SIDERNO – «Vogliamo essere la cellula culturale che riporti il Sud al centro dell’interesse politico nazionale, perché il Pil può aumentare solo grazie al Mezzogiorno e nel Mezzogiorno».
E’ il compendio del pensiero esposto questo pomeriggio dal candidato al Senato per il Centro Democratico Pietro Fuda, nella sala convegni dell’hotel President. Introdotto dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino, Fuda ha compiuto un vero e proprio monologo durato un’ora e, seppur parlando dal pulpito, si è espresso, come suo costume, in maniera diretta e senza fronzoli davanti a un folto pubblico composto da simpatizzanti (e anche qualche militante) di diversi schieramenti politici. Già, perchè secondo Pietro Fuda «Le proposte che faccio non sono né di destra, né di sinistra; sono cose di buonsenso che vanno fatte». Bipartisan e pragmatico come sempre, insomma. Reduce da due incontri con le sedi catanzarese e reggina di Assindustria, Fuda invita tutti «a parlare la stessa lingua, indipendentemente dall’appartenenza partitica nell’interesse della Calabria» anche se non risparmia qualche stilettata ai partiti di centrodestra «alleati – ha detto – di quella Lega Nord che vuole la macroregione del Settentrione, mentre noi vogliamo spostare il baricentro dell’attenzione dell’UE da Francoforte al Mediterraneo, guardando all’Africa e al Sud Italia come sbocco naturale verso nuovi orizzonti». Tornando ad Assindustria, Fuda pensa che «Gli imprenditori vanno incontrati una volta eletti, non solo in campagna elettorale, per programmare insieme lo sviluppo economico della Calabria ed evitare tante storture del passato, perché, specie nella gestione delle risorse comunitarie, troppo spesso si assiste a una regia sbagliata del Governo centrale che dà le risorse a chi non le sfrutta ma intasca solo i soldi, invece di concertare la programmazione con gli imprenditori in trincea, altro che darci sempre dei disonesti e dei mafiosi». Tra le priorità programmatiche indicate «Sfruttare il rigassificatore di Gioia Tauro in maniera funzionale a una piastra del freddo che contenga il raccolto agroalimentare del Mediterraneo», «La riduzione del 50% dei costi energetici per le attività produttive» e la «Riconversione delle Officine Grandi Riparazioni di Saline». Il tutto all’interno di un sistema in cui «Il patto di stabilità interno non sia più ostacolo all’utilizzazione delle risorse, in cui l’area doganale di Gioia Tauro non sia soggetta a troppi controlli che ne ostacolano il pieno sfruttamento e bandi europei che non vengano definiti a tavolino, visto che il Governo centrale ha avuto, nel recente passato, quando Tremonti era ministro dell’Economia, l’interesse a revocare certi bandi europei, perchè avrebbe dovuto cofinanziarli per il 25%». In conclusione, nel ribadire che la sua candidatura «Nasce dal territorio e non è stata calata dall’alto, visto che ho rifiutato altre proposte che mi erano state fatte», si definisce «apripista per le giovani generazioni alle quali dobbiamo guardare con interesse e senso di responsabilità».
GIANLUCA ALBANESE