RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
LOCRI – Quando non si hanno valide argomentazioni in giustifico di un comportamento scorretto, ci si “ arrampica sugli specchi”. E’ questa l’immediata considerazione che non può non scaturire dalla risposta pregna di indignazione da divinità offesa da parte del nostro Primo cittadino che, anziché meditare sullo sgarro operato, sproloquia su mie“ assurde critiche “ ,“farneticazioni”, miei pretesi” insulti” addirittura “ al limite del decoro e della diffamazione”, definisce mio padre non fondatore ( come risulta anche chiaramente dagli atti notarili di nascita del Premio oltre che per lunga, cittadina conoscenza) ma co-fondatore del Giugno Locrese aggiungendo tutte sue farneticazioni e menzogne che non trovano alcun appiglio nella realtà dei fatti.
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Per prima cosa, vorrei evidenziare che la mia buona cultura ed educazione (anche ereditate da mio padre) hanno fatto si che l’articolo, da me qui in precedenza pubblicato, sia totalmente privo degli insulti di cui sopra ( cosa di cui invece trabocca la sua risposta) e che si limiti, semplicemente, a denunciare l’avvenuta sottrazione dei diritti sul Premio detenuti dalla mia famiglia per meglio esaltare, attraverso lo stesso, lustri di carattere tutto politico e non culturale. In risposta a quest’ultima mia affermazione, il Sindaco risponde testualmente, in relazione alla Giuria del Premio, che i suoi componenti rispecchiano completa “ estraneità alla vita politica cittadina”.
Altra menzogna. Si legge chiaramente , sul bando pubblico del Premio, che tra i 7 componenti della giuria ci sono 1) Il Sindaco della città di Locri” 2)L’assessore alle attività culturali 3) Il Presidente del Consiglio comunale. Sono personaggi estranei alla vita politica cittadina? A quanto pare, lui ritiene di si. E penso anche sia inutile una mia ricerca attorno a fantomatiche pubblicazioni di carattere culturale ( e, nel necessario specifico, di poesia )da parte anche degli altri membri della Giuria…Non si offenda dunque, se, dal basso della mia “mediocre cultura” ( come lui la definisce) io ponga degli interrogativi a riguardo. Attendevo comunque con ansia le giustificazioni da lui apportate all’esclusione della mia famiglia ( da me rappresentata) dal Premio dal momento che non avevo avuto prima il piacere di ascoltare sia per telefono ( irreperibile!) né in risposta alla mia lettera aperta a lui indirizzata su facebook ( cui invece aveva fatto seguito il mio banno immediato) una sua chiarificazione a riguardo.
E’ “ un patrimonio pubblico che non può rientrare nell’eredità personale” scrive in prima analisi. Che una manifestazione culturale sia ( e debba esserlo!) un patrimonio pubblico, è cosa innegabile e, per di più, vanto e finalità anche di chi la fonda. Ma questo non implica che il Comune se ne debba allora impossessare estromettendone la famiglia del fondatore mentre dovrebbe invece ricercare una simpatica e fattiva collaborazione da entrambi i lati per portare avanti, in perfetta intesa, un discorso di cultura, memorie e lustro della propria città. E questo è stato finora fatto, fino all’attuale amministrazione comunale che invece vuole agire in proprio negando qualsivoglia diritto e compartecipazione .
Altra motivazione addotta: “considerato il comportamento della stessa ( sarei io) sia in fase di valutazione testi sia nella serata conclusiva”. Ritengo che, in fase valutazioni testi, il mio comportamento sia stato esemplare ed ispirato a serena sopportazione nei confronti dell’assessore Sofia nonostante i suoi comportamenti poco corretti nei miei confronti tra cui, nella stessa sede, il diniego di consegnare io la coppa di mio padre e di leggere una breve poesia in suo ricordo ( cose ottenute solo grazie all’intervento del Presidente del Premio). Nella serata conclusiva, salita sul palco per consegnare la coppa, mi sono sentita dire dalla Sofia “No, la consegna un’altra persona” che, infatti, è stata chiamata sul palco. Naturalmente ( come chiunque avrebbe fatto), me ne sono andata. Ho saputo solo il giorno dopo che erano state create più coppe e che io ne avrei consegnata una dopo ma la Sofia ( in chiara linea con l’atteggiamento sopra denunciato) non mi aveva resa compartecipe della novità e neppure all’ultimo momento. Ritengo perciò, all’inverso, siano condannabili altrui comportamenti e non di certo i miei. E questa scusa regge ancora di meno in considerazione che già l’anno scorso mi ero vista esclusa ma poi ammessa grazie all’intervento, sempre presso la Sofia, di un sindaco decisamente più corretto e giudizioso di quanto non si sia dimostrato quest’anno. Quali comportamenti, allora, avrebbero ispirato nella Sofia le medesime, drastiche decisioni dell’anno scorso se il Premio era stato ripreso per la prima volta dall’attuale amministrazione comunale e mai, di conseguenza, avevo cooperato con loro?
In conclusione, riprendendo le parole dello stesso sindaco, lo invito io ad assumere “ un atteggiamento serio, costruttivo e propositivo non perseverando in comportamenti che sicuramente non fanno onore” al ruolo da lui ricoperto ricordandogli ulteriormente che la politica, per sua stessa definizione, deve essere al serviziodel cittadino e della cultura…e non viceversa.