di Gianluca Albanese
BOVALINO – Sconfiggere la rassegnazione di chi non solo non partecipa più attivamente alla politica ma non va neanche a votare, costruire una sinistra nuova che superi quella “ingessata e inefficace” del ‘900, rimettere in discussione la moneta unica e fare in modo che i partiti progressisti non si facciano più scavalcare a sinistra da Papa Francesco. Sono alcuni tra gli ambiziosi obiettivi enunciati dal parlamentare Stefano Fassina, fondatore di “Futuro a Sinistra“, nel corso della manifestazione che ha avuto luogo questa sera in piazza Gaetano Ruffo a Bovalino.
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Davanti a un pubblico per la verità inferiore alle aspettative degli organizzatori (ma è pur sempre la prima, caldissima, domenica di agosto), il parlamentare ha incontrato una buona fetta di quella sinistra locridea alternativa al Pd, nel quadro di un percorso che il parlamentare laziale, una volta smessi i panni di contestatore interno ai democrat, sta tenendo partendo dal Sud e dalle periferie delle grandi città, verso l’incontro previsto per i primi di novembre con tutte le componenti del mondo progressista che vogliono realizzare un soggetto nuovo della Sinistra, unitario ma plurale e capace di intercettare i bisogni di quella parte di società del XXI secolo che non si rassegna ai diktat della “troika”.
Un incontro, quello di stasera, fortemente voluto da Pietro Sergi, natilese residente a Imola, che «Lo scorso 4 luglio – ha detto nel suo intervento introduttivo – ho proposto a Fassina di venire nella Locride e dopo nemmeno un mese ha mantenuto la promessa».
Ex bersaniano di ferro «Fuoriuscito dal Pd – ha detto Sergi – per disperazione», lo scrittore natilese ha invitato i presenti a una maggiore partecipazione alla politica attiva «Perché – ha spiegato – il posto lasciato libero da una persona onesta c’è il rischio che lo prenda un disonesto» e ha esortato tutti a una «Maggiore autodeterminazione e capacità – ha detto – di mettere insieme e coinvolgere in un percorso virtuoso tutte le associazioni e le belle realtà che nel nostro territorio non mancano».
«L’euro – ha proseguito – va rimesso in discussione, così come le scelte del Governo Renzi che con lo specchio per le allodole degli 80 euro in busta paga ha negato tanti diritti importanti dei cittadini, in primis dei lavoratori pubblici che da troppi anni aspettano il rinnovo del contratto collettivo di lavoro».
Quindi, ha preso la parola il referente della Locride di Sinistra Ecologia e Libertà Walter De Fiores, bovalinese doc, che nel suo intervento è volato alto, invitando alla riscoperta della politica come arte nobile «E da una nuova Questione Meridionale – ha spiegato – perché da noi la presenza della ‘ndrangheta è sì innegabile, ma non può continuare a costituire un alibi per le mancanze e le assenze dello Stato e di una classe politica credibile. Ci vuole una crescita innanzitutto culturale – ha detto De Fiores – ripartendo dalla valorizzazione della scuola e di un’Europa che non è più quella del manifesto di Ventotene ma un mero strumento in mano ai poteri forti rappresentati dalla troika. Questi compiti – ha concluso – toccano alla sinistra».
E se la moderatrice Lucia Catanzariti ha spesso debordato dal proprio ruolo, finendo per compiere dei veri e propri interventi, spesso infarciti di dotte citazioni, il dibattito che ne è seguito è stato piuttosto ricco, e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Leo Autelitano, del parroco di Platì don Peppe, del dirigente regionale di Sel Antonio Guerrieri, che ha confessato «Di aver lasciato i Ds dieci anni fa mentre ero componente della giovanile, il cui coordinatore provinciale, pochi anni dopo, finì per fare il portavoce di Scopelliti. Feci bene ad andarmene – ha detto – ma col senno di poi mi ritengo corresponsabile di quella corsa al centro dei Ds prima e Pd poi, che non si è più arrestata, anche se ora penso che non sia più possibile per chi la pensa come noi, rimanere nel Pd per cercare di modificarlo, perchè è geneticamente immodificabile e fortunatamente ho trovato una nuova cosa in Sel, che mi ha restituito la voglia di fare politica attiva».
Il leader del comitato locrideo dei civatiani di “Possibile” Silvio Frascà ha chiesto a Fassina se condivide il “patto repubblicano”, ovvero il manifesto di “Possibile” e se condivide il ricorso sistematico al referendum per restituire spazi di partecipazione democratica ai cittadini, mentre il taurianovese Parrone ha approfittato della presenza di un economista come Fassina per porre alcune questioni tecniche riguardanti gli interessi passivi del debito pubblico italiano e i rapporti con la Bce.
Fassina, nel concludere le due ore della manifestazione, ha dapprima disegnato il quadro – a tinte fosche – dell’economia nazionale «Perché – ha detto – esiste sì una Questione Meridionale ma questa non è slegata, anzi, è parte della Questione Nazionale: il Sud, magari, arranca il doppio, ma nel centronord nel cose non vanno molto meglio, e allora – ha spiegato – occorre mettere in campo una nuova agenda politica, radicalmente diversa da quella neoliberista imperante anche nei partiti della cosiddetta “sinistra di governo”, che pensa solo allo spread e agli appuntamenti di Bruxelles e si dimentica dei lavoratori e dei disoccupati. E’ inutile continuare a credere nella favola che solo riducendo il carico fiscale ai più ricchi si crea più sviluppo per poi, in un secondo momento, redistribuire le briciole al popolo».
Non è mancata una stoccata a Tsipras e alle tante speranze disattese dopo la vittoria di Syriza alle elezioni greche e alla vittoria del “no” al referendum contro la troika: «Mettetevi nei panni – ha detto Fassina – di un diciottenne che per la prima volta ha votato Tsipras e poi ha dovuto assistere alla sua sconfitta ai ricatti della troika. Che idea si sarà fatto – si è chiesto – del valore della democrazia? Non può essere un esercizio meramente retorico, rituale, formale. Il popolo deve tornare a decidere davvero».
La critica spietata ha riguardato anche «La Sinistra del ‘900 e quello che ne è rimasto: le sue forme, come i socialisti europei, sono drammaticamente inadeguate alla società odierna, in cui gli sfruttati non sono soltanto gli operai, ma anche le tante finte partite Iva, i giovani laureati, i piccoli artigiani e commercianti, i pensionati e i cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro che non riescono a ricollocarsi».
Quindi, Fassina ha esposto l’iter verso la costruzione di un nuovo soggetto della sinistra italiana «Che non può essere una mera sommatoria di quello che eravamo nel 2007-2008, ma deve coinvolgere chi attualmente non c’è e non vota, perché quello è il vero valore aggiunto. Se alla fine saremo sempre gli stessi, avremo fallito il nostro compito. Il nuovo partito dovrà avere una visione unitaria ma rispettare le tante differenze e identità e rimettere in discussione l’europeismo reale, esattamente come si fece col Socialismo reale, puntando a un euro diverso che sappia allentare le maglie del patto di stabilità interno a carico dei Comuni, ecco perché dobbiamo coinvolgere nella nostra battaglia i tanti amministratori lcoali che ogni giorno fanno i salti mortali per garantire i servizi, mortificati dalle scelte del Governo Renzi, che in maniera irresponsabile dice di voler togliere la tassa sulla prima casa a tutti e non solo a chi non può pagarla, finendo per garantire sempre meno servizi ai cittadini. La sanità non può essere un lusso, così come tutti gli altri servizi pubblici essenziali».
Due ultime battute sul costituendo nuovo soggetto politico nazionale che s’intende fare insieme a “Possibile” e a “Sel” in primis: «Ben venga il ricorso ai referendum che proponeva Silvio Frascà – ha detto – purché nell’ottica del coinvolgimento attivo degli attori sociali che li promuovono» e un primo appuntamento dopo l’avvio della fase costituente previsto per i primi di novembre: «Ci misureremo nelle elezioni amministrative del 2016, ecco perché partiamo dalle periferie delle città e dalla provincia, perchè anche qui nella Locride ci sono, come ho visto stasera – ha concluso Fassina – bellissime realtà ed intelligenze, che una certa stampa nazionale descrive come negative, finendo per alimentare proprio quella rassegnazione che invece noi vogliamo combattere».