di Redazione
MAMMOLA-“I Mulini della Fiumara Chiaro” questo il titolo della prossima escursione programmata per domenica 12 luglio dall’associazione “Gente in Aspromonte”. Si tratta di un itinerario naturalistico paesaggistico storico ad anello nel territorio di Mammola. Di seguito il programma dettagliato
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C’è una faccia dell’Aspromonte che poche persone conoscono, fatta di cose semplici e al contempo strabilianti. Un territorio ricco di sentieri di collina ancora in ottimo stato, una natura incontaminata, coperta da macchia mediterranea e caratterizzata dalla presenza di torrenti che azionano antichi mulini ad acqua. Ed è dall’alveo di questi torrenti che veniva prelevata la pietra granitica più resistente che valenti maestri artigiani (scalpellini) trasformavano, pazientemente, in manufatti per l’edilizia e in strumenti di lavoro come ruote per mulini e frantoi. In prossimità del paese, si possono ancora ammirare alcune significative testimonianze come il Mulino della Melia, di Rosa e quello del Vecchio, ancora in attività.
Ore: 9.30 raduno entrata Mammola
Ore: 10.00 partenza escursione
NB: Possibile fare il Bagno
I Mulini della Fiumara Chiaro
Tempo: Ore 5.30 Località: Mammola
Dislivello: 320 slm 710 Comuni int: Mammola
Difficoltà: E. Escursionistico
Mammola è un centro preaspromontano oggi abitato da circa 3000 persone: ha subito nella seconda metà del ‘900 una massiccia emigrazione dei suoi abitanti (circa 11000 nel 1950) che hanno abbandonato la coltivazione della terra per trasferirsi al nord Italia, e all’estero ( Stati Uniti, Canada, Australia, Francia, Belgio, Lussemburgo). Le origini del paese risalgono al IV-V secolo a.C. e fu abitato fin dai tempi della Magna Grecia. Il nucleo abitativo si insediò sulle rovine di Malea, colonia locrese ricordata da Tucidide e subì un repentino sviluppo tra il 950 e il 986 d.C. quando, per sfuggire alle incursioni saracene sulle coste del mare Ionio, le popolazioni delle zone marine cercarono riparo nell’entroterra.
Sono testimonianze dell’antica storia di Mammola: la necropoli indigena a monte Scifo, quella greco-romana a Santa Barbara, ellenica a Boccafurri e le grotte del Brigante, del Palombaro e della Turri. Famosa è anche la battaglia avvenuta nel VI sec. a.C. sul fiume Sagra (oggi Torbido), dove i locresi alleati con i Reggini sconfissero i forti Crotoniati.
Il territorio di Mammola è attraversato da una fitta rete di sentieri e dai fiumi Torbido con il suo affluente Chiaro e le fiumare Neblà e Zarapotamo che da sempre hanno rappresentato un valido sostegno all’economia del paese basata principalmente sull’allevamento del bestiame e sui prodotti dell’agricoltura con coltivazioni di frumento, ortaggi, noci, castagne, ulivi. Negli alvei dei fiumi veniva anche estratta la pietra granitica con la quale venivano fatte le ruote dei mulini ad acqua e dei frantoi per la lavorazione dei prodotti dell’agricoltura (grano, orzo, ecc.) praticata spesso lungo le sponde degli stessi fiumi.
DESCRIZIONE SENTIERO
Si parte da via Stazione (ingresso sud di Mammola), si imbocca, verso nord, la strada che costeggia il campo sportivo in direzione cimitero e all’altezza dell’agriturismo “Cannazzi” si prende il sentiero a destra che passa davanti allo stesso e si sale,a volte gradualmente e a volte ripidamente, per circa 400 metri fino ad arrivare in località Donna Grazia da dove, in prossimità di una casa contadina, si prende la strada sterrata che dopo circa un chilometro porta all’incrocio con la strada per Santo Sergio.
Si procede a destra e arrivati all’abitato di Santo Sergio si continua fino all’incrocio con la strada “Papuzzi”, si prosegue ancora a destra lungo la strada cementata che porta ad un bel castagneto e si continua fino ad arrivare al passo dell’”OmuMortu” e continuando nella stessa direzione si imbocca il sentiero che passando da località “Zirombaniu” porta alla SP5 (ex 281).
Si continua a destra lungo la strada asfaltata per circa 1500 metri e giunti al Casello del Ghiro (sono stati percorsi circa 6 km) si prende il sentiero a destra e si procede in discesa lungo una lussureggiante pista delimitata da ontani, faggi, pini, abeti e castagni. Si continua a scendere, si supera località “Rocca di prachi” e località “Madarò” fino a giungere sul greto del fiume Chiaro.
Si attraversa il fiume e si continua a scendere fino a raggiungere i piani di Ulme dove si intravedono nella fitta vegetazione i ruderi di piccole casette che i contadini avevano costruito per ripararsi dalle intemperie e per conservare i prodotti della lavorazione della terra.
Si procede lungo la sponda sinistra del fiume si arriva alla briglia “dupassu i madarò” e subito dopo si imbocca il sentiero che porta al “Puntone della Melia” da dove si scende, si attraversa due volte la “mastra” dell’acqua fino ad arrivare ad una briglia con una grande cascata e sul cui sfondo si possono vedere i ruderi del mulino della Melia.
Dopo una breve “sosta pranzo” e un bel bagno, si riprende la strada si supera il mulino di Rosa (a tre saette) visibile sulla sponda destra del fiume, poi quello del Vecchio sulla sinistra prima di arrivare al ponte, fino a poco tempo fa uno dei pochi mulini ad acqua ancora funzionante, oggi inspiegabilmente chiuso; proseguendo verso sud lungo la strada asfaltata dopo 500 metri si arriva al parcheggio delle auto.