di Michele Iannopollo*
SIDERNO – La malattia cardiovascolare ha un incidenza di circa il 36% sulla mortalità totale della popolazione occidentale. Tra il 1980 ed il 2000, la riduzione della quota di mortalità per coronaropatia è stata superiore del 40%. E’ stato stimato che tale riduzione sia da attribuire per metà alla riduzione dei maggiori fattori di rischio cardiovascolari e per l’altra metà alle terapie mediche basate sull’evidenza. Terapie mediche di prevenzione secondaria, terapia riabilitativa e terapie della fase acuta dell’infarto miocardico.
{loadposition articolointerno, rounded}
Tra i nove principali fattori di rischio in grado di spiegare più del 90 % del rischio di popolazione di sviluppare un infarto miocardico acuto, il ruolo giocato dalla componente nutrizionale nel determinismo diretto (obesità viscerale e scarso consumo di vegetali ) ed indiretto (diabete mellito, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica) è rilevante. Questo si verifica in tutte le etnie nelle nazioni sviluppate e con recente aumento in quelle in via di sviluppo.
E’ noto come errori alimentari perpetuati nel tempo , inducano un aumento dell’incidenza delle malattie cardiovascolari in tutte le fasce di età. Pertanto una corretta alimentazione svolge un ruolo importante dal punto di vista preventivo e terapeutico per le malattie cardiovascolari. Vi sono ormai elementi di prova verso un’azione benefica di determinati fattori dietetici.
Molti studi su fattori di rischio cardiometabolici forniscono solide prove concordanti per gli effetti cardiovascolari di alcuni alimenti specifici. Infatti, gli alimenti rappresentano la sinergia degli effetti compositi e le interazioni di molteplici fattori tra cui la qualità dei carboidrati, il contenuto in fibre, specifici acidi grassi e proteine, metodi di preparazione, la struttura degli alimenti e la biodisponibilità dei micronutrienti.
Le diete che enfatizzano il consumo di frutta e verdura hanno prodotto sostanziali miglioramenti in diversi fattori di rischio compresa la pressione arteriosa, i livelli dei lipidi del sangue , il diabete mellito , i livelli di biomarkers infiammatori , la funzione endoteliale ed il controllo del peso corporeo. In studi osservazionali di lungo periodo , maggior consumo di frutta e verdura è associato ad una minore incidenza di malattia coronarica ed ictus ed il solo maggior consumo di frutta è associato ad una minor incidenza di ictus.
Il consumo di cereali integrali migliora l’equilibrio del sistema glucosio-insulina, la funzione endoteliale e la perdita del peso corporeo. Effetti benefici per la salute , vengono anche da altre caratteristiche dei cereali integrali, tra cui una più lenta digestione con una risposta glicemica più bassa , più alto contenuto di minerali, sostante fitochimiche ed acidi grassi.
Il consumo di pesce può ridurre l’infiammazione,migliorare la funzione endoteliale, normalizzare la variabilità della frequenza cardiaca, il rilasciamento del miocardio con miglioramento della sua efficienza contrattile e l’aggregazione delle piastrine. Coerentemente con questi benefici fisiologici, l’abituale consumo di pesce è associato ad una minore incidenza di malattia coronarica, ictus cerebrale e morte cardiaca.
Le noci ed altra frutta secca contengono diversi componenti bioattivi che possono migliorare la salute cardiometabolica, tra cui acidi grassi insaturi, proteine vegetali, fibre, acido folico, minerali, antiossidanti e fitonutrienti. Il consumo di noci riduce il colesterolo totale, il colesterolo LDL, l’iperglicemia postprandiale dall’alto contenuto di carboidrati ai pasti e i biomarcatori dello stress ossidativo. Inoltre il consumo di noci è anche associato ad una ridotta adiposità.
Per quanto riguarda la carne, diversi costituenti delle carni rosse, potrebbero aumentare il rischio cardiometabolico, tra cui colesterolo e ferro eme ed in carni trasformate, alti livelli di sale ed altri conservanti (Carne in scatola). Un minor consumo di carni rosse fa parte dei modelli alimentari associati ad un basso rischio cardiovascolare. Quando sono stati valutati sistematicamente alcuni tipi di carne, il consumo di carni trasformate è risultato associato ad una maggior incidenza di malattia coronarica e diabete. Questi risultati suggeriscono che gli effetti negativi dei conservanti (sodio, nitriti e fosfati) e metodi di preparazione (alta temperatura nelle cotture commerciale/ frittura) possono influenzare gli effetti sulla salute del consumo di carne.
In realtà gli effetti degli alimenti sulla salute possono derivare da effetti sinergici di più costituenti, così come dimostrato per la dieta mediterranea. Tali dati sottolineano il ruolo della prevenzione sia a livello di popolazione che del singolo individuo. La prevenzione a livello di popolazione generale può essere effettuata con idonee strategie socio sanitarie che sono soprattutto di competenza strutturale delle istituzione sociopolitiche. La prevenzione individuale invece, deve essere un imperativo nell’agire quotidiano di ogni operatore sanitario come abituale routine nell’interazione medico-paziente. Se per questo aspetto, la teoria è ampiamente condivisa, la pratica risulta però problematica per una serie di fattori: insufficiente preparazione medica nella gestione della patologia cronica (inadeguatezza della prescrizioni di esami spesso inutili), approccio terapeutico con esclusiva attenzione alla farmacoterapia, trascuratezza dell’importanza pratica delle abitudini alimentari e dello stile di vita del paziente, sia per immediatezza pratica ( poco tempo a disposizione) sia per mancata competenza specifica. Lo stesso medico spesso non dà un buon esempio al paziente in tema di consigli di prevenzione in quanto egli stesso non li osserva, con consequenziale ridotta capacità di convincimento e di trasmissione nella giusta proposizione delle modifiche dello stile di vita.
*: Cardiologo e medico dello sport-