di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Una due giorni di mobilitazione, un flash-mob per dire no al DDL “La Buona Scuola”. Docenti precari e studenti si sono riuniti ieri sera, nella centralissima Piazza Camillo Costanzo di Bovalino e questa mattina in Piazza Marino per rivendicare i loro diritti e per manifestare il loro dissenso verso il disegno di leggo realizzato dal governo Renzi. Sono scesi in piazza per manifestare il loro dissenso, per dire no ad una riforma che intende “La Scuola come un’azienda, l’insegnamento come profitto e gli studenti come merce”.
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S’intona l’inno nazionale, e si discute e si leggono a gran voce gli articoli 3, 33, 34 e 97 della Costituzione Italiana, quest’ultimo sancisce il principio secondo cui nella Pubblica Amministrazione si acceda per concorso. Sono in tutto una sessantina i partecipanti, vengono oltre che da Bovalino, da Benestare, Ardore, Sant’Ilario. Oggi ognuno di loro ha aderito allo sciopero promosso dai Cobas, e un un secondo incontro si è tenuto questa mattina a Piazza Marino. Cartelloni e palloncini colorati poi insieme davanti all’istituto comprensivo in via XXIV maggio. Qui un breve colloquio con iL dirigente scolastico che si sarebbe dimostrato solidale con la protesta dei docenti.
Ma perché i docenti scioperano, cosa motiva una mobilitazione nazionale che trova il sostegno anche dei docenti universitari? Perché vede coinvolti docenti di ruolo precari e studenti?
Il Disegno Di Legge e la protesta
Un punto sul quale si è molto dibattuto nelle scorse settimane ed ancora oggi è argomento di discussione e il rafforzamento dell’autonomia scolastica, ovvero quel regolamento secondo cui saranno i dirigenti scolastici sulla base di colloqui e curricula a scegliere i docenti. Una mentalità che ricorda molto quella aziendale con notevoli rischi verso un personalismo scottante e un’eccessiva responsabilità e data ai dirigenti. In pratica verranno istituiti degli albi regionali, divisi in liste provinciali e sub provinciali, nei quali i dirigenti potranno scegliere chi assumere in base ad un personale criterio. Nelle liste confluiranno i neoassunti e i docenti già di ruolo, che potranno essere scelti solo a seguito di una volontaria domanda di mobilità. Il dirigente potrà proporre ai docenti un incarico su cattedra o su organico funzionale in base al curriculum. La proposta potrà essere avanzata anche a docenti che coprono in modo stabile una cattedra in altra scuola. Gli incarichi si rinnovano ogni tre anni. Considerando questi punti si paventa anche il rischio di perdita di continuità d’insegnamento oltre che di qualità. I
Ma la protesta non si ferma solo al netto no al Preside-sceriffo. La mobilitazione tocca punto per punto il DDL, e così si protesta conto la distribuzione delle risorse, continuano i contributi statali alle scuole private, ossia gli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i loro figli alle paritarie, contro il mancato stanziamento nel DDL degli annunciati fondi per la sicurezza degli edifici e l’introduzione di nuove tecnologie. Si arriva allo snodo precari che oltre all’abolizione totale della terza fascia, prevedrebbe invece delle 100 mila assunzioni promesse dal governo, solo 40 mila almeno secondo i calcoli dei sindacati e non scatterebbero subito e automaticamente, ma solo a chiamata da parte dei presidi.
Infine protestano anche contro il metodo di valutazione dell’Invalsi, “da abolire perché penalizzerebbe le forme più creative e personali di studio, appiattendo la “valutazione” su un’oggettività che stride con l’idea di una scuola per tutti in cui il grado di preparazione degli allievi non può essere certo determinato da un’agenzia privata attraverso prove a quiz”.
Di contro ecco le proposte che lo sciopero di oggi ha messo sul tavolo di discussione, qualora vi fosse, come affermato dal presidente del Consiglio Renzi, “Possibilità di dialogo”.
Il ritiro in blocco del disegno di legge e un decreto d’urgenza per immettere in ruolo tutti i precari della scuola (abilitati e non). Un esercito di 600mila persone (tra cui i precari “veri”e quelli con più di 36 mesi di servizio) a fronte delle 36mila cattedre disponibili il prossimo anno.