(ph. Enzo Lacopo)
di Gianluca Albanese
LOCRI – Andare oltre la semplice consapevolezza dei rischi connessi alla presenza di amianto e suoi derivati, e programmare efficacemente lo smaltimento su scala regionale. E’ stato questo il principale contenuto dell’iniziativa che ha avuto luogo nel tardo pomeriggio alla casa Santa Marta, organizzata dal movimento LocRinasce, dall’associazione ReMind e dal circolo della Locride di Sinistra, Ecologia e Libertà.
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I lavori sono stati moderati dalla dirigente di LocRinasce Teresa Celestino, che ha evidenziato l’importanza di un’efficace politica di programmazione per lo smaltimento dell’amianto, e i ritardi nella nostra regione, rispetto ad altre zone d’Italia che hanno affrontato per tempo la tematica.
Il chimico Giuseppe Tassone, dell’Osservatorio Ambientale per il Diritto alla Vita, ha trattato gli aspetti scientifici dell’amianto, sottolineando come sia un elemento presente in natura che nel secolo scorso e fino ai primi anni ’90 è stato utilizzato in numerosi ambiti, compreso quello alimentare, evidenziando il suo potenziale nocivo.
«Le particelle di amianto – ha detto – funzionano esattamente come i “forasacchi” per i cani, e s’insinuano ovunque nell’organismo, causando parecchie patologie. L’amianto – ha aggiunto – può anche inquinare l’acqua, sia quella potabile che quella usata per lavarsi, se passa attraverso condutture in cui è presente».
Quindi, Mimmo Modafferi del Dipartimento Regionale all’Ambiente ha evidenziato come anche la Regione Calabria abbia attivato una mappatura del territorio per catalogare e censire la presenza di amianto, i cui risultati saranno esposti a breve, come precondizione per pianificare lo smaltimento, sulla scorta dei dettami di una legge regionale del 2011.
Il consigliere regionale Nicola Irto, presidente della IV Commissione, ha sottolineato come anche la politica si sia resa conto che bisogna andare oltre la consapevolezza dei rischi e si sia attivata per arrivare, finalmente, a un Piano Regionale sull’Amianto «Sulla scorta – ha detto – di quello della Regione Toscana, che prevede anche l’autorimozione dell’amianto da parte dei cittadini, supportata dall’azienda sanitaria».
«Il Piano Regionale – ha aggiunto – dovrà essere realizzato per aiutare, ricorrendo ai fondi comunitari, le diverse tipologie di soggetti che hanno interesse a smaltirlo: dai privati cittadini che vogliono smaltirne piccole quantità, ai Comuni, fino ai grandi insediamenti industriali dismessi».
Irto pensa pure alla creazione di discariche ad hoc per smaltire l’amianto, evidenziando come «L’Arpacal in questo campo – ha detto – ha fallito ha macchia di leopardo, ragionando su ambiti provinciali piuttosto che in maniera organica su tutto il territorio regionale».
Dubbioso sulla necessità di realizzare discariche è stato il segretario regionale di Sel Mario Melfi, che ha invitato tutti alla cautela in tal senso, sottolineando, piuttosto, come «La Regione si è attivata ma bisogna puntare su modi alternativi di smaltimento dei rifiuti, che non comprendano le classiche discariche e si tenga conto che quello dello smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sia una delle priorità della Regione, così come l’erosione delle coste e delle montagne».
Ne è seguito un partecipato e interessante dibattito.