Beagle liberati dal laboratorio hanno trovato casa: «Non renderemo i cuccioli». I nuovi amici a due zampe dei beagle sottratti all’allevamento di Green Hill rispondono d’impulso messi di fronte alla possibilità che la Cassazione annulli il sequestro dei cani. Di aver avuto i cuccioli solo in «affido» i nuovi proprietari lo sanno bene, le associazioni che hanno gestito il passaggio dei beagle dai canili alle famiglie hanno spiegato nei dettagli la faccenda. Ma lo stesso non si può resistere a un Toby che si fa ammirare mentre fa l’orsetto su due zampe o un Nelson che chiede coccole a volontà e ancora è tanto timido da non aver imparato ad abbaiare.
Al Parco degli animali di Ugnano, canile rifugio del Comune di Firenze l’estate scorsa erano arrivati quattro dei cuccioli vissuti a Montechiari in gabbie illuminate da luce artificiale, selezionati per essere docili. Erano destinati ai tavoli dei laboratori scientifici, alcuni animalisti li hanno portati via, la magistratura ha deciso per il loro sequestro, poi varie associazioni hanno lavorato per dare loro una casa. Usciti da quelle gabbie i beagle dovevano imparare tutto del mondo. Non sapevano cosa fosse il sole, che odore avessero gli umani, che suoni ci fossero in giro, che sensazione dava appoggiare le zampe sull’erba. Ecco oggi Toby difende il «suo» territorio, la sua casa a Impruneta con abbai decisi verso gli estranei che si avvicinano; Lillo è felice di giocare con il suo fratello felino, Zoe, si rincorrano e si saltano addosso.
Nelson richiede cibo con occhi pietosi, e golosi, come tutti quelli della sua specie. Al parco degli animali dove ha imparato i suoi primi giochi con le palline o l’uscita al guinzaglio, era stato battezzato dai dipendenti Grisù. Quando ha cambiato vita ha cambiato anche nome, ora risponde al nome di Nelson e vive a Vicchio: «All’inizio era molto impaurito, ora lo si vede confuso solo nei luoghi che non conosce — racconta Elisa Fantechi a cui è stato affidato il cucciolo — gli curiamo ancora il pelo, prende delle vitamine e la cosa più strana è che non abbaia, ha voce ma non la usa per abbaiare». Volere Nelson e i suoi compagni di sventura indietro per Elisa sarebbe voler fare solo «un dispetto» alle famiglie. «Non se ne fanno più nulla, sono contaminati dall’ambiente esterno. Non glielo riporto, qualche modo ci sarà per tenerlo con noi». «Hanno loro il coltello dalla parte del manico —- commenta Sibilla Catarzi, affidataria di Toby — ma ormai questi cagnetti fanno parte di noi. Senza contare che ne hanno già avuto diversi di traumi. Non potrei mai renderlo». Il destino dei beagle sarà deciso il 21 febbraio prossimo, ma il rifiuto a restituirli risuona quasi in tutte le case dove i cuccioli di Montechiari hanno trovato vere amicizie: «ma è il mio cane, preferirei farlo scappare», dice anche Pietro Argentino che abita a Ronta con i due inseparabili Zoe, il gatto e Lillo, il beagle che all’inizio aveva paura degli uomini e si andava a nascondere. «Piano piano ha trovato la sua tranquillità — racconta Pietro — ci sono voluti diversi mesi, ora gioca allegro tra il divano in garage e il giardino. Ulula spesso, ma anche lui non abbaia mai». L’ultimo dei quattro beagle «fiorentini» è stato chiamato Ugo, è «quasi un cane da circo, sembra addestrato — raccontano nella sua nuova famiglia — è capace di fare su due zampe un’intera stanza. Ora è sereno, solo i primi tempi cercava di scappare: è il cane di casa a tutti gli effetti». Eppure su di lui come sugli altri pesa un contratto: «Quando lo abbiamo preso abbiamo accettato delle regole — commenta Letizia Bettini — sappiamo che c’è la possibilità che ci chiedano di restituirlo. Il cuore direbbe di no, ma siamo consapevoli della situazione».
LISA BARACCHI – CORRIERE FIORENTINO