di Antonio Baldari
STILO – Balza nuovamente agli onori delle cronache quello che alla storia è passato come il cosiddetto “caso Bova”, con il 39enne imprenditore di Stilo, Alfonsino, deceduto all’ospedale civile di Locri il 6 ottobre 2008 per un caso di “malasanità” stando all’emessa sentenza in merito al processo penale, istruito presso il tribunale di Locri, che il 6 marzo 2014 vide la condanna di due dei tre medici finiti alla sbarra a seguito del suo immaturo decesso; tornerà infatti in aula nel prossimo mese di settembre il processo civile con al centro la morte del giovane stilese, e più specificatamente la quantificazione del risarcimento danni da riconoscere ai fratelli, alla vedova di Alfonsino Bova, la signora Maria Vittoria, e ad uno dei due figli: a tale proposito si ricorda che, proprio nel contesto della sentenza di primo grado del richiamato processo penale, fu stabilito il pagamento delle parti civili con una provvisionale per 50mila euro circa, sotto forma di risarcimento, per il maggiore dei due figli del povero Alfonsino e del di lui fratello gemello Nicola, oltre al pagamento delle spese processuali: a tutt’oggi, l’anzidetta somma non è stata liquidata.
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Ad ogni buon conto, nell’ambito del processo civile va detto che in relazione al risarcimento danni presentato dai fratelli di Alfonsino Bova, lo scorso 22 luglio ha giurato il professor Pietro Antonio Ricci, ordinario all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, quale Ctu per le operazioni peritali della documentazione medica agli atti del procedimento penale, dopodiché il 15 settembre si procederà con la valutazione del danno e la relativa quantificazione: nella fattispecie la famiglia Bova sarà legalmente rappresentata dagli avvocati Ilario Circosta e Guido Maria Crea del foro di Locri; per quanto concerne, invece, il filone attinente la vedova Bova ed uno dei due figli del defunto imprenditore di Stilo l’udienza è stata fissata al prossimo 7 ottobre per la chiamata in garanzia di uno dei due medici condannati, ossia Cosimo Caccamo, potendosi presuntivamente concludersi entro il prossimo aprile-maggio 2016 l’intero procedimento civile.
Che ad ottobre vedrà, dunque, il 7° anniversario dell’immaturo decesso di Alfonsino Bova, per il quale furono condannati Raffaele Sergi, l’allora primario del reparto di urologia del nosocomio locrese, tanto per il reato di “omicidio” quanto per il reato di “falso materiale”, avendo alterato la cartella clinica del paziente Bova per un’evidente “correzione a penna” secondo cui si poteva chiaramente evincere anche della somministrazione dell’eparina, che invece non fu praticata e che dunque venne ascritta quale colpa al sopraccitato medico: per entrambi gli anzidetti reati commessi dallo stesso primario venne attribuito un anno.
Come sopra riportato, l’altro medico ad essere condannato fu Cosimo Caccamo, a dieci mesi di reclusione, per il reato di omicidio mentre per Francesco Capocasale, che era anch’egli imputato per la stessa tipologia di reato dei colleghi Caccamo e Sergi, vi fu “assoluzione per non aver commesso il fatto”; nel merito della sentenza allora si specificò che tanto per Sergi quanto per Caccamo la pena era sospesa, oggi entrambi presentano ricorso in appello contro quella condanna, che peraltro era stata già ridotta rispetto alle richieste del pm, dai rispettivi 2 anni e 6 mesi e 2 anni, e che quindi potrebbe portare in questa seconda fase all’assoluzione di ambedue, dopo che fu acclarato agli atti che “la mancata somministrazione al paziente del Fluxum a basso peso molecolare e quindi dell’eparina che avrebbe potuto salvare Alfonsino Bova”.