LOCRI – Una sfilata di testimoni-cacciatori. O, per meglio dire, di cacciatori che hanno reso la loro testimonianza a discarico dell’imputato Antonio Figliomeni, alias “Topo”, all’udienza odierna del processo “Crimine”.
Un gruppo eterogeneo dal punto di vista anagrafico e sociale, accomunato dalla passione per la caccia e la ricerca di funghi e asparagi nelle montagne di tutta la Calabria. Un gruppo che aveva come punto di ritrovo la bottega artigiana del calzolaio Vincenzo Fimognari, nel centralissimo corso della Repubblica a Siderno. Tutti amici e compagni di caccia di Antonio Figliomeni, detto “il Topo”, fratello dell’ex sindaco di Siderno Alessandro, sottoposto a custodia cautelare in carcere a seguito della maxioperazione che il 13 luglio del 2010 ha colpito alcuni presunti capi e gregari delle consorterie mafiose di mezza provincia di Reggio Calabria. Ma le testimonianze rese stamani sono state tutte dello stesso tenore, tutte tese a dire che Antonio Figliomeni era un uomo dedito al lavoro e alla famiglia, che conduceva una vita sobria e senza vizi, guidava un’utilitaria a trazione integrale che gli serviva per raggiungere i posti più impervi della Calabria, teatro delle sua battute di caccia (anche al cinghiale) e non è stato mai visto in compagnia di personaggi assurti alla ribalta mediatica per essere stati colpiti da operazioni di polizia. Lo hanno detto praticamente tutti, dal dirigente di una struttura alberghiera come Vincenzo Passarelli, all’agronomo e docente Salvatore Sgarlato, agli artigiani Giuseppe Morena e Vincenzo Fimognari, al veterinario Tobiolo Pezzano, fino al consuocero Agostino La Rosa, interrogati dall’avvocato Cosimo Albanese, difensore di Antonio Figliomeni. Particolarmente lunga e interessante è stata l’escussione del teste Salvatore Sgarlato, che negli anni ’90 è stato prima presidente del consiglio comunale e poi assessore ai Lavori Pubblici dell’allora esecutivo guidato dall’ingegner Domenico Panetta, storico avversario politico di Sandro Figliomeni, fratello del “Topo”, ovvero l’imputato Antonio Figliomeni. In quegli anni il docente e agronomo conosceva e frequentava Antonio Figliomeni, andavano a caccia insieme e a volte Sgarlato era ospite a pranzo o a cena del “Topo”. Ma non ha mai notato personaggi equivoci quando veniva ospitato, men che meno durante le ore trascorse a chiacchierare al laboratorio artigianale di Vincenzo Fimognari sul corso di Siderno. Ma non solo. Sgarlato ha aggiunto che «Antonio Figliomeni ha sempre rispettato le mie scelte politiche, anche se in antitesi a quelle del fratello Sandro e, in ogni caso, la politica non ha mai influito sui nostri rapporti personali che sono sempre stati buoni». A proposito di politica, Salvatore Sgarlato, a cui fu tributato un grande consenso elettorale sia alle elezioni comunali del ’94 che a quelle del ’96 nella lista di Alleanza per Siderno, ha voluto precisare che «Non ho mai fatto campagna elettorale fuori dal centro di Siderno, come testimonia l’esito dello scrutinio nelle sezioni di Lamia, Donisi e Mirto, laddove ho sempre preso poco e niente» e che «Anche quando sono stato assessore comunale ai Lavori Pubblici, la ditta che faceva capo ad Antonio Figliomeni non è mai stata aggiudicataria di alcun appalto e, a dirla tutta, lui non mi ha mai chiesto niente». Insomma, una solida amicizia quella tra Sgarlato e Figliomeni che non è mai stata inficiata dalle differenti posizioni politiche. E che il “Topo” non chiedesse il voto a chi era schierato con gli avversari politici del fratello lo ha confermato anche il teste Tobiolo Pezzano, il veterinario fratello dell’avvocato Fedele Pezzano, anche lui impegnato negli anni ’90 nel movimento Alleanza per Siderno capeggiato dall’ex sindaco Mimmo Panetta. Dopo l’escussione dei testimoni a discarico di Antonio Figliomeni, c’è stata una rapida carrellata di quelli della difesa dell’imputato Michele Fiorillo, interrogati dall’avvocato Nania. In particolare, hanno risposto alle domande alcuni dipendenti dell’hotel 501 di Vibo Valentia che nel settembre del 2009 fu sede del matrimonio dell’imputato, alcuni invitati al ricevimento e il fotografo. Nessuno di loro ha detto di aver notato qualcosa di strano durante la cerimonia o l’allontanamento temporaneo degli sposi. La prossima udienza è stata fissata per lunedì 18.
GIANLUCA ALBANESE