di Gianluca Albanese
SIDERNO – Per carità: nulla di ufficiale ancora. Ma se le indiscrezioni diffuse stamattina dalla nostra Emanuela Alvaro dovessero presto trovare riscontro nelle nomine nel nuovo esecutivo da parte del sindaco Fuda, significherebbero molto, moltissimo. Prima, però, è il caso di riepilogare quanto la nostra brava collega ha carpito, informando per prima i lettori del costituendo assetto di giunta.
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Partiamo dall’accordo per l’elezione del presidente del consiglio comunale, carica che sembrava fosse attribuita senza indugio al consigliere eletto col più alto consenso elettorale, ovvero il segretario del circolo cittadino del Pd Mariateresa Fragomeni. Secondo gli ultimi “spifferi” dal Palazzo, Fuda avrebbe in serbo per “Mrs. Preferenze” solo il “contentino” del posto di vicesindaco, con una delega nemmeno di primissimo piano.
L’intento del primo cittadino, infatti, sarebbe quello di spegnere sul nascere ogni tentazione di giocare un ruolo egemone nella coalizione a un singolo soggetto politico. Nessuna “golden share”, dunque, per il direttivo del circolo cittadino del Pd, e nemmeno per Fattore Comune con a capo Mimmo Panetta.
E allora, per il ruolo più importante nell’istituzione comunale (dopo quello del sindaco), ovvero il presidente del civico consesso, il sindaco preferirebbe che tutti convergessero su un nome gradito a tutti, il più possibile bipartisan e, comunque, stimato da tutti i soggetti politici cittadini.
Facile pensare, dunque, a due “figli d’arte” di due Giuseppe che furono tra i protagonisti di quella “Siderno bella e gentile” governata per decenni da giunte socialcomuniste, ovvero Paolo Fragomeni ed Anna Romeo.
La partita per il ruolo di vertice dell’assemblea cittadina si giocherebbe tra loro due.
Scontate, invece, appaiono le nomine di Gianni Lanzafame (in quota Siderno Libera) e Bianca Gerace (per il Centro Democratico), mentre il leader di Fattore Comune Mimmo Panetta sembrerebbe abbandonare ogni velleità di far nominare come esterno in giunta la professoressa Rita Commisso e allora il nome giusto per l’esecutivo Fuda in quota Fattore Comune sarebbe quello di Ercole Macrì, per il quale si pensa ad un assessorato ai Grandi eventi e allo Spettacolo, sulla falsariga di quello affidato, nella vicina Locri, al re della “movida” locridea Peppe Fontana.
A questo punto rimane solo un tassello. Posto che il direttivo del Pd sembra aver perso ogni velleità di indicare il nome di Carlo Fuda in giunta, dopo il ruolo da vicesindaco dato alla Fragomeni e dopo che il posto di presidente del consiglio comunale si giocherà tra l’indipendente Anna Romeo e il leader della minoranza interna del partito Paolo Fragomeni, l’ultimo tassello da inserire non riguarderebbe, stando agli ultimi rumors, una lista o un partito nell’accezione classica del termine, ma una sorta di formazione “liquida”, interclassista, trasversale e quasi onnipresente, ovvero il gruppo dei post-cherubiniani, già indicati da Lente Locale come i veri vincitori di questa tornata elettorale, insieme, ovviamente, al sindaco Fuda.
Il primo cittadino, infatti, avrebbe in animo di chiamare come assessore non Giuseppe Figliomeni (eletto nella lista del Centro Democratico con 554 preferenze), e nemmeno Giorgio Ruso, secondo dei consiglieri eletti nella lista del Pd con 410 voti, ma l’esterno Peppe Pedullà, altro leader storico del gruppo.
Una compagine, quella cresciuta secondo gli insegnamenti dell’ex consigliere regionale, che attraverso una sapiente strategia elettorale, ha dapprima piazzato i candidati col consenso potenziale più forte in due liste diverse (ci riferiamo, ovviamente a Figliomeni e Ruso), garantendo, dunque, l’elezione di entrambi, assisterà, compiaciuta, al subentro in Consiglio di Salvatore Pellegrino (già sostenitore dell’ex sindaco di centrodestra Riccardo Ritorto) come primo dei non eletti nella lista Pd dopo l’ufficializzazione della nomina in giunta di Mariateresa Fragomeni e ora potrebbe ottenere anche l’assessore esterno, qualora fosse confermata la nomina di Peppe Pedullà.
Quattro piccioni con una fava, dunque.
Con buona pace dei candidati più vicini a Panetta e ai militanti più fedeli alla linea del direttivo del Pd, come Alessandro Archinà, il cui subentro nell’esecutivo non arriverà per soli dieci voti di preferenza presi in meno rispetto a Salvatore Pellegrino.
Dunque, se così fosse, le quattro colonne della nascente amministrazione Fuda sono state piantate; anche la quinta.
Ma se l’assetto che abbiamo appena disegnato fosse suffragato dai fatti, significherebbe pure che il direttivo del circolo Pd, e in primis il segretario Mariateresa Fragomeni, sarebbe costretto a pagare (con la rinuncia all’indicazione di Carlo Fuda o altri fedelissimi in giunta) il fio dell’accordo elettorale stipulato coi socialisti post-cherubiniani già lo scorso autunno, quando Ruso, Pedullà e compagni sostennero apertamente alle elezioni regionali il segretario provinciale del Pd Sebi Romeo.
Un accordo che per ora ha reso più ai socialisti postcherubiniani che al direttivo del circolo Pd, e i cui effetti potrebbero riverbersarsi anche nelle future stagioni congressuali degli organi territoriali del Pd.