Un’unione di forze quella messa in campo mesi fa per evitare la chiusura del centro Afa-reul di Bianco che si è riproposta unanime anche questa mattina, all’incontro tenutosi a Bianco per discutere di due questioni di estrema importanza. La possibile apertura in deroga del centro, in attesa che la commissione requisiti minimi valuti i requisiti strutturali e organizzativi del nuovo centro per bambini disabili e la non previsione nel protocollo regionale dell’Asp della figura del pedagogista, in senso sanitario, assenza che ne pregiudicherebbe l’inserimento nell’accredito finanziario.
A valutare le possibili soluzioni e proposte da portare al tavolo regionale, in un incontro con l’assessorato alla sanità e con il sub commissario Luciano Pezzi, oltre al sindaco Scordino, il sindaco di Casignana Pietro Crinò, il presidente del comitato dei sindaci della Locride Giuseppe Strangio, il sindaco di Palizzi e vice presidente della Piccola Opera Sandro Autolitano, il presidente dell’associazione Piccola opera, Pietro Siclari, il direttore tecnico Luciano Squillaci, le pedagogiste dell’ex centro Afa-reul e i rappresentanti del comitato genitori. La preoccupazione imperante posta dai genitori dei piccoli pazienti del centro riguarda la possibilità che il supporto pedagogico di cui i loro figli hanno sempre goduto e beneficiato, con risultati eccellenti, possa venir meno a causa di un problema di natura puramente burocratica. L’Asp , infatti, prevedrebbe nel proprio protocollo sanitario la figura di educatore sanitario e non quella di educatore professionale, titolo di cui sono in possesso due dei quattro pedagogisti che operavano al centro e pur essendoci a loro favore una sentenza del consiglio di stato della regione Lazio che equiparerebbe le professioni, non costituendo quest’ultima precedenza in termini di legge, si dovrà necessariamente attendere la risposta da parte della regione e nello specifico dell’assessorato alla sanità. Una questione che dovrà essere affrontata nel più breve tempo possibile soprattutto perché avvalorata dall’importanza che riveste il ruolo del pedagogista, questo è quanto è stato più volte asserito dai presenti, all’interno della terapia riabilitativa seguita dai ragazzi, circa un centinaio, del centro. L’associazione Piccola opera dal canto suo, come ha specificato in seno all’incontro di oggi, non può accollarsi l’onere e la responsabilità di coinvolgere del personale che attualmente non risulterebbe inserito nel protocollo. Decisioni in merito potranno e dovranno essere prese dagli organi di competenza in un incontro che già da domani sarà richiesto alla Regione. Tuttavia, nel caso in cui la possibilità di integrare nell’accreditamento la presenza di queste figure svanisse potrebbe esserci un’altra opzione valutata a margine dell’incontro. Si potrebbe, eventualmente, effettuare la stipula di una convenzione fra i 42 comuni locridei, (in quanto la struttura è l’unica nella Locride che fornisce una così vasta gamma di terapie con l’accredito al servizio sanitario nazionale), con cui i comuni andrebbero a versare un contributo annuale di circa mille euro sufficienti a coprire le spese per il mantenimento dei pedagogisti. Ma questa è solo un’ipotesi. Nel frattempo, per accelerare i tempi di riapertura già in questi giorni sarà presenta la procedura dell’atto notarile e la voltura per il definitivo passaggio di associazione. Una riunione, dunque che ha lasciato i rappresentanti del comitato genitori del centro sufficientemente soddisfatti, anche se, e questo è ovvio, vorrebbero vedere il centro riaperto nel più breve tempo possibile, una possibilità non del tutto remota anche perché l’unità d’intendi che questa volta ha caratterizzato l’asso comuni della Locride è riuscita a fare molto per il centro locrideo, situazione che sta a significare che quando ci si unisce concordi per un obbiettivo comune si possono raggiungere risultati importanti.
ADELINA B. SCORDA
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