di Ilario Balì
ROCCELLA JONICA – Mentre in altri Comuni vicini erano in corso le elezioni amministrative, un anno dopo il suo insediamento il giovane gruppo di minoranza di Roccella Jonica dimostra di non provare soggezione e timore reverenziale verso l’amministrazione guidata dal sindaco Certomà. E l’incontro promosso domenica sera da “Roccella bene Comune” è servito per fare il punto della situazione sul porto turistico “Delle Grazie”, la cui gestione è ormai diventata un caso politico.
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La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 13 luglio prossimo, giorno in cui scadrà la presentazione delle offerte per rilevare il 51% ceduto da Invitalia, l’agenzia di proprietà del Ministero dell’Economia e che fa parte della società “Porto delle Grazie srl”. «Siamo convinti – ha affermato il blogger e sostenitore del gruppo di opposizione consiliare Nicola Iervasi – che in una gara che presuppone una offerta significativa, il Comune non possa risultare vincente. Tutti sapevano delle enormi difficoltà in cui versava il socio di maggioranza. Già da tempo si parlava della messa in liquidazione, da parte di Invitalia, della società Italia Navigando. Ma a Roccella – ha rincarato Iervasi – con le elezioni vicine non si poteva far vedere che tutto era perduto». Sulle attuali condizioni della struttura turistica Iervasi, per usare un eufemismo, la tocca piano: «Non esiste la sorveglianza, i furti nelle imbarcazioni sono aumentati. Il panorama del porto oggi è quasi desolante, fatta eccezione per lo straordinario lavoro della Capitaneria di Porto e per l’attività del bar ristorante che con la sua eccelsa attività ha fatto della pizza al metro l’elemento più conosciuto per i diportisti, scesi dai 400 di marzo 2014, ai 160 attuali a cui la società ha imposto contratti capestro. Si promettevano servizi e privilegi, si sono realizzati disservizi e ostacoli».
Il tempo per rimediare c’è. E le ricette della minoranza roccellese per il rilancio e lo sviluppo del porto di Roccella sembrano alla portata della cittadina rivierasca. Di economia del mare ha parlato il consigliere di opposizione Chiara Melcore: «Il primo obiettivo è quello di sostenere l’alto valore sociale e culturale del diportismo e favorire lo sviluppo della nautica – ha spiegato la Melcore – con un accesso maggiore alle acque marittime dal costo sostenibile. Senza dimenticare la pesca turistica sul modello Sicilia, facilmente realizzabile in un paese a forte vocazione peschereccia. Una buona società di gestione – ha proseguito – deve fornire una massima collaborazione all’associazionismo senza fini di lucro. Vogliamo rendere il porto più accessibile e attrattivo per i diportisti delusi. Era stata promessa, ma mai mantenuta da questa amministrazione la creazione di una darsena riservata ai nostri marinai. Siamo pronti a continuare questa lotta».
Di taglio tecnico l’analisi del consigliere Vanessa Riitano, professione ingegnere ambientale: «Oltre ad aver un vistoso e pericoloso fenomeno di erosione costiera – ha rimarcato – il nostro porto periodicamente si riempie di sabbia nella parte dell’imboccatura. Le conseguenze di una trascuratezza in tal senso possono essere devastanti. Nel piano delle opere pubbliche approvato lo scorso anno era previsto un intervento da 3 milioni e 600 mila euro per la difesa della costa, ma ancora di tutto ciò non si vede traccia. Chiediamo che il ripascimento costiero venga eseguito insieme al dragaggio del porto».
Non ha usato mezzi termini infine Domenico Circosta, un anno fa competitor per la poltrona di primo cittadino. La sua analisi parte da lontano: «L’idea del porto è nata nel 1985 – ha sostenuto – Ed è singolare che si discuta dello sviluppo a distanza di 30 anni passati invano. Si è registrata una perdita del 60% di barche, a conferma che quella scelta errata di quadruplicare i prezzi per le piccole imbarcazioni ha determinato la fuga dei diportisti e lo stato di gravissima crisi della struttura. Per realizzare il porto di Roccella sono stati spesi 43 miliardi dal bilancio dello Stato. Attualmente sono impiegate solo 4 unità lavorative. Prima si diceva che il Comune deve essere titolare, ora non si dice più perché si sa che non è possibile ma non si ha il coraggio di dirlo ai cittadini. Sono i numeri e i fatti ad essere impietosi e a condannare le scelte reiterate e sbagliate di chi si è ritenuto l’unico soggetto ad avere parola sulle vicende del porto. Chiunque sarà ad avere la maggioranza del porto deve sapere che bisogna invertire la rotta rispetto alle scelte sciagurate fatte in passato. Non vogliamo – ha chiosato l’avvocato – che sul porto sventoli la bandiera bianca, ma quella arcobaleno della pace e dell’accoglienza».