di Antonio Baldari
LOCRI – Era una torrida domenica, il 20 luglio dello scorso anno. Una domenica climaticamente infernale, come quella che in pratica si è respirato fino a ieri, anche oggi e con ogni probabilità per tutta la settimana, ma che per lui, per il sacerdote Francesco Oliva, assumeva una duplice nonché decisiva importanza nel suo cammino a servizio della Chiesa di Dio: nella co-cattedrale di Gerace, dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, riceveva l’ordinazione episcopale ed al contempo veniva nominato pastore delle anime della diocesi di Locri-Gerace.
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Da quel torrido pomeriggio sono trascorsi dodici mesi che sono stati a dir poco intensi al punto che, forse, la tentazione di scendere dalla croce gli sarà pure venuta ma sua eccellenza, su questo, ha le idee molto chiare: “Rimango sempre disponibile al servizio, e con me tutti i miei collaboratori che mi sono stati vicino in questo anno – afferma a lentelocale.it il vescovo – ho conosciuto tante realtà, tante diversità di persone e di vedute ma resto sulla strada tracciata da Gesù, nonostante tutto”, facendo per questo chiaro riferimento alle molte difficoltà riscontrate, non ultime, anzi oseremmo dire per prime in senso assoluto, quelle che hanno avuto chiara attinenza con le violenze subite dai parroci di Caraffa del Bianco e di San Giovanni di Gerace, nel primo caso da un parrocchiano fin troppo esuberante, per così dire, da arrivare a mettere le mani addosso al sacerdote “reo” di volere soltanto far rispettare le regole pertinenti una processione, mentre nel secondo caso addirittura il sindaco del luogo ha avuto l’ardire di rompere il naso con un pugno al malcapitato servo di Dio, anch’egli “reo” di avere avuto una visione diversa e, per tale motivo, da punire sonoramente. Per non parlare delle tensioni venutesi a creare a Locri, a Caulonia, a Stilo ed in altre realtà diocesane, a torto o a ragione, ma sempre con un atteggiamento poco propositivo verso il dialogo.
“Continuiamo a lavorare ed a pregare insieme, nonostante le difficoltà – conclude il presule – c’è molto da fare e dobbiamo farlo bene, tutti, nel rispetto dei ruoli ed animati dalla voglia di costruire, sono tante le situazioni a cui porre cura prescindendo da un impegno serio e responsabile accanto a chi ha scelto di servire il Signore”.