SIDERNO – La rimonta è difficile ma non impossibile. Per questo il Pdl reggino chiede a gran voce un impegno straordinario in campagna elettorale ai propri militanti e simpatizzanti.
Perché stavolta gli avversari sono tanti. Da quelli tradizionali (il centrosinistra di Bersani, il polo definito “populista” di Grillo, quello tecnocratico di Monti in primis) ma anche il fuoco amico fa paura. Proprio così. Questa sera all’Ymca, sede che il 16 ottobre del 2010 vide l’investitura ufficiale dell’allora candidato sindaco di Siderno Riccardo Ritorto, i grandi assenti erano proprio i sostenitori della lista “Grande Sud”, i pidiellini atipici, che non hanno preso parte all’iniziativa voluta dal coordinamento provinciale azzurro, che, a sua volta, ha voluto iniziare il proprio tour elettorale proprio nella Locride. Per la verità, due supporters di Grande Sud si sono trattenuti qualche minuto prima dell’inizio. Giusto il tempo di un saluto, una stretta di mano e poi via a continuare la campagna elettorale per sostenere la candidatura di Gianni Bilardi al Senato che spianerà la strada al subentro di Pietro Crinò in consiglio regionale. Mai come questa sera, infatti, si è avuta la sensazione dell’alterità reciproca tra Pdl e Grande Sud che, ironia della sorte, in Calabria fanno capo alla stessa persona, ovvero il governatore Scopelliti. Ma questa è un’altra storia. Il coordinamento provinciale ha schierato le sue avanguardie. Dal leader Roy Biasi al presidente della Provincia Peppe Raffa, passando per il consigliere regionale Gianni Nucera, i candidati al Parlamento Nino Foti e Giuseppe Pedà e anche e soprattutto Riccardo Ritorto. Proprio all’ex sindaco di Siderno, alla sua prima uscita pubblica dopo le dimissioni che hanno fatto seguito all’avviso di garanzia ricevuto nell’ambito dell’operazione “Falsa Politica” dello scorso anno, i maggiorenti reggini del partito di Berlusconi hanno inteso riconoscere una leadership naturale del Pdl sidernese, ed è stato proprio lui tra i più solleciti a chiedere il voto alla lista per il Pdl, mostrando con la solerzia di uno stewart di una compagnia aerea, il fac simile double face e bicolore per i candidati di Camera e Senato. «Serve un impegno massimale di tutti – ha detto Ritorto – per far votare la nostra lista e continuare a dare speranza per il nostro territorio». Quindi, ha preso la parola Biasi. L’avvocato di Taurianova non avrà il dono della sintesi, ma ci ha messo tanto entusiasmo e passione da vendere. Dopo aver evidenziato la scelta della Locride come tappa iniziale del tour elettorale, ha riproposto alcuni temi cardine dell’azione di Governo di Berlusconi, in primis le infrastrutture. «E’ grazie al suo Governo – ha detto – che si sono riaperti i cantieri sulla nuova 106 e sull’A3, così come grazie a Raffa è andato in appalto il primo lotto sulla Bovalino-Bagnara». Ma il coordinatore provinciale del Pdl punta soprattutto sul Ponte sullo Stretto. «Se vinciamo – ha detto – rilanciamo questa grande infrastruttura che sarà il naturale volano per lo sviluppo turistico dell’intera regione». Quindi, dopo aver ribadito che «Non serve canalizzare il malcontento verso la politica populista di Grillo», se l’è presa con Monti ed Equitalia «Ha limitato – ha detto Biasi – la nostra libertà personale pignorandoci i soldi dai conti correnti bancari senza nemmeno avvisarci». Dopodiché ha preso la parola Gianni Nucera, esponente dei Popolari liberali per il Pdl. L’unico che ha lasciato intendere il ruolo di Nino Foti nella dialettica interna al partito, forse alludendo al conflitto strisciante con gli scopellitiani che non sembra essersi mai sopito. «Non possiamo – ha detto Nucera – chiuderci nei dirigismi di turno. Basta con la retorica dell’uomo solo al comando». Prima di chiudere, ha rilanciato uno dei grandi temi della politica cattolica del Pdl: «Servono politiche per la famiglia – ha detto – altro che matrimoni gay». Per la verità, è stato parzialmente smentito da Giuseppe Pedà, che dopo aver riproposto alcuni temi cardine della campagna elettorale, come la riduzione dell’Iva per i servizi turistici, la riduzione del costo del lavoro e l’importanza delle infrastrutture, ha parlato quasi da uomo di sinistra. «Servono – ha detto – politiche keynesiane per il rilancio di settori cardine dell’economia come l’edilizia, ma anche maggiore solidarietà verso le classi sociali più deboli e non è più tempo di certi dogmi, tanto che penso che alle coppie gay vadano riconosciuti i diritti civili». Il mondo è bello perchè è vario, insomma. Peppe Raffa ha elogiato il lavoro comune fatto con Ritorto quand’era sindaco «che ha prodotto – ha detto – grandi risultati, come l’appalto per il nuovo manto erboso dello stadio “Raciti” e la rivitalizzazione delle parrocchie attraverso la valorizzazione degli oratori». Quindi, ha ammesso di essere stato destinatario di due cartelle esattoriali di Equitalia e ha fatto autocritica sulla legge elettorale («Non abbiamo avuto il coraggio di modificarla») e su chi «Eletto nel Pdl, poi ha sfruttato il simbolo per poi accasarsi altrove». Totò Caridi, fresco di approvazione di «Un nuovo strumento che permette alle imprese calabresi più facilità nell’accesso al credito» ha rimarcato la necessità di votare liste che hanno privilegiato i candidati espressione del territorio, come il Pdl. Ha concluso Nino Foti. Non senza un po’ di autocritica. «Ho sempre detto di non votare per provvedimenti governativi che danneggiano il Sud e così è stato quando anche Berlusconi ha sbagliato, attingendo risorse ai fondi Fas per darle agli ammortizzatori sociali e sottraendoli alle infrastrutture», rimarcando poi che «Sono stato il primo firmatario di una legge già approvata da un ramo del Parlamento che permette ai datori di lavoro giovani e donne di non pagare gli oneri previdenziali per tre anni ai nuovi assunti, anticipando perfino le proposte attuali di Berlusconi», finendo per indicare il primo obiettivo elettorale, ovvero «Intercettare il consenso di chi, oggi, non vuole andare a votare».
GIANLUCA ALBANESE