LOCRI – L’acquisizione di una nuova serie di intercettazioni di dialoghi in gran parte utilizzate nell’operazione “Falsa Politica”, che nel mese di maggio dell’anno scorso, ha portato in carcere alcuni ex amministratori del Comune di Siderno e politici di rango regionale come l’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino.
E’ stata la richiesta del Pubblico Ministero Antonio De Bernardo nell’udienza odierna del processo “Crimine”, che fa seguito alla maxioperazione di magistratura e forze dell’ordine che il 13 luglio del 2010 ha condotto alla cattura di numerosi presunti boss e gregari delle principali famiglie di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria. In particolare, il PM, che ha preannunciato che «La Procura si riserva di nominare un proprio consulente trascrittore», dopo la nomina del nuovo perito Francesca Morabito da parte del giudice Alfredo Sicuro, ha depositato un elenco che contiene, tra l’altro, una nuova serie di conversazioni captate nella lavanderia “Ape Green” del centro commerciale “I Portici” di Siderno gestita all’epoca da Giuseppe Commisso, detto “Il mastro”, una riunione al ristorante “Casa del Gourmet”, nella quale, secondo la pubblica accusa, si stabilivano le strategie elettorali per le amministrative di Siderno del 2011 e ulteriori intercettazioni che hanno avuto per oggetto alcuni tra i principali imputati del processo “Crimine”, come Antonio Futia, Riccardo Rumbo, Carmelo Muià, MIchele Correale e Antonio Figliomeni. Il giudice Sicuro ha preannunciato che «Il tribunale si riserva di decidere sulla loro acquisizione nella prossima udienza in programma il 4 marzo». Quindi, si è proceduto all’escussione di alcuni testimoni a discarico degli imputati Agostino Franca, Agostino Anna Maria, Mazzaferro Marzia e Mazzaferro Ernesto. In particolare, le domande dell’avvocato Antonio Nocera hanno riguardato un’azienda di autotrasporti in conto terzi denominata “C.M.A.”, per la quale l’accusa ritiene sussista la fattispecie dell’intestazione fittizia di beni che sarebbero stati nella disponibilità di Ernesto Mazzaferro. Il primo testimone è stato il commercialista Rocco Giuseppe Mazzaferro, ex vicesindaco di Gioiosa Jonica, che nella sua attività professionale ha conosciuto, seppur in periodi piuttosto lontani nel tempo (metà degli anni ’90) gli imputati appartenenti alle famiglie Mazzaferro e Agostino, compiendo un vero e proprio excursus della C.M.A. in base ai ricordi derivanti dalla propria attività professionale. «All’inizio – ha riferito Mazzaferro ai giudici, dopo aver chiarito che non ci sono rapporti di parentela con gli imputati – la C.M.A. era una Srl con soci Agostino Franca e Agostino Anna Maria. Avevano – ha proseguito il commercialista – alcune criticità con le banche e le società di leasing e dopo un paio d’anni Agostino Franca uscì dalla società», col subentro di Mazzaferro Marzia che a metà del decennio precedente trasformò la Srl in società uninominale della quale era amministratore unico. Stimolato dalle domande dell’avvocato Nocera, Rocco Giuseppe Mazzaferro ha ricordato che «Marzia Mazzaferro veniva con cadenza settimanale nel mio studio e parlava con i miei collaboratori, anche per la contabilità del personale della C.M.A. che in alcuni periodi della sua vita ha avuto fino a 25 dipendenti. Furono miei clienti – ha concluso – fino al 2009». A proposito di collaboratori dello studio di Rocco Giuseppe Mazzaferro, è stato escusso anche Giuseppe Pisciuneri, attualmente dipendente del Comune di Gioiosa Jonica e che, all’epoca dei fatti, lavorava nello studio commerciale dell’ex vicesindaco. «La C.M.A. – ha detto – faceva trasporti conto terzi con ditte del centronord; io curavo le assunzioni e le buste paga dei dipendenti, molti dei quali venivano assunti a tempo determinato in base alle commesse che riceveva la C.M.A. e ho sempre parlato solo con la titolare Marzia Mazzaferro, senza mai riscontrare criticità di sorta, se non, occasionalmente, nella liquidazione dei contributi». Insomma, la difesa intende dimostrare che la C.M.A. era un’azienda a tutti gli effetti riconducibile a Marzia Mazzaferro «che – come ha dichiarato il successivo testimone Santo Bagalà, titolare di una scuola guida di Gioia Tauro nella quale si tengono corsi di formazione professionale per iscriversi all’albo degli autotrasportatori – ha frequentato assiduamente i nostri corsi, ottenendo la qualifica di responsabile tecnico». Ultimo dei testimoni escussi è stato l’ex direttore della filiale sidernese dell’allora Banca Intesa Antonino Basile. «Marzia Mazzeferro – ha detto il dirigente bancario – era nostra cliente e curava le operazioni bancarie in prima persona. Ricordo – ha aggiunto Basile – che arrivavano sul conto della ditta bonifici dal centronord, che non facevano sconto di cambiali e non avevano il fido». Fin qui le testimonianze dell’udienza di oggi, durata poco più di un’ora. Mazzaferro, Pisciuneri, Bagalà e Basile sono stati gli unici testimoni escussi, nonostante la lista originaria ne prevedesse ben diciotto. Agli altri, l’avvocato Nocera ha inteso rinunciare, tranne che ai testimoni Mantella, Corsaro, Biagiotti e Messina che ha inteso chiamare in causa alla prossima udienza, aggiornata, come detto, a lunedì 4 marzo.
GIANLUCA ALBANESE