di Gianluca Albanese
BOVALINO – L’ex senatore Franco Crinò crede ancora in un centrodestra calabrese rinnovato e competitivo, capace di lasciarsi alle spalle l’era scopellitiana e l’attuale marasma e di preparare fin da ora l’alternativa alla Giunta Oliverio. Due settimane dopo l’incontro organizzato a Bovalino, alla presenza di Wanda Ferro e Mimmo Tallini, e con le assenze di Stefano Caldoro e Jole Santelli, Crinò torna a ribadire oggi alcuni concetti base già espressi il 3 luglio nei locali del residence “Orchidea”, che stanno alla base della sua idea di rilancio della coalizione. Lo fa con un’intervista rilasciata al collega de “Il Quotidiano del Sud” Bruno Gemelli, indiscussa prima penna della cronaca politica calabrese.
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Già, Crinò continua – beato lui – a manifestare una fede incrollabile, nonostante quella che Gemelli definisce “La balcanizzazione di Forza Italia” che ha ripercussioni anche in Calabria, e torna a chiedere cose semplici, basilari, come un gruppo unico in consiglio regionale e una coalizione rinnovata con un leader riconosciuto, ovvero il candidato alla presidenza della Regione Calabria uscito sconfitto dalle elezioni del mese di novembre, Wanda Ferro.
Cose normali, appunto, ma non per il centrodestra calabrese, che di interessi personali – quelli che Crinò vorrebbe mettere da parte nella sua intervista – e di personalismi e leaderismi, ha sofferto parecchio nell’ultimo lustro, e che, evidentemente, continua a patirne, se i gruppi consiliari sono molteplici, se i consiglieri rieletti come Tallini e Orsomarso non fanno parte del gruppo di Forza Italia, se non c’è una figura capace di unificare il partito in tutta la Regione.
O, più semplicemente, non c’è un partito. Almeno nel senso tradizionale del termine. Ora che la leadership nazionale di Berlusconi vive alterne fortune, la balcanizzazione di Forza Italia è sotto gli occhi di tutti, anche se a livello locale, nonostante la presenza – sulla carta – di organismi territoriali, Forza Italia-Pdl-Forza Italia è stata rappresentata da comitati elettorali permanenti sul territorio, in cui un leader (spesso reggino) ha riunito i suoi accoliti in provincia piantando le bandierine di qua e di là, giusto il tempo e il modo necessari per garantirsi un consenso elettorale tale da assicurargli la conferma dello scranno a palazzo Campanella.
E Crinò che fa? Non essendo parte integrante di Forza Italia (il “partito che non c’è”) punta tutto sulla sua associazione, quella “Nuova Calabria” che dopo la sconfitta elettorale di novembre ha proseguito le sue attività continuando a fare proselitismo e diventando il momento aggregante, almeno nella Locride, di tutto quell’Altro Centrodestra, fatto di persone spendibili (Antonella Avellis e Peppe Caruso di Siderno, Alfonso Passafaro di Locri, Sandra Polimeno di Bovalino ecc.) potenzialmente in grado di rappresentare un partito e una coalizione in grado di far dimenticare lo scopellitismo e opporsi efficacemente a un centrosinistra che mostra (e molto presto) qualche crepa, specie dopo la giunta Oliverio-bis.
Ma se il bruco “Nuova Calabria” vuole davvero essere l’ala di una potenziale farfalla come potrebbe diventare Forza Italia, c’è bisogno anche di legarsi a una figura unificante sul piano regionale. E chi meglio di Wanda Ferro, con la quale il feeling è costante?
Certo, la buona volontà espressa dalla periferia (nella fattispecie la Locride) dovrà trovare sponda anche a Catanzaro prima e a Roma poi, altrimenti non ci sarà trippa per gatti.
Già, se il partito calabrese (e sopratutto) quello nazionale non crederà a sufficienza sulla Ferro, ogni sforzo sarà inutile, tanto che l’impressione è che si giochi tutto dalle parti di palazzo Grazioli, secondo un modello di centralismo gestionale del partito che Forza Italia sembra continuare a utilizzare; anzi, da Renzi in poi, lo ha anche esportato dalle parti di Largo del Nazareno.
Insomma, Crinò e compagni hanno bisogno di buone entrature a Roma e intanto lavorano per aggregare le figure di area e, perché no – arrivare già pronti a una eventuale tornata elettorale straordinaria, qualora il governo Oliverio dovesse inaspettatamente cadere.
Siamo certi che il resto del centrodestra calabrese sia altrettanto lungimirante o se rimarrà solo vittima della “balcanizzazione” imperante?