Nota del Portavoce del Presidente della Provincia di Reggio Calabria
“Il cittadino che osserva la legge non ha bisogno né di suggerimenti né dell’ombrello antimafia. Adesso basta: siamo stufi della supponenza di quanti credono di essere l’unico punto di riferimento nella lotta all’antistato e tentano di imporci i loro simboli. La lotta alla ‘ndrangheta necessita di comportamenti e non già di cartelli stradali e di atteggiamenti che, nell’era dei new media, sono solo uno strumento per apparire”. Lo afferma il presidente della Provincia Giuseppe Raffa in relazione alla querelle tra il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, e il vicepresidente della Commissione Antimafia Claudio Fava
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“Qui la ‘ndrangheta non entra”, si leggeva negli anni scorsi su un cartello che molti enti locali territoriali calabresi avevano affisso all’entrata delle loro sedi istituzionali. “Ma siamo sicuri – si chiede Raffa -che quell’enunciazione di principio abbia poi trovato applicazione nei fatti? E allora credo – prosegue – che abbia ragione Giovanni Calabrese, sindaco di Locri, al quale, come cittadino e amministratore locale, esprimo solidarietà e mi schiero della sua parte nella querelle con l’on Claudio Fava. Nessuno è al di sopra della legge, neanche la Commissione parlamentare antimafia i cui componenti fanno parte del potere legislativo: quello che approva le leggi che poi obbligano il cittadino ad osservarle.
L’on Claudio Fava farebbe bene a rifiutare le luci della ribalta per schiararsi accanto a quei sindaci che, ‘a mani nude’ e tra moltissime difficoltà, si battono per affrancarsi da qualsiasi tentativo di infiltrazione e da chiunque tenti di inserirsi tra il loro onesto operare e la volontà popolare che democraticamente li ha scelti per governare il territorio. Il cittadino onesto, l’amministratore che si spende per il bene comune rifiutano gli slogan dell’antimafia saltante e ballante, nel cui corpo, come hanno evidenziato alcune iniziative giudiziarie, anche recenti, troviamo cellule che sarebbero riuscite a resistere, dunque rimanere immuni, dal virus dell’illegalità. La rigenerazione degli anticorpi sociali è subordinata anche al mantenimento degli impegni assunti dallo Stato nei confronti dei cittadini. Mi sa dire l’on Fava che fine abbia fatto il Patto per lo sviluppo della Locride? E perché le politiche romanocentriche degli ultimi Governi sono rimasti distanti anni luce dai bisogni del Mezzogiorno, della Calabria, dunque anche della Locride, costretti a vivere una condizione di sottosviluppo che crea nuove povertà e, al tempo stesso, fortifica la ‘ndrangheta? Siamo seri!
Iniziando dal rivedere il dispositivo che provoca lo scioglimento dei consigli comunali che, di fatto, sospende la democrazia di interi territori per affidarsi ai commissari che, non sempre, si dimostrano all’altezza delle aspettative della gente. E allora di cosa parliamo. E magari anche una diversa gestione dei beni sequestrati e confiscati, materia che non manca di creare un clima di conflittualità anche all’interno dello stesso associazionismo antimafia. Mi chiedo, e con me tantissimi italiani, come avviene la gestione di questi beni e quanti contratti di lavoro vengono applicati con e la gestione dei patrimoni sequestrati ai boss? Nessuna risposta, ovviamente. Poi ci si scandalizza se un sindaco rifiuta forme cartellonistiche e folcloristiche di educazione alla legalità per rivendicare una diversa lotta, quella fatta di comportamenti, alla criminalità comune e organizzata in grado di liberare il cittadino dal giogo dell’antistato e dei poteri occulti. Questi sindaci, proprio per il loro silenzioso impegno – termina Giuseppe Raffa – non meritano di essere il bersaglio preferito di massmediologi, mafiologi, di rappresentanti di altre istituzioni e, soprattutto, da chi ritiene che il suo credo antimafia, per quanto giusto ed efficace possa essere, rappresenti l’unica via per bonificare i nostri territori dalla presenza della criminalità comune e organizzata”.