me non è la vittoria dello Stato, è la sconfitta del sistema democratico. Appena c’è una competizione elettorale si fanno avanti i partiti anche nei comuni più sperduti e ognuno pretende di mettere il proprio sindaco. Una volta concluse le elezioni quel sindaco resta solo con se stesso e i suoi problemi, trascinato da una parte e dall’altra senza alcuna protezione da parte dei partiti. Se noi andiamo avanti di questo passo quanto prima non si troverà più nessuno che voglia candidarsi a sindaco. Io non sono contro lo scioglimento, ma vorrei che venisse regolato. Con quel disegno di legge volevamo concentrare l’esclusione in consiglio solo delle persone direttamente interessate e volevamo anche che al Ministero dell’Interno venisse costituito un corpo speciale di amministratori capaci che sarebbero dovuti essere nominati come elemento di separazione tra la rappresentanza elettiva e chi andava ad eseguire i programmi, in modo che fosse un tecnico a rispondere. Uno dei punti deboli del commissariamento sono lo stuolo di consulenti non preparati. La gestione commissariale dovrebbe essere un esempio di buona amministrazione, non di paralisi, ma non mi sembra che si stiano dando questi esempi. I cittadini sembrano agli arresti domiciliari! Prendiamo la questione del lungomare, arriva la mareggiata e per un danno del genere sarebbe dovuto arrivare il responsabile nazionale della Protezione civile, ma qui non è venuto nessuno. Eppure i commissari che rappresentano lo Stato avrebbero dovuto avere l’autorevolezza per focalizzare l’attenzione nazionale sul danno. Altro problema che, se verremo legittimati con il voto, dovremmo subito affrontare è la questione dello svincolo della nuova strada statale 106. Siamo stati trattati dall’Anas e dalla stessa Astaldi in modo indecoroso. Quest’ultima mi risulta abbia firmato un protocollo d’intesa per la riparazione delle strade a conclusione dei lavori e invece è andata via senza pagare i bar, gli affitti, senza fare i lavori promessi e non mi sembra che ci sia stata una voce autorevole da parte dei commissari affinché questo non si verificasse. Sono assolutamente convinto che gli esempi di rispetto della legalità debbano partire dalle istituzioni. Se l’esempio è giusto i cittadini capiscono che c’è da rispettare leggi, diritti e doveri, ma se le istituzioni sono la sede dell’intrallazzo e dell’imbroglio, i cittadini non ricevono alcun segnale positivo. La prima risposta da dare è cominciare a fare le cose per bene perché quando pensiamo al venir meno della legalità l’associamo a quello che va a rubare, ma la legalità non la rispetta neanche l’amministrazione che ti blocca una pratica per mesi, quando potrebbe essere evasa in una settimana».