di Questura Reggio Calabria
RIZZICONI – Nella mattinata odierna la Polizia di Stato nell’ambito della lotta all’illecita accumulazione di ricchezze ha messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta, attraverso l’aggressione ai patrimoni illeciti nella disponibilità dei principali esponenti della potente e pericolosa cosca “CREA”, operante nella piana di Gioia Tauro.
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È stata, infatti, data esecuzione a 6 provvedimenti di sequestro beni emessi dal locale Tribunale – Sezione Misure di prevenzione, originati da altrettante proposte del Sig. Questore di Reggio Calabria, effettuate sulla scorta di un’articolata attività di natura patrimoniale effettuata dalla locale Divisione Anticrimine.
L’attività in questione rappresenta la naturale evoluzione delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e coordinate dalla DDA reggina (c.d. Operazione“Deus”), a conclusione delle quali, in data 04/06/2014, è stata data esecuzione a una’ordinanza, emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, con la quale sono state disposte, nei confronti di nr. 16 persone, le misure della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari per i delitti di associazione di stampo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni e truffe alla Comunità Europea.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre a CREA Teodoro cl. ’39, capo storico della famiglia, e buona parte del suo nucleo familiare, risultano anche altri esponenti di spicco della ‘ndrina – quali CREA Antonio detto “u Malandrinu” e CREA Domenico cl. ’54 detto “Scarpa Lucida”, legati da vincoli di parentela con il suddetto capo della consorteria criminale – e tre ex amministratori pubblici del Comune di Rizziconi.
In particolare, l’attività investigativa ha evidenziato l’assoluta egemonia della cosca CREA, esplicata sul territorio come una vera e propria “signoria”, sia nell’esercizio delle tradizionali attività criminali che nel totale condizionamento della vita pubblica, tanto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Consiglio Comunale di Rizziconi.
Inoltre, nel corso delle indagini, è emerso che Giuseppe Crea cl. ’78, nonostante fosse latitante dal 2006, attestava falsamente di essere un imprenditore agricolo, procurandosi così un ingiusto profitto, consistito nell’indebita erogazione da parte dell’A.G.E.A. dei contributi comunitari relativi Piano di Sviluppo Rurale per oltre 180 mila euro.
Analogo reato è stato contestato al padre Teodoro Crea, alla madre Clementina Burzì e alla sorella Marinella, per contributi pari a quasi 50 mila euro.
I provvedimenti ablatori hanno interessato svariati beni riconducibili a CREA Teodoro cl. ’39, boss indiscusso dell’omonima cosca – in atto sottoposto al regime del 41 bis – i figli Marinella, Giuseppe e Domenico cl. ‘82 – questi ultimi due attualmente latitanti – CREA Antonio cl. ’63 detto “u Malandrinu” e CREA Domenico cl. ’54 detto “Scarpa Lucida”, in atto detenuti.
Le indagini patrimoniali hanno dimostrato che i citati soggetti, in virtù della loro appartenenza al clan mafioso, erano riusciti, con il profitto derivante dalla gestione delle attività illecite e avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che reinvestivano nell’acquisto di terreni, società e beni immobili, intestati, al fine di eludere la normativa antimafia, ai propri familiari o a soggetti terzi.
Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative, ha disposto il sequestro dei seguenti beni:
• edificio di pregio, composto da tre appartamenti e 2 locali uso deposito/garage, ove dimora il boss Teodoro CREA e le famiglie dei figli Giuseppe e Domenico;
• villa di pregio;
• unità immobiliare composta da due abitazioni e un locale uso deposito;
• immobile in corso di costruzione;
• unità immobiliare composta da tre appartamenti e un locale destinato all’esercizio di attività commerciale;
• un appartamento;
• unità immobiliare composta da due stabili adibiti, rispettivamente, a caseificio e abitazione;
• 6 fabbricati adibiti a stalle;
• 22 terreni;
• impresa (“IL PUNTO s.a.s”, attiva nel campo della gastronomia, rosticceria da asporto e conduzione di pub, birrerie, creperie, ristoranti e altro) e il relativo patrimonio aziendale;
• quota, pari al 20% del capitale, relativa alla società “CREA MODA s.r.l.” (attiva nel campo del commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature);
• conti correnti e titoli AGEA.
Il valore del patrimonio sequestrato ammonta complessivamente a circa 6 milioni di euro.