di Antonio Baldari
PAZZANO– L’ormai imminente città metropolitana di Reggio Calabria incombe e l’Alta Locride si è ritrovata a desco nel consumare un piatto succulento nell’accogliente nonché gremita in ogni ordine di posto aula consiliare di Pazzano, grazie al Gruppo Azione Locale Alta Locride presieduto dal neo-rieletto presidente Enzo Mario Minervino; si è tenuto infatti nel pressoché torrido pomeriggio di lunedì 13, poco oltre le 17, il meeting avente a tema “Le aree interne protagoniste della Città metropolitana” allestito in condominio con il laboratorio di ricerche “LaborEst”, presente Francesco Calabrò con altri vivaci collaboratori, ed a cui proprio Minervino ha conferito sin da subito il leit-motiv della manifestazione asserendo di volere questo genere di incontri per affermare il principio del “fare rete” piena tra i dieci Comuni afferenti al Gal, che vanno da Bivongi, Pazzano e Stilo e finendo a Roccella, passando per Camini, Caulonia, Monasterace, Placanica, Riace e Stignano, ancorché proprio tra i sindaci delle anzidette municipalità vi siano state delle vere e proprie “smagliature”, con palesi assenze che non sono passate inosservate. Tutt’altro.
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Ciononostante il primo cittadino caminese D’Agostino, in piena sintonia con i colleghi stignanese Candia e roccellese Certomà, prescindendo dal padrone di casa Taverniti, hanno fatto sentire la propria, accorata, voce in relazione soprattutto al fondato timore di una città metropolitana “Reggio centrica”, considerata la quasi siderale distanza dalla Fata Morgana in ordine agli acclarati 130 chilometri, da coprire su strade colabrodo o su una ferrovia del tutto anonima; con la cronica mancanza di lavoro, che continua a rimanere insoddisfatto, ed i servizi quali banda larga ed Internet ancora allo stato brado; crepe evidenti all’interno delle quali si sono perfettamente infilati tanto il presidente del Gal Batir, Antonio Alvaro, quanto le sigle sindacali, con la vulcanica Mimma Pacifici della Cgil su tutti, intendendo per esse sottolineare, intanto, la bontà dell’iniziativa che si vorrà seguire anche nei prossimi mesi, vigilando su quello che sa già di ultima spiaggia per un territorio ormai allo stremo. Che non offre alcuna garanzia sotto alcun profilo.
In tutto questo si è a pieno titolo inserita anche la Chiesa locale grazie al fioretto del vescovo della diocesi di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, ed alla sciabola del monaco ortodosso padre Nilo, attivo pure nell’espressa qualità di docente universitario: in entrambi i casi tanto il presule Oliva quanto il professore Barone Adesi si sono appalesati molto propositivi, il primo puntando dritto al cuore della burocrazia sollevando la problematica, di non poco conto, dello Statuto della città metropolitana, nel mentre il secondo ha ammonito di usare di più il cervello, chiara provocazione e sprone per dire “Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare perché non siamo secondi a nessuno”, concetto, questo, ampiamente sviluppato dal presidente reggino di Federalberghi, Maurizio Baggetta, che ha sgranato il rosario degli inquietanti dati sul turismo, frutti amarissimi di politiche per il turismo calabrese mal digeriti, con carenza quasi assoluta di strutture alberghiere; di infrastrutture e via elencando nel deserto chiamato Locride.
E che oggi si persevera nel non volere migliorare visto che, nella giunta regionale dell’Oliverio bis non alberga, manco a dirlo, una figura chiaramente individuabile quale delegato al settore turistico: stavamo meglio quando stavamo peggio? Chissà! Con buona pace della città metropolitana e dei suoi vecchi e nuovi paladini.