di Antonio Baldari
LOCRI – Com’è noto nella Locride il culto popolare verso la Vergine Maria affonda le radici nella notte dei tempi, come del resto, anche nei giorni scorsi, è stata data ampia dimostrazione con i festeggiamenti nei centri del comprensorio e che, peraltro, sono sottolineati in special modo dal fatto che la Beata Vergine Maria Immacolata è patrona della diocesi di Locri-Gerace; ad ogni buon conto, sempre per quanto concerne la devozione mariana si avrà un altro appuntamento fra poco meno di due settimane, ed esattamente giovedì 1 ottobre, promuovendo il tutto la parrocchia “Spirito Santo” con l’inizio del mese mariano al santuario della Madonna della Grotta di Bombile, in Ardore, meta di pellegrinaggi continui da parte dei fedeli della diocesi locrese. E non solo.
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Proprio in quel giorno alle 16.15 è previsto l’arrivo a Bombile, dopodiché seguirà l’Adorazione eucaristica e la preghiera del Santo Rosario meditato, alle 18 la celebrazione della santa messa; tre giorni dopo, ossia domenica 4 ottobre, celebrazione festiva della santa messa alle ore 11, e a seguire la supplica alla Madonna del Rosario: a tale proposito, va doverosamente ricordato quello che dieci anni e più orsono fu il triste accaduto del crollo di parte della roccia sovrastante la nicchia, e più precisamente il versante nord-occidentale della rupe del santuario all’interno della quale è custodita la sacra effigie della Madonna della Grotta per l’appunto, il mirabile artificio artistico di Antonello Gagini che non fu minimamente intaccato, molti riconducendolo ad un miracolo.
Le vicissitudini di quell’avvenimento e di quanto ne seguì negli anni a venire sono state esaustivamente riportate negli atti ufficiali del convegno, pubblicati a dieci anni da quell’amaro 30 maggio del 2004 nella rivista storico-artistico diocesana “Stauròs”, con il contributo speciale assicurato alla pubblicazione da parte di Caterina Eva Nobile per la parte concernente contenuti ed immagini nei canti dialettali alla Madonna della Grotta, di cui “E quant’è bella ‘sta divina Matri, mirati com’aspetta li divoti…” ne è un preclaro esempio.